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Notiziario Marketpress di Giovedì 03 Maggio 2012
 
   
  I CITTADINI EUROPEI POSSONO CONTARE DI PIÙ

 
   
  Bruxelles, 3 maggio 2012 - Tra le accuse più frequenti che le pattuglie di euroscettici, disseminate nei vari Paesi dell´Unione, rivolgono alle istituzioni europee c´è quella di non contrastare a dovere e in qualche caso addirittura di assecondare il distacco, il disinteresse dei cittadini e delle opinioni pubbliche verso i centro decisionali dei "Ventisette". Insomma, si esaspera sovente – soprattutto in tempi di grave crisi economica come l´attuale, in cui si tende a scaricare sull´Europa colpe e responsabilità dei governi e dei Parlamenti nazionali – la "vexata quaestio" del deficit democratico di cui soffrirebbe sin dalla nascita un´Europa dominata dai tecnocrati e priva di quei necessari contrappesi e controlli di partecipazione da parte dei cittadini. Ebbene, quasi a smentita di certe visioni strumentalmente anti-europee, arriva ora l´attuazione del regolamento definitivo del diritto d´iniziativa dei cittadini europei, che consentirà una nuova e assai significativa forma di partecipazione diretta dei popoli alla politica e alle decisioni dell´Unione. Si tratta di un diritto previsto e introdotto dal Trattato di Lisbona che consente ad un milione di cittadini di almeno un quarto degli Stati membri dell´Ue di invitare la Commissione di Bruxelles a proporre atti giuridici in settori di sua competenza. I promotori di un´iniziativa - dopo aver costituito un comitato composto da almeno 7 cittadini non parlamentari dell´Unione residenti in almeno sette diversi Stati membri - hanno un anno di tempo per raccogliere le dichiarazioni di sostegno necessarie che devono essere sottoscritte da cittadini appartenenti – come si è detto – ad almeno un quarto dei ventisette Stati membri secondo una soglia fissa. Tale soglia è pari al numero dei parlamentari per ciascuna nazione moltiplicato per 750. L´accoglimento della proposta d´iniziativa deve essere esaminata dalla Commissione che, entro entro tre mesi dalla presentazione, deve pronunciarsi sulla sua ammissibilità. Poiché il regolamento è diventato operativo il 1° aprile scorso, i cittadini europei possono già avviare le procedure per godere di questo diritto che - se adoperato con cura e intelligenza – può diventare uno straordinario strumento d´impulso per la stessa Commissione e per gli altri organi istituzionali. Ma l´obiettivo può rivelarsi ancora più ambizioso in quanto la partecipazione popolare al processo legislativo è in grado di radicare quel senso di appartenenza ai comuni destini europei, sempre più necessario per fronteggiare e superare le crisi. Non a caso, d´altra parte, su questo versante c´è un impegno specifico da parte delle istituzioni, le quali si rendono conto che soltanto attraverso questa via è possibile coagulare consensi e chiedere – quando serve – sacrifici ai cittadini dell´Unione. Di qui,ad esempio, la decisione della Commissione di proclamare il 2013 Anno europeo dei cittadini in occasione del ventesimo anniversario dall´istituzione della cittadinanza europea fissata dal Trattato di Maastricht. Non solo sarà l´occasione per ricordare gli enormi risultati fin qui realizzati – grazie alla cittadinanza comune - che influiscono direttamente sulla vita di milioni di persone che possono circolare liberamente attraverso gli Stati dell´Unione. Ma "l´anno europeo della cittadinanza" offrirà soprattutto– almeno così si spera - lo spunto per una riflessione corale sulla nostra identità di cittadini europei. Perché - come ha giustamente sottolineato il vicepresidente della Commissione Viviane Reding – se è vero che oggi c´è un mercato unico in cui mezzo miliardo di cittadini possono stabilirsi liberamente e condurre liberamente le proprie attività c´è anche una metà di questi cittadini che non è adeguatamente informata dei propri diritti. Si tratta, quindi di rafforzare il senso di un destino e di un progetto comune perché soltanto così sarà meno difficile il percorso di una vera Unione politica. Paolo Cacace  
   
 

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