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Notiziario Marketpress di Martedì 06 Febbraio 2007
 
   
  CATANIA – PALERMO: L’ITALIA DELLA VERGOGNA! L’ASSOCIAZIONE POLIZIOTTI ITALIANI, DI FRONTE ALL’ENNESIMA MORTE INUTILE, CHIEDE L’IDENTIFICAZIONE DEI COLPEVOLI E UNA PENA ESEMPLARE

 
   
   Milano, 6 “Non ci sono giustificazioni, non si può morire per una partita di Calcio. La vita di un ispettore ma come di qualsiasi operatore delle forze di polizia non ha prezzo”. Così, Carmine Abagnale, Presidente dell’Associazione Poliziotti Italiani commenta la morte del collega Filippo Raciti, l’ispettore ucciso questa sera da una bomba carta durante gli scontri che hanno caratterizzato il derby Catania – Palermo. “Le uniche soluzioni che si possono adottare di fronte a questi atti sono: trovare i colpevoli e dar loro la giusta punizione e sospendere il campionato. Definitivamente. – continua Abagnale - un film di cui conosciamo già il finale. A breve ci saranno le rituali parole di cordoglio, ci vorranno far credere che gli autori delle aggressioni sono i componenti di una banda di teppistelli e andrà ancora vene se non sposteranno le responsabilità dei fatti sulle forze dell’ordine. Alla fine, la vita di un appartenente alle forze dell’ordine, e la tragedia vissuta dalla sua famiglia, varrà molto meno degli interessi economici che ruotano intorno a quella che è diventata una machina da business senza valori: il calcio. Non si riesce ancora a comprendere il perché le forze dell’ordine debbano essere al servizio di società private, a fine di lucro e alcune addirittura quotate in borsa che potrebbero benissimo garantirsi una sicurezza a pagamento e non a carico dei cittadini che già sono oberate di tasse. Da domani questa classe politica deve avere il coraggio di cambiare rotta. Prima di riprendere il normale svolgimento delle competizioni sportive, bisogna prendere seri provvedimenti che diano la possibilità alle forze dell’ordine di difendersi, attraverso l’ausilio di mezzi adeguati . La tutela di chi guadagna milioni non può essere assicurata da chi guadagna poche lire per sopravvivere”. . .  
   
 

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