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Notiziario Marketpress di Martedì 05 Giugno 2012
 
   
  ANALIZZARE I CONSUMI PER CAPIRE LE DISUGUAGLIANZE

 
   
  Trento, 5 giugno 2012 - Secondo alcuni economisti ad una variazione della disuguaglianza nel reddito non corrisponde necessariamente un uguale scarto a livello di reddito. E’ partito da questo assioma Orazio Attanasio, ma per confutarlo, al Focus del Festival dell´Economia su salari e consumi. L’incontro dell’ 1 giugno è stato introdotto da Stefano Lepri – giornalista de La Stampa – che ha specificato come lo studio delle disuguaglianze sia sempre più all’attenzione degli economisti perché ci si è resi conto che se queste aumentano oltre una certa misura è tutto il sistema a diventare inefficiente. Attanasio - professore di Economia presso il Dipartimento di Economia dell’University College London dal 1995 - è partito da alcuni punti fermi: “Primo: il consumo è più direttamente correlato al benessere, ma esso è più difficile da misurare soprattutto nei Paesi sviluppati perché qui i consumi sono talmente alti che non è facile inquadrarli. Secondo: molti studi ci dicono che negli ultimi trent’anni negli Stati Uniti la differenza di reddito è molto aumentata”. E qui Attanasio ha citato molti dati che chiariscono come se nel 1980 una famiglia ricca guadagnava 6 volte di più di una povera, nel 2010 si è passati a 9 volte. Un 50 per cento in più! “E se in passato alcuni metodologie di studio dicevano che i consumi si erano diversificati molto meno (addirittura chi diceva solo dal 4,2 al 4,3 per cento), altre indagini – più recenti – danno invece proprio il differenziale di cui parlavano prima: si è passati da un + 6 volte ad un + nove volte. Non è vero quindi – come sostenevano certi politici americani, per lo più repubblicani- che in fondo i consumi e quindi il benessere non era tanto cambiato negli ultimi decenni”. Molto dipende dal metodo di indagine: “Premesso che misurare i consumi è più difficile che non i redditi, possiamo dire che le due metodologie in voga - che sono quelle da una parte dell’intervista trimestrale e dall’altra dei diari che vengono tenuti scrupolosamente dalle famiglie sotto indagine – se analizzate congiuntamente danno quei dati che molto probabilmente sono quelli reali”. E in Italia? “Qui da noi abbiamo studi meno approfonditi. Il più serio è stato fatto dalla Banca d’Italia e ci dice che le differenze di reddito sono meno marcate che negli Usa ma che seguono invece delle peculiarità di disuguaglianza tipiche italiane come la differenza tra giovani e anziani o tra dipendenti pubblici e privati” ha concluso Attanasio.  
   
 

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