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Notiziario Marketpress di Martedì 05 Giugno 2012
 
   
  LE DONNE, "CATEGORIA" SENZA DIRITTI DI CITTADINANZA TRA FAMILISMO E MANCATA LAICITÀ DELLO STATO

 
   
  Trento, 5 giugno 2012 - "Se un giovane di 28 anni in Inghilterra vive ancora in famiglia, ci si chiede cosa c’è che non va in quest’uomo, se accade in Italia ci si chiede cosa c’è che non va in questa famiglia." Differenze tra due diversi modelli di bamboccioni, uno anglosassone e l’altro mediterraneo? No, è il paradigma del familismo italiano secondo Chiara Saraceno, di uno Stato che ha rinunciato alla sua laicità e che scarica interamente sulla famiglia il peso del welfare e della redistribuzione sociale, restando tra chi in Europa, assieme a Grecia e Malta, spende meno in assoluto per la famiglia, anche tradizionalmente intesa. La sociologa della famiglia autrice di "Cittadini a metà" (Rizzoli) ha discusso l’ 1 giugno al Festival delll´Economia di diritti di cittadinanza negati, di welfare, di famiglia, di giovani e naturalmente di donne con Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, e con le giornaliste Chiara Valentini (l´Espresso) e Tonia Mastrobuoni (La Stampa). Chi sono oggi in Italia i "cittadini a metà", coloro ai quali sono riconosciuti minori diritti di cittadinanza? Chi ha la sfortuna di nascere al Sud, gli immigrati (che nemmeno votano), gli omosessuali, le coppie di fatto, i giovani, e appunto le donne, che sono il 52 % della popolazione e che fanno categoria sociologica a parte, come se le donne non potessero essere anche meridionali, giovani, migranti, omosessuali e non sposate. A negare loro diritti civili fondamentali (al lavoro, al voto, al reddito, alla sicurezza sociale, ma anche all´integrità fisica) è "la mancata laicità dello Stato" e l´imperante familismo di cui è connotata la cultura politica e sociale italiana. "Alla famiglia - afferma Chiara Saraceno - vengono affidati i meccanismi di redistribuzione e di protezione sociale degli individui, rafforzando con ciò le disuguaglianze e la mancata autonomia degli individui. Il problema non è però dato dal peso e dall´ingerenza della Chiesa, che fa quel che fa perchè, in Italia, se lo può permettere, ma è lo Stato, un paese nel quale un presidente del Consiglio appena nominato (Berlusconi) si reca in visita in Vaticano e, senza che vi sia alcuna sollevazione parlamentare, nemmeno da parte della sinistra, e dell´opinione pubblica, si impegna a non promuovere leggi che possano dispiacere al papa". Ma, tornando ai diritti negati, è sul welfare che si gioca il loro riconoscimento, immaginando che la funzione del welfare sia una funzione di cittadinanza piena: "Per quanto riguarda le donne - dice Susanna Camusso - è persino esagerato dire che siano considerate cittadine a metà. Una condizione che si gioca all´interno del rapporto, ambiguo, che c´è tra il pensiero ideologico della famiglia e ciò che lo Stato non offre sul piano del welfare. I singoli individui, non la famiglia, devono essere gli attori del patto sociale". Familismo, mancata laicità dello Stato, cultura maschilista spiegano così, per Chiara Valentini, perchè mai in Italia "il tema della donna sia quello peggio trattato". "Con il governo Berlusconi si è fatto di tutto per far tornare le donne a casa a gestire il welfare che lo Stato non voleva più assicurare perchè considerato un costo e quindi tagliabile, con il governo Monti e la ministra Fornero si è promesso di affrontare il problema ma invece lo si è complicato".  
   
 

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