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Notiziario Marketpress di Martedì 05 Giugno 2012
 
   
  CHIEDIAMOCI COSA PUO´ FARE LA SOCIETA´ PER I GIOVANI, PIUTTOSTO CHE PER GLI ANZIANI

 
   
  Trento, 5 giugno 2012 - Gli economisti (rappresentati da Alberto Bisin), i governanti (Cecilia Guerra, sottosegretario al ministero del lavoro e delle politiche sociali) e i sociologi (Chiara Saraceno e Antonio Schizzerotto), guidati da Agar Brugiavini, il 2 giugno si sono raccolti attorno al capezzale del rapporto tra generazioni per rispondere alla domanda "Ma che cosa devono fare i figli per i loro genitori?" Tutto parte dai risultati preliminari di un´indagine di laboratorio ancora in corso, condotta dagli studenti di economia di Ca´ Foscari di Venezia sul consumo responsabile ed equo di risorse rinnovabili da parte di una generazione, rispetto alle aspettative di analogo consumo da parte della generazione successiva. Dall´esperimento, che ha coinvolto 260 studenti, emerge chiaramente che da parte della cosiddetta prima generazione ci sia un comportamento di cosiddetta "equità miope", in quanto si lascia in eredità alla seconda generazione la possibilità di consumare una misura pari a quella che è stata consumata dalla prima generazione, senza quindi porsi il problema delle necessità che avranno le successive future generazioni e, in prospettiva, assottigliando progressivamente la "torta" delle risorse a nostra disposizione. Un secondo stimolo al dibattito è poi venuto da un´indagine campionaria effettuata sul sito del Festival dell´Economia, sempre in collaborazione con Ca´ Foscari, per approfondire il tema "Che cosa devono fare i figli per i loro genitori". Settecento sono state le interviste raccolte, da cui emerge che più del 50% degli intervistati si prende cura dei propri genitori o suoceri anziani, con un ruolo preponderante da parte delle donne. Alla domanda: "La donna deve prendersi cura dei genitori?", sia donne sia uomini in maggioranza hanno risposto affermativamente. Alla domanda "L´assistenza dei genitori nei confronti dei loro genitori, può essere di emulazione e di esempio per i figli?", la grande maggioranza ha risposto positivamente. Per quel che riguarda l´aiuto finanziario, le percentuali dei figli di qualsiasi età che sostengono il bilancio dei genitori è pari all´incirca al 25%. Anche in questo caso l´importanza dell´esempio in famiglia è fondamentale per indirizzare i comportamenti nei confronti dei genitori anziani bisognosi di aiuti economici. Per la sociologa Chiara Saraceno "la disponibilità alla responsabilità intergenerazionale, sia dentro la società sia dentro la famiglia, è un tema importante, ma anche complesso. I comportamenti intertemporali e intergenerazionali sono complicati dalla demografia, anche perché è la società stessa ad essere molto cambiata. Nell´arco di tre generazioni si è assistito ad esempio a un invecchiamento progressivo della popolazione: una volta una donna tra i 40-50 anni non aveva sopra di lei nessuno anziano, mentre oggi sono frequenti i casi di donne che in questa fascia d´età hanno addirittura tre-quattro anziani a cui accudire. E queste donne, in famiglia, non hanno mai avuto genitori dai quali mutuare l´esempio dell´accudimento. Oggi ci sono meno figlie e anche meno nuore, a causa dell´instabilità familiare che allontana ad esempio le nuore dai suoceri". L´italia è uno dei paesi in cui la solidarietà verso l´alto è più dettata dal bisogno: svedesi e tedeschi sono meno "generosi" coi genitori anziani, perché gli anziani hanno meno bisogno e meno necessità, mentre gli italiani e gli spagnoli hanno molto più bisogni da soddisfare e quindi la solidarietà integenerazionale è giocoforza un obbligo. "Avere cura dei propri genitori, poi, – ha sottolineato la Saraceno, – non è allungare ogni tanto un po´ di soldi a mamma e papà per ripagarli dell´ospitalità oppure far loro la spesa o un po´ di compagnia! È qualcosa di molto più complesso!" Il punto della discussione, quindi, è proprio questo: quanto lo Stato e quanto la famiglia dovrebbero farsi carico dell´accudimento dei bisogni in tutte le fasi della vita. A questo proposito Cecilia Guerra, sottosegretario al ministero del lavoro e delle politiche sociali, ha evidenziato che i rapporti intergenerazionali sono molto più diversificati rispetto a quel che emerge dalle ricerche compiute da Ca´ Foscari: c´è più mobilità geografica, mentre l´età media è notevolmente aumentata. "Tutto ciò cambia la prospettiva e rende più difficile comparare una generazione con la generazione successiva. A tutto ciò dobbiamo aggiungere anche la dimensione sociale del problema: in Italia abbiamo un welfare familistico negativo, che si appoggia moltissimo sulla famiglia senza essere poi sostenuta dallo stato. L´emergenza vera nel nostro paese è invece quella del lavoro di cura, sia nei confronti dell´alto, dei genitori, sia nei confronti del basso, dei propri figli: il primo è meno motivante rispetto al secondo, perché aver cura di un figlio è chiaramente sentito e vissuto come un obbligo più cogente, rispetto ad analoghe cure da prestarsi ai genitori. Questo aspetto della cura, però, non viene considerato dal welfare, che tende a mantenere attivo soprattutto il soggetto che lavora, prestando poca attenzione alla politica sociale nei confronti dei bambini, dei disabili... Fino a poco tempo fa ci si appoggiava sulle donne, mentre oggi questo non è più pensabile, visto che chiediamo loro di lavorare fino a 65 anni e oltre! Siamo un paese che sbaglia per quel che riguarda le politiche della non autosufficienza perché, non scegliendo di farsi carico delle componenti sociali della problematica, l´attuale normativa lascia tutto nelle mani dei sanitari, dei medici: spendiamo male, insomma, spendiamo molto e non diamo risposte ai problemi dei rapporti intergenerazionali!" Secondo il sociologo Antonio Schizzerotto "oggi il sistema normativo non dice che cosa i figli devono fare per i genitori, bensì quello che i genitori devono fare per i figli. Insomma, la dimensione della doverosità dei figli nei confronti dei genitori è andata perduta: ecco perché secondo me il titolo dell´incontro avrebbe dovuto essere che cosa possono fare i figli per i genitori! È questo il vero problema: noi abbiamo un welfare che di fatto tutela più gli anziani dei giovani; abbiamo strutturato forme di regolazione del mercato del lavoro e più in generale del sistema economico in modo tale che oggi i genitori si trovano in una situazione nettamente migliore rispetto ai figli, ad esempio per quel che riguarda la disponibilità finanziaria e patrimoniale; sono i figli ad aver bisogno del sostegno dei genitori, e non il contrario. Rimane da vedere quel che comunque i figli riescono a fare per i loro genitori: qui tocchiamo subito con mano il problema delle differenze di genere, per cui sono soprattutto le figlie a prendersi carico delle cure, soprattutto di quelle a lungo termine". Concludendo, per Schizzerotto "i figli sentono poco il dovere: sentono affetto, mettono in piedi comportamenti altruistici anche di elevato impegno nei confronti dei loro genitori, ma quello che possono fare è ben poca cosa rispetto alla necessità. Una società più equa e più equilibrata sarà il prodotto di un capovolgimento del nostro sistema di welfare e ciò avverrà quando cominceremo a chiederci che cosa può fare la società per i suoi giovani, piuttosto che per i suoi anziani!" Il dibattito è stato chiuso da Alberto Bisin, per il quale il problema dei rapporti generazionali è soprattutto di cultura e di politiche sociali. "La questione fondamentale è che stiamo vivendo in un mondo in rapido cambiamento: ci sono molti più anziani e molto meno giovani, gli anziani vivono più a lungo e spesso perdono l´autosufficienza e questo pone problemi di vincoli di bilancio. Oggi si spende molto per la sanità e poco, pochissimo per le politiche sociali e in questo concordo con quel che diceva il sottosegretario Guerra. Ancor più centrale è però la necessità di far interagire cultura e politiche sociali: la cultura tende a muoversi in modo molto lento, ma comunque viene continuamente influenzata dai cambiamenti delle politiche sociali. Viceversa, le politiche sociali che abbiamo sono il risultato di una ben precisa cultura. Ecco perché io trovo importante approfondire le interrelazioni tra welfare e cultura".  
   
 

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