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Notiziario Marketpress di Venerdě 15 Giugno 2012
 
   
  VERONA (PALAZZO DELLA GRAN GUARDIA): MIRÓ! POESIA E LUCE - DAL 22 GIUGNO AL 9 SETTEMBRE 2012

 
   
  Accolta dal pubblico con grande successo nella sede del Chiostro del Bramante a Roma, la mostra Miró! Poesia e luce č attesa a Verona, dove sarŕ aperta al pubblico dal 22 giugno al 9 settembre 2012 nelle sale del Palazzo della Gran Guardia. La mostra, promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Verona - Galleria d’Arte Moderna Achille Forti, č prodotta e organizzata da Arthemisia Group e 24 Ore Cultura - Gruppo 24 Ore, in collaborazione con Fundació Pilar i Joan Miró. Si tratta di una rassegna esaustiva dedicata all’ultima produzione di Joan Miró (Barcellona 1893 - Maiorca 1983), l´artista catalano che lasciň un segno inconfondibile nell’ambito delle avanguardie europee. In esposizione oltre 80 lavori, tra cui 50 olii di sorprendente bellezza e di grande formato, ma anche terrecotte, bronzi e acquerelli. Si potranno ammirare, tra i capolavori, dipinti a olio come Donna nella via (1973) e Senza titolo (1978); sculture in bronzo come Donna (1967); schizzi tra cui quello per la decorazione murale per la Harkness Commons-harvard University, tutti provenienti da Palma di Maiorca, dove la Fundació Pilar i Joan Miró detiene molte opere dell’artista, concesse in via del tutto straordinaria per l’anteprima italiana. La curatrice della rassegna María Luisa Lax, tra i maggiori esperti dell’opera di Miró a livello internazionale, ha voluto illustrare l’ultima fase della produzione della lunga vita dell’artista, quando egli finalmente concretizzň a Maiorca nel 1956 un suo grande sogno: un ampio spazio dove lavorare protetto dal silenzio e dalla pace che solo la natura poteva offrirgli. In occasione della mostra lo studio tanto desiderato da Miró sarŕ scenograficamente ricostruito all’interno degli spazi espositivi. L’esposizione č suddivisa cronologicamente e tematicamente e si potrŕ ammirare la produzione di Joan Miró degli ultimi trent’anni della sua vita a Maiorca. La storia del maestro č indissolubilmente legata a questo luogo che, come si esplica dalle sue stesse parole, rappresentava per lui poesia e luce. Sin dal principio della sua attivitŕ Miró riteneva che l’obiettivo dell’artista dovesse concernere progetti di grande portata, come i murali e altri lavori d’arte pubblica che offrono anche l’opportunitŕ di collaborare con architetti e artigiani, lasciando alla pittura da cavalletto una posizione secondaria. I progetti d’arte pubblica di Miró, caratterizzati da una sintesi tra architettura e arti plastiche, derivata anche dalla sua profonda ammirazione per Antoni Gaudí, sono esemplificati in mostra da opere come Schizzo per la pittura murale del Terrace Plaza Hotel de Cincinnati (1947) e Schizzo per la pittura murale di Harkness Commons, Graduate Center, Universitŕ di Harvard (1949-1951), e dai disegni del Progetto per un murale per la sede delle Nazioni Unite a New York (1952-1953). Dal 1956 Miró vive a Palma e comincia un intenso periodo di lavoro caratterizzato da una profonda riflessione e da una sincera autocritica rispetto alla precedente produzione, che lo portano a rinnovare la propria pittura: in mostra il primo dipinto di Miró, un olio del 1908 che, sviluppando il nuovo processo di “purificazione”, diviene il recto dell’opera Senza titolo del 1960. Sempre appartenente a questo periodo č l’opera Senza titolo, un prezioso olio e acrilico su tela con un personaggio, una specie di pupazzo, in cui si inizia a percepire l´allontanamento dell´artista dallo stile figurativo. Negli anni Sessanta e Settanta, immagini e titoli dei lavori rimandano ai suoi temi prediletti come donne, paesaggi e uccelli. Ma l’iconografia si fa astratta e le forme si amplificano. La convivenza di stili e modi di esecuzione diversi da vita a opere statiche come Mosaico (1966) e a opere come Poesia (1966). Č questo anche il momento in cui, messo da parte il cavalletto, Miró dipinge a terra, cammina sulle proprie tele, vi si stende sopra producendo spruzzi e gocciolamenti come in Senza titolo, pure del 1966, dove si combinano olio, acrilico e carboncino nero con segni di colore rosso e blu. Degli anni ’70 sono i paesaggi monocromi, come Senza titolo del 1973, e altri dipinti sostanzialmente monocromatici come le tele di grande formato e un’altra serie di cinque olii piů tardi, del 1978, sfumati, visionari, minimalisti, evanescenti e movimentati, raccolti in un’unica sala, che evocano la predilezione di Miró per il nero degli espressionisti astratti americani e la calligrafia orientale. Gli ultimi anni dell’artista - quando dipingeva con le dita stendendo il colore con i pugni e si cimentava nella pittura materica, spalmando gli impasti su compensato, cartone e materiali di riciclo - sono illustrati da opere quali Personaggio, uccello del 1976, un olio su carta vetrata, legno e chiodi. In questa fase ricorrono nella sua produzione i fondi blu, eterei e modulati, di cui sono presenti in mostra alcuni esempi, come l’intenso Senza titolo del 1978. Infine sono esposte alcune sculture, frutto delle sperimentazioni che Miró fece nell’arco della sua vita con diversi materiali e tecniche, come collage, “dipinti-oggetto” e altre opere ispirate da ciň che l’artista collezionava e che altrimenti - come egli stesso scrisse - “sarebbero cose morte, da museo”. In mostra si espongono bronzi quali Donna (1966) e L’equilibrista (1969), assemblaggi quale Personaggi (post 1973) che riunisce pittura e scultura e discende direttamente dai “dipinti-oggetto” degli anni Trenta, e terrecotte come la maschera (Senza titolo, 1981) e la testa di ceramica (Senza titolo, 1981) che fanno parte di un insieme di pezzi che Miró realizzň in collaborazione con Hans Spinner, a Saint-paul-de-vence. Si č giŕ detto dell’importanza del luogo di lavoro per Miró; per questo motivo sono stati ricostruiti nella mostra gli interni dello Studio Sert nel quale l’artista catalano creň i suoi capolavori. Vengono presentati anche tutti gli oggetti, i pennelli e gli strumenti che Miró usava nella sua attivitŕ artistica e che si sono conservati grazie all’attivitŕ della Fundació Pilar i Joan Miró. “L’incontro di fantasia e di controllo, di oculatezza e di generositŕ, che forse si puň considerare una caratteristica della mentalitŕ catalana, puň spiegare, in parte almeno, la base fondamentale dell’arte e della personalitŕ di Joan Miró”. Cosě ha scritto Gillo Dorfles in un suo saggio sull’artista catalano. Č per questo che pare oltremodo opportuna la cornice del Palazzo della Gran Guardia quale contrappunto allo spirito multiforme di Miró e al suo linguaggio fatto di macchie, grafismi, schizzi, impronte, abrasioni, suture e chiodi  
   
 

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