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Notiziario Marketpress di Martedì 05 Giugno 2012
 
   
  REAZIONE A CATENA RISULTA FATALE PER I CORALLI

 
   
  Bruxelles, 5 giugno 2012 - Le barriere coralline, ecosistemi differenziati spesso descritti come le "foreste pluviali del mare", stanno sentendo gli effetti delle attività umane, e la prognosi non è buona. Un nuovo studio, condotto dall´Istituto Max Planck per la microbiologia marina in Germania, ha scoperto che industrializzazione, deforestazione e agricoltura intensiva nelle aree costiere stanno sconvolgendo le condizioni della vita al di sotto della superficie dell´acqua. Le scoperte mostrano che la riduzione dell´ossigeno e l´acidificazione dell´ambiente innescano una reazione a catena che porta alla morte del corallo. Le barriere coralline si trovano nelle regioni costiere tropicali poco profonde su entrambi i lati dell´equatore. I polipi del corallo costruiscono gli scheletri calcarei che creano le bellissimi barriere ricche di colori nel corso di centinaia o migliaia di anni. La fotosintesi dell´alga simbiotica all´interno dei polipi genera ossigeno e carboidrati a partire da biossido di carbonio e acqua. Ciò a sua volta permette ai polipi di crescere. Negli ultimi 30 anni gli scienziati hanno studiato il processo dello sbiancamento dei coralli. Essi hanno osservato che temperature più elevate inducono le alghe a produrre tossine. I polipi, da parte loro, reagiscono espellendo l´alga. Qual è il risultato? Le barriere coralline perdono colore, e alla fine appaiono come se fossero state immerse nella candeggina. I coralli possono sopravvivere solo per poche settimane se viene a mancare la simbiosi, che è uno stretto rapporto tra due o più organismi diversi di specie diverse che possono tratte beneficio reciproco. "La nostra idea era che una combinazione di aumentato deposito di sedimenti con elevato carico di materia organica e microrganismi presenti in natura sia in grado di causare la morte improvvisa del corallo," ha detto Miriam Weber dell´Istituto Max Planck per la microbiologia marina. "Per riuscire a comprendere i diversi parametri fisici, chimici e biologici, abbiamo condotto i nostri esperimenti presso l´Australian Institute of Marine Science (Aims) a Townsville [sulla costa nord-orientale dell´Australia, vicino alla sezione centrale della Grande barriera corallina] in condizioni controllate all´interno di grandi container (mesocosmi), che riproducono l´habitat naturale." I ricercatori hanno scoperto che nella prima fase, quando uno strato di due millimetri di sedimenti arricchiti con composti organici copre i coralli, la luce è bloccata e le alghe arrestano la fotosintesi. Nella seconda fase, i sedimenti organicamente arricchiti portano alla digestione del materiale organico mediante attività microbica, che a sua volta porta a zero la concentrazione di ossigeno al di sotto dello strato di sedimenti. Il pH diminuisce quando altri microbi iniziano a digerire composti del carbonio più grandi mediante fermentazione e idrolisi. Nella terza fase, il tessuto del corallo è danneggiato in modo irreversibile dalla carenza di ossigeno e dalle condizioni acide. I microbi assorbono il materiale morto, generando acido solfidrico, un composto altamente tossico. Qualsiasi corallo che non sia stato ancora spazzato via, lo sarà nelle 24 ore successive allo svolgimento di questo processo. "Inizialmente pensammo che l´acido solfidrico tossico fosse il primo killer, ma dopo intensi studi in laboratorio e modellazioni matematiche noi abbiamo potuto dimostrare che l´arricchimento organico è la causa prossimale, poiché porta carenza di ossigeno e acidificazione, facendo uscire i coralli dal loro equilibrio naturale," ha spiegato la dott.Ssa Weber. "L´acido solfidrico semplicemente accelera la diffusione del danno. Noi siamo rimasti stupefatti nel constatare che appena un 1% di materia organica nei sedimenti è sufficiente a innescare questo processo. Tenendo a mente la progressiva acidificazione degli oceani, l´effetto estremo della combinazione di carenza di ossigeno e acidificazione è molto importante. Se vogliamo arrestare questa distruzione, abbiamo bisogno del consenso politico per proteggere le barriere coralline." A questo studio hanno contribuito esperti provenienti da Australia e Italia. Per maggiori informazioni, visitare: Istituto Max Planck per la microbiologia marina: http://www.Mpi-bremen.de/en/  Australian Institute of Marine Science: http://www.Aims.gov.au/    
   
 

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