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Notiziario Marketpress di Lunedì 07 Maggio 2012
 
   
  LA PRIMA RICERCA ITALIANA SUL DOLORE IN OSPEDALE INTERNISTI: “HANNO DOLORE QUASI QUATTRO PAZIENTI SU DIECI” GRAZIE ALLA FORMAZIONE, IMPIEGO DI OPPIOIDI FORTI CRESCIUTO DEL 16% IN POCHI MESI

 
   
  Milano 4 maggio 2012 - Quasi quattro pazienti su dieci ricoverati in ospedale provano dolore. Le cause? Molteplici. Il cancro è solo una delle fonti di sofferenza fisica. I malati soffrono soprattutto di dolore alle ossa, alle articolazioni e ai muscoli. Ma anche il dolore addominale fa la sua parte. Il risultato emerge dalla prima ricerca sul dolore negli ospedali, svolta sul campo dai medici internisti della Fadoi (lo studio si è avvalso di un grant di ricerca non condizionato da parte di Mundipharma). Lo studio (Domino) “Dolore in medicina interna No” - che sarà presentato dal Coordinatore Giuseppe Civardi, Direttore Medicina Interna dell´Ospedale di Fiorenzuola d´Arda in occasione del Xvii Congresso Nazionale Fadoi organizzato dal 5 all’8 maggio 2012 al Pala Congressi della Riviera a Rimini - ha messo sotto la lente 5.200 cartelle cliniche di pazienti ricoverati nei reparti di medicina interna di 26 ospedali dislocati sull’intero territorio nazionale. L’indagine è stata effettuata nel periodo tra gennaio 2011 e marzo 2012. Obiettivi: fotografare lo stato dell’arte del dolore cronico, tracciando un identikit dei pazienti che necessitano di terapie ad hoc; capire in che misura fosse sentito e quanto fosse presente questo tema nei reparti di medicina interna; migliorare le performance e l’approccio terapeutico al dolore. Tre gli step attuati: analisi del decorso di 2.600 pazienti ricoverati; intervento formativo sulla gestione del dolore; analisi conclusiva dei dati di altri 2.600 pazienti per valutare i cambiamenti. “Il dolore – ha spiegato Carlo Nozzoli, Presidente della Fadoi – è entrato con più precisione nel mirino dei medici internisti. Con questo studio abbiamo dimostrato che quasi quattro pazienti su dieci fra tutti i ricoverati nei reparti di medicina interna ha una sintomatologia clinicamente rilevante, tale da richiedere un intervento di tipo medico. Si tratta di un’informazione fino ad ora mai definita in maniera così accurata e sistematica, e che conferma la rilevanza del problema. Non solo – ha aggiunto Nozzoli – abbiamo dimostrato che nei medici e negli infermieri il dolore sta diventando un parametro importante, assimilabile ai parametri vitali come la temperatura corporea, la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa, che vengono monitorati di routine durante la degenza”. I risultati della ricerca. Ma quali sono i numeri emersi dall’indagine Fadoi? Intanto osserviamo le cause del ricovero. Dei 5.200 pazienti assistiti nei reparti di Medicina interna, l’11.2% soffre di una sola patologia (582 ricoverati), il 20.4% è affetto da due patologie e il 24% da tre patologie (in totale 1.064 pazienti). E poco meno di due pazienti su cinque (il 19.5% per un totale di 1.256 persone) sono colpiti da ben quattro patologie. Invece 688 ricoverati (il 13.2%) hanno fino a cinque patologie diagnosticate. L’ipertensione arteriosa è la causa più frequente di ricovero (31.1%) seguita dal cancro (30.3%). Artropatie acute o croniche, connettivopatie e fratture colpiscono il 25.5% dei ricoverati nelle medicine interne. Il 25% delle diagnosi sono relative a infezioni acute, seguite dal diabete (22.4%) e dalle Bpco (18.7%). Scompenso cardiaco e cardiopatia ischemica rappresentano rispettivamente il 15.4 e il 14.5% delle patologie. Passando invece alla rilevazione del dolore si registra che nel 37.5% dei pazienti è stata rilevata in cartella clinica una sintomatologia dolorosa. E se il cancro provoca dolore nel 24% dei casi, la parte del leone la fa però il dolore alle ossa, alle articolazioni e ai muscoli (52.8%). Mentre due pazienti su dieci lamentano dolori all’addome (il 20.5%). L’8,6% dei pazienti soffre di dolori legati a disfunzioni del sistema nervoso centrale e periferico. Il 5% lamenta sofferenza cardiologica. Per quanto riguarda le terapie farmacologiche sul totale di tutti i trattamenti specifici per il dolore somministrati nei reparti di medicina, il 61.1% sono oppioidi forti e deboli anche in associazione con paracetamolo, mentre il 27.2 % sono Fans o paracetamolo in monoterapia. Aumenta del 16% l’utilizzo di oppiacei forti e migliorano le performance nel Sud Italia. Lo studio Fadoi non solo ha contribuito a scattare una fotografia del pianeta dolore, ma ha anche portato ad un deciso cambiamento nel comportamento assistenziale nei reparti di medicina interna che ospitano pazienti “complessi”, anziani e non. Infatti, a pochi mesi di distanza dalle “lezioni sul dolore”, condotte dalla squadra di medici “teacher” che hanno sensibilizzato colleghi e infermieri indicando la rotta da seguire per contrastarlo, gli scenari sono mutati e decisamente in meglio. “Grazie all’azione di sensibilizzazione che abbiamo condotto nei reparti – ha commentato Antonino Mazzone, Presidente di Fondazione Fadoi – è cresciuta in maniera evidente l’attitudine a misurare, e più volte nel corso del ricovero, l’intensità del dolore: dal 47,8% siamo passati al 77,4%. Inoltre una più dettagliata analisi dei risultati ha permesso di documentare come i miglioramenti più evidenti si siano manifestati nei centri localizzati nel Sud Italia, che presentavano una situazione iniziale di maggior sofferenza per quanto riguarda la gestione del problema. I risultati ottenuti confermerebbero che siamo in presenza di un reale e consolidato cambiamento nel comportamento assistenziale. Un’evoluzione – ha aggiunto Mazzone – che si riflette anche in una seppur lenta ma progressiva tendenza a un più diffuso utilizzo degli analgesici maggiori, in particolare dei farmaci oppioidi forti. Nel nostro studio, e in un periodo di pochi mesi, la percentuale di incremento di utilizzo di questi farmaci è risultata del 16%". Obiettivi raggiunti anche grazie alla collaborazione con Mundipharma Italia. “Da diversi anni siamo vicini a Società Scientifiche, Istituzioni e Associazioni pazienti – dichiara Marco Filippini, Direttore Generale di Mundipharma Italia - nel comune obiettivo di promuovere campagne di sensibilizzazione sul dolore dirette ai cittadini e interventi formativi volti a supportare l’operato dei clinici. È quindi con rinnovato entusiasmo che abbiamo deciso di essere al fianco di Fadoi in questo nuovo progetto. Oggi i medici hanno a disposizione gli strumenti normativi e terapeutici più opportuni per garantire a chi soffre la migliore assistenza. Il nostro auspicio è che, grazie a iniziative come lo studio Domino e all’impegno corale di tutti gli addetti ai lavori, la Legge 38 possa essere applicata sempre più concretamente nella pratica clinica quotidiana, per la costruzione di un futuro senza dolore”. Certo c’è ancora molto da fare, soprattutto per migliorare l’utilizzo dei farmaci per il dolore. E realizzare un ulteriore avanzamento nell’appropriatezza della terapia potrebbe essere il prossimo obiettivo della Fadoi sul tema del dolore. “Con i risultati dello studio Domino – ha concluso Giuseppe Civardi, coordinatore della ricerca – abbiamo compreso che molto probabilmente vi sono ancora importanti margini di miglioramento assistenziale nella gestione del dolore, ma anche che la formazione e la sensibilizzazione, quando condotte con tecniche adeguate che permettano anche di valutarne gli esiti, possono essere uno strumento molto efficace. Per la rilevanza del problema, e con la consapevolezza che è possibile fare qualcosa di concreto, l’impegno di Fadoi per ottimizzare la gestione del dolore nei nostri reparti continuerà dunque a essere molto forte”. Infatti, come sottolinea Marta Gentili, Presidente dell’Associazione pazienti vivere senza dolore: “Ancora troppi malati non hanno un corretto monitoraggio del dolore e un adeguato trattamento terapeutico. Un altro importante aspetto emerso da questa analisi, e che meriterebbe di essere maggiormente sviluppato, riguarda l’interdisciplinarità delle figure che dovrebbero ruotare intorno al paziente: maggior coinvolgimento dei terapisti del dolore nei reparti e maggior formazione per gli infermieri che, da quanto l’indagine evidenzia, sono le figure professionali deputate alla misurazione e al monitoraggio del dolore”.
Dolore oncologico 23.8%
Dolore oncologico e non oncologico 0.5%
Dolore non oncologico 75.7%
Apparato muscolo-scheletrico 54.9%
Dolore viscerale addominale 20.5%
Sistema nervoso centrale e periferico 8.6%
Dolore cardiologico 4.9%
Dolore misto 3.8%
Dolore viscerale pelvico 2.0%
Non classificato 8.0%
Scheda La terapia del dolore in Italia (Fonte Istat e Relazione al Parlamento del ministero della Salute) Nell’esperienza medica il dolore rappresenta una tra le manifestazioni più importanti delle malattie e, tra i sintomi, è sicuramente quello che incide di più sulla qualità della vita. Secondo stime Istat, la forma di dolore più invalidante – quella cronica – colpisce circa il 25-30% della popolazione. Un valore che potrebbe essere anche inferiore alla realtà, se si considera l’aumento del consumo di oppioidi: il ricorso a questo tipo di farmaci da parte dei medici e del personale per attenuare il dolore dei malati - come emerge dalla Relazione sullo stato di attuazione della legge 38/2010: “Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore” inviata al Parlamento dal ministero della Salute - ha infatti subito un aumento di circa il 30% solo negli ultimi due anni. Un incremento che la Relazione definisce “decisamente apprezzabile”, ma ancora lontano dalla somministrazione e dal consumo di oppioidi attuato negli altri Paesi che fanno parte dell’Ue e dal quale emerge con chiarezza la distanza tra noi e il resto d’Europa. Eppure capire come trattare i pazienti che soffrono, anche con una regolamentazione dal punto di vista legislativo, è un problema da non sottovalutare. Gestire in maniera errata o non gestire affatto il dolore dei pazienti – sia nella sua forma non permanente, che ancor peggio, quando è cronico – crea infatti non solo conseguenze fisiche e psicologiche sul singolo, ma anche sociali gravi: il calcolo delle giornate lavorative perse, ad esempio, comporta un’importante ricaduta economica che pesa sull’intera collettività. Consumo di farmaci. Gli oppioidi usati più di prima, ma meno che in Europa Ma quanto spende il nostro Paese e a quanto ammonta il consumo pro-capite dei farmaci utilizzati nella terapia del dolore? Dalla Relazione al Parlamento sullo stato di attuazione della Legge 38/2010 emerge che i dati delle prescrizioni dei medicinali per la terapia del dolore, oggetto di monitoraggio ministeriale o ottenuti dai professionisti della Rete di Cure Palliative, sono divisi tra quelli relativi a oppioidi forti, oppioidi deboli e altri farmaci utilizzati nella terapia del dolore. Per quanto attiene al primo gruppo, riguardante gli oppioidi forti, si registra nel confronto con altri Paesi europei un aumento rilevante nei consumi a fronte di un valore in euro pro-capite ancora particolarmente contenuto, pari a € 1,17. Sviluppando l’analisi calcolando i dati regionali dei consumi procapite si registrano i valori più elevati nelle regioni Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia e Liguria; al di sotto di un euro di consumo figurano le regioni Lazio (0,89), Campania (0,73), Basilicata (0,73) e Calabria (0,75). Si osserva inoltre un consumo maggiore nelle donne rispetto agli uomini per tutti i principi attivi esaminati. Simile è il consumo riguardante i farmaci indicati come oppioidi deboli: il valore medio italiano per il consumo pro-capite è pari a € 0,78, mentre a livello regionale si riscontra un aumento maggiore nelle Regioni del Nord del Paese, con la regione Toscana in testa con un valore pari a € 1,74, e dei valori significativamente più bassi nelle regioni del centro-sud. Anche per questa categoria di farmaci si osserva un consumo decisamente superiore nelle donne rispetto agli uomini. I consumi relativi all’ultima categoria di farmaci in esame, quella riguardante farmaci non oppioidi, continuano a confermare un dato storicamente consolidato per il quale questa categoria di farmaci rappresenta i medicinali maggiormente prescritti nel nostro paese per la lotta al dolore, con una differenza di consumi particolarmente consistente rispetto alle prime due categorie di farmaci. Il valore pro-capite risulta essere 11,7 volte maggiore rispetto al valore registrato per i farmaci oppiacei deboli e 7,8 volte maggiore ai farmaci oppiacei forti. Anche dalla distribuzione regionale si evince che è un comportamento prescrittivo omogeneo su tutto il territorio nazionale con i valori massimi osservati nel dato relativo alla regione Sardegna (€ 12,19) e alla regione Sicilia (€ 11,28).
 
   
 

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