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Notiziario Marketpress di Lunedì 05 Febbraio 2007
 
   
  DIRITTI UMANI: MORATORIA UNIVERSALE SULLA PENA DI MORTE, SUBITO

 
   
  Strasburgo, 5 febbraio 2007 - Nel sostenere l´iniziativa italiana, il Parlamento europeo sollecita una risoluzione Onu a favore di un´immediata e incondizionata moratoria universale sulle esecuzioni capitali. Reputando che l´abolizione della pena di morte contribuisca a rafforzare la dignità dell´uomo, chiede quindi agli Stati membri e alle istituzioni dell´Ue di fare il possibile per promuovere tale proposta all´Assemblea generale. Condanna poi l´esecuzione di Saddam Hussein e «lo sfruttamento mediatico della sua impiccagione». Con 591 voti favorevoli, 45 contrari e 31 astensioni, il Parlamento ha adottato una risoluzione comune (sostenuta da Ppe/de, Pse, Alde/adle, Verdi/ale e Gue/ngl) con la quale ribadisce la sua posizione contro la pena di morte «in tutti i casi e in tutte le circostanze» ed esprime nuovamente il proprio convincimento secondo il quale «l´abolizione della pena di morte contribuisce a rafforzare la dignità dell´uomo e al progressivo sviluppo dei diritti dell´uomo». Il Parlamento, pertanto, chiede che sia applicata «immediatamente e senza condizioni» una moratoria universale sulle esecuzioni, in vista di giungere all´abolizione della pena di morte in tutto il mondo. Sollecita quindi una risoluzione in questo senso dell´attuale Assemblea generale delle Nazioni Unite, che il Segretario generale delle Nazioni Unite dovrebbe poter controllare nella sua applicazione effettiva. In tale contesto, sostiene «fermamente» l´iniziativa della Camera dei deputati e del governo italiani, appoggiata dal Consiglio e dalla Commissione Ue nonché dal Consiglio d´Europa e invita la Presidenza Ue a adottare con urgenza un´opportuna azione per garantire che tale risoluzione sia presentata in tempi brevi all´attuale Assemblea generale Onu. Inoltre, i deputati sollecitano le istituzioni e gli Stati membri Ue a fare quanto possibile, politicamente e diplomaticamente, per garantire il successo di questa risoluzione in seno all´attuale Assemblea generale delle Nazioni Unite. Esortano poi vivamente tutti gli Stati membri Ue a ratificare senza indugio il secondo protocollo opzionale alla Convenzione internazionale sui diritti civili e politici, volto alla completa abolizione della pena di morte. Al riguardo, ricordano anche che l´abolizione della pena di morte «è un valore fondamentale dell´Unione europea e un requisito per i paesi che chiedono di aderire all´Ue». Il Parlamento, pur osservando che prosegue la tendenza verso l´abolizione della pena di morte a livello mondiale, si dice vivamente preoccupato del fatto che esistono tuttora, o sono state reintrodotte, legislazioni nazionali in decine di paesi del mondo che prevedono la pena capitale e comportano ogni anno l´esecuzione di migliaia di esseri umani. In proposito, i deputati condannano l´esecuzione di Saddam Hussein e «lo sfruttamento mediatico della sua impiccagione» e deplorano il metodo con cui è stata effettuata. Nel corso del dibattito tenutosi il 31 gennaio 2007, sono intervenuti i seguenti deputati italiani: Pasqualina Napoletano (Pse, It), Marco Pannella (Alde/adle, It), Luisa Morgantini (Gue/ngl, It), Alessandro Battilocchio (Ni, It) e Carlo Casini (Ppe/de, It). La trascrizione dei loro interventi è consultabile attivando il link indicato in appresso. Background - Il 1° marzo 1985 è entrato in vigore il Protocollo 6 alla Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo del Consiglio d´Europa e, dal 1997, nessuna sentenza capitale è stata eseguita nei Paesi membri dell’Organizzazione. Tutti i nuovi Stati che aderiscono all’Organizzazione s’impegnano ad introdurre una moratoria immediata sulle esecuzioni e a ratificare il Protocollo. Alcuni meccanismi sono stati istituiti per controllare il rispetto di questi impegni, aiutando al tempo stesso i governi e i parlamenti ad applicarli. La questione della pena capitale figura sempre tra i punti essenziali dei rapporti nazionali stabiliti dalla Commissione di controllo dell’Assemblea. Nel maggio 2002 i Ministri degli Affari Esteri e i Rappresentanti dei 36 Stati membri del Consiglio d’Europa (tra cui l´Italia), riuniti a Vilnius in occasione della 110ª sessione del Comitato dei Ministri dell’Organizzazione, hanno poi firmato il Protocollo n°13 che abolisce la pena di morte in ogni circostanza, anche per gli atti commessi in tempo di guerra o di pericolo imminente di guerra. Nessuna deroga né riserva sono ammesse alle disposizioni di questo Protocollo. Attualmente, l’Assemblea parlamentare spera di estendere la proibizione della pena capitale ai Paesi che dispongono dello statuto d’osservatori presso l’Organizzazione, in particolare Giappone e Stati Uniti. Intanto, nel 1998 l´Unione europea, come parte integrante della sua politica in materia di diritti umani, aveva deciso di rafforzare le sue attività internazionali contro la pena capitale. Aveva quindi stilato delle linee guida sull´approccio cui attenersi nell´ambito delle discussioni multilaterali e bilaterali. In seguito, la Carta dei Diritti fondamentali dell´Ue (adottata a Nizza nel dicembre 2000) ha sancito che «nessuno può essere condannato alla pena di morte, né giustiziato». La Carta, che è diventata la parte seconda del progetto di Trattato costituzionale, afferma poi che «nessuno può essere allontanato, espulso o estradato verso uno Stato in cui esiste un rischio serio di essere sottoposto alla pena di morte, alla tortura o ad altre pene o trattamenti inumani o degradanti». L´abolizione della pena di morte, d´altra parte, è un requisito cui devono attenersi i paesi candidati all´adesione all´Unione europea. Tutti i candidati devono infatti controfirmare i due pertinenti protocolli alla Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo del Consiglio d´Europa. Lo scorso 27 luglio 2006 la Camera dei deputati italiana aveva approvato all´unanimità una risoluzione che chiedeva al governo italiano di presentare alla prossima Assemblea generale delle Nazioni Unite, dopo aver consultato i partner dell´Ue, una proposta di risoluzione per una moratoria universale in materia di pena di morte, al fine di abolire completamente la pena capitale nel mondo. Lo scorso mese di dicembre, su iniziativa italiana, i Ministri degli esteri dell´Ue hanno ribadito che il Consiglio «si oppone fermamente alla pena di morte in tutti i casi». L´ue, è indicato nella loro dichiarazione, «continuerà a prodigarsi per incoraggiare i paesi che ancora conservano la pena capitale ad abolirla» e «solleverà nuovamente la questione in tutte le sedi pertinenti». E così è stato fatto in occasione dell´Assemblea generale dell´Onu dello stesso mese, in occasione della quale ha presentato una dichiarazione sulla pena di morte che è stata poi controfirmata da 85 paesi di tutti i continenti. Il 9 gennaio 2007 il governo italiano e il Consiglio d´Europa hanno deciso di collaborare per raccogliere il massimo sostegno possibile a favore dell´attuale iniziativa in questo senso promossa in seno all´Assemblea generale delle Nazioni Unite. Nella riunione del 22 gennaio 2007 il Consiglio Affari generali dell´Unione europea ha convenuto che a New York la Presidenza tedesca dell´Ue avrebbe verificato le possibilità e modalità per riaprire il dibattito e deliberare sulla proposta di moratoria universale in materia di pena capitale. Dal 10 ottobre 2003 - su iniziativa dell´Ong World Coalition against the death penalty - si celebra la giornata mondiale contro la pena di morte. Questa Ong, peraltro, si riunirà in congresso dal 1° al 3 febbraio 2007, a Parigi. La pena di morte nel mondo - Dai dati elaborati dalla Ong "Nessuno tocchi Caino" risulta che i paesi o i territori che hanno deciso di abolire la pena di morte - per legge o in pratica - sono oggi 142. Di questi, i paesi totalmente abolizionisti sono 90; gli abolizionisti per crimini ordinari sono 10. La Russia, in quanto membro del Consiglio d’Europa è impegnata ad abolirla e, nel frattempo, attua una moratoria delle esecuzioni. Quelli che hanno introdotto una moratoria delle esecuzioni sono 5, mentre i paesi abolizionisti di fatto, che non eseguono cioè sentenze capitali da oltre dieci anni, sono 37. I paesi che mantengono la pena di morte sono 54 (a fronte dei 60 del 2004 e dei 61 del 2003) ma solo 24 di questi paesi hanno effettuato esecuzioni nel 2005 (a fronte dei 26 del 2004 e dei 30 del 2003). Di conseguenza, è diminuito anche il numero delle esecuzioni nel mondo. Nel 2005 sono state almeno 5. 494 (a fronte delle almeno 5. 530 del 2004). Dei 54 paesi in cui vige la pena di morte, 43 sono paesi dittatoriali, autoritari o illiberali. In questi paesi, nel 2005, sono state compiute almeno 5. 420 esecuzioni, pari al 98,7% del totale mondiale. Un paese solo, la Cina, ne ha effettuate almeno 5. 000, circa il 91% del totale mondiale. L’iran ne ha effettuate almeno 113, l’Arabia Saudita almeno 90, la Corea del Nord almeno 75, il Pakistan 42, il Vietnam almeno 27, la Giordania 15, Mongolia, Uganda e Singapore 8, Kuwait e Yemen almeno 7, l’Uzbekistan 2. Per quanto riguarda l´Europa, l´unico paese che ha eseguito sentenze capitali (2) è stata la Bielorussia. Nel continente africano, vi sono state esecuzioni in Uganda (8), Libia (6), Sudan (4) e Somalia (1). Sono 11 i paesi democratici in cui vige la pena di morte. Cinque di essi, nel 2005 hanno proceduto a delle esecuzioni capitali: Stati Uniti (60), Mongolia (almeno 8), Taiwan (3), Indonesia (2) e Giappone (1). .  
   
 

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