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Notiziario Marketpress di Giovedì 03 Maggio 2012
 
   
  UNA RICERCA MOSTRA CHE LA PRESENZA DEGLI ORSI POLARI SI PUÒ FARE RISALIRE A PRIMA DI QUANTO SI PENSASSE

 
   
  Bruxelles, 3 maggio 2012 - Una nuova ricerca condotta da un team internazionale di ricercatori mostra che gli orsi polari si sono evoluti sin da 600.000 anni fa. In un articolo pubblicato sulla rivista Science, il team rivela che il più grande carnivoro artico è cinque volte più vecchio rispetto a quanto pensavano gli scienziati in precedenza. I risultati hanno implicazioni per le attività per la preservazione di questa specie artica a rischio. Lo studio, condotto da scienziati provenienti da Germania, Spagna, Svezia e Stati Uniti, si basa su di un´analisi di informazioni del genoma nucleare dell´orso polare e dell´orso bruno. Svelare la storia evolutiva degli orsi polari è notoriamente difficile poiché tendono a passare la maggior parte della loro vita e a morire sul ghiaccio marino. I resti degli orsi polari quindi affondano fino al fondo del mare dove vengono incorporati dai ghiacciai o rimangono non scoperti. I resti fossili degli orsi polari sono quindi rari. Studi precedenti hanno suggerito che un orso bruno che visse circa 150.000 anni fa fosse l´antenato dell´orso polare. Questa ricerca si è basata sul Dna dei mitocondri, organelli spesso descritti come le "centrali elettriche della cellula". Usando un metodo diverso, il team ha osservato attentamente le informazioni genetiche contenute nel nucleo della cellula. L´autore principale dello studio, Frank Hailer del Centro di ricerca tedesco sulla biodiversità e il clima (Bik-f) spiega: "Invece del metodo tradizionale che consiste nell´osservare il Dna mitocondriale, abbiamo studiato molti pezzi del Dna nucleare ognuno dei quali è ereditato in modo indipendente. Abbiamo caratterizzato tali pezzi, o marcatori genetici, in molteplici esemplari di orso polare e bruno. I dati ottenuti dal Dna nucleare indicano che gli orsi polari si sono in realtà evoluti a metà del Pleistocene, circa 600.000 anni fa. Questo dà molto più tempo agli antenati dell´orso polare per colonizzare e adattarsi alle dure condizioni dell´artico. Sulla base degli studi del Dna mitocondriale, gli orsi polari erano stati in precedenza considerati un esempio di adattamento sorprendentemente rapido, per un mammifero, ai climi freddi. L´adattamento specifico dell´orso polare, come la pelle nera, la pelliccia bianca e le zampe coperte di pelliccia, adesso sembra meno sorprendente. Hailer commenta: "Infatti, il genoma dell´orso polare contiene tante informazioni genetiche distinte, che hanno molto senso, considerate tutte le forme di adattamento uniche dell´orso polare. Studi precedenti del Dna mitocondriale avevano indicato gli orsi polari come specie molto più giovane. Questa apparente discrepanza con gli episodi passati di ibridizzazione tra orsi polari e bruni può essere spiegata con un processo recentemente osservato nell´artico canadese: dopo l´iniziale speciazione, gli orsi polari e gli orsi bruni sono venuti in contatto di nuovo, forse a causa delle fluttuazioni climatiche del passato. Il Dna mitocondriale trovato negli orsi polari oggi era probabilmente ereditato da un orso bruno femmina che si è ibridato con orsi polari a un certo punto verso la fine del Pleistocene. Sembra che la maggior parte del genoma nucleare rimase immutato nell´ibridizzazione, quindi gli orsi polari mantennero le loro caratteristiche distintive genetiche. "Ogni parte del genoma racconta la sua storia. Nel nostro studio abbiamo analizzato il Dna nucleare ereditato da entrambi i genitori. Esso fornisce un quadro più dettagliato e preciso della storia evolutiva di una specie rispetto al Dna mitocondriale che è ereditato solo dalla madre," commenta uno degli autori anziani dello studio, Axel Janke, anch´egli del Bik-f. "Dedurre la storia evolutiva di una specie sulla base del Dna mitocondriale da solo è come risolvere un puzzle con solo alcuni dei molti pezzi disponibili. È necessario studiare molti marcatori genetici (loci) per mettere insieme il quadro completo. Per maggiori informazioni, visitare: Istituto di ricerca e museo di storia naturale Senckenberg: http://www.Senckenberg.de/root/index.php?page_id=5210&action=press    
   
 

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