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Notiziario Marketpress di Mercoledì 20 Giugno 2012
 
   
  LUCI PUNTATE SUL RESTRINGIMENTO DELLE BARRIERE DI OSTRICHE

 
   
  Un team anglo-americano di ricercatori coordinati dall´Università di Cambridge negli Stati Uniti ha condotto una valutazione quantitativa di una barriera di ostriche, il primo studio in assoluto di questo tipo. In collaborazione con Nature Conservancy e altri istituti di ricerca e agenzie di gestione, il gruppo di Cambridge ha determinato la reale biomassa, di peso vivente, delle barriere di ostriche in vari estuari degli Stati Uniti. Il loro lavoro, presentato sulla rivista Proceedings of the Royal Society B, aiuterà a intensificare le attività per il recupero delle coste. L´habitat delle ostriche ha subito un colpo nel corso degli anni, su scala sia spaziale che temporale. I ricercatori hanno osservato che la biomassa totale si è ridotta di oltre l´88% nel secolo scorso, mentre la zona della barriera di ostriche è diminuita del 64%. Una semplice zona fisica non è un indicatore affidabile dello stato dell´habitat. Commentando i risultati, l´autore principale, la dott.Ssa Philine zu Ermgassen dell´Università di Cambridge ha detto che i dati ci forniscono il quadro storico necessario delle condizioni in specifiche baie ed estuari, che a sua volta porterà ad attività di recupero più solide. "Le ostriche erano una risorsa preziosa, anche un secolo fa, quindi gli stati hanno mappato grandi superfici e hanno costruito una storia molto dettagliata di un habitat di fondamentale importanza," ha detto la dott.Ssa zu Ermgassen. "Anche se non sono molto familiari per noi qui in Europa, le ostriche erano una volta così numerose, sia qui che negli Stati Uniti, che formavano grandi strutture fisiche, barriere di ostriche, che emergevano dal fondo marino. "Usando la meticolosa documentazione compilata 100 anni fa, siamo riusciti a quantificare in modo preciso i cambiamenti delle barriere di ostriche nel tempo. Gli aneddoti sono stati trasformati in fatti certi. Certo ci sono state enormi perdite nella zona, ma questa non è che una parte della storia. Abbiamo anche notato cambiamenti di densità e struttura delle ostriche rimanenti, come quello che rimane in un habitat molto impoverito. I manager e gli scienziati devono prestare maggiore attenzione alla densità quando fissano obiettivi di recupero o conservazione." Il dott. Mark Spalding del Programma marino globale presso Nature Conservancy, uno degli autori dello studio, ha detto che lo studio costituirà un sostegno e una fonte di ispirazione per il recupero. Precisiamo che gli Stati Uniti sono all´avanguardia in tutto il mondo per l´impatto positivo che stanno cercando di ottenere su questi habitat. Vari estuari per il recupero degli habitat delle ostriche sono già in fase di ripristino. "È un invito all´azione e queste scoperte forniranno ai finanziatori e ai manager una base di partenza potente, una visione chiara di come erano le cose e un´opportunità per stabilire obiettivi significativi," ha detto il dott. Spalding. "Queste scoperte hanno implicazioni che vanno comunque oltre le barriere di ostriche. Quasi tutte le nostre preoccupazioni sulla perdita di zone naturali, dalle foreste e le paludi ai prati di erba marina e i letti di alghe, si basano su una stima dei cambiamenti che si verificano nella zona. Questo studio mostra che le perdite potrebbero essere ancora peggiori di quanto pensassimo, poiché la qualità delle zone di habitat restanti potrebbe essere talmente impoverita da non essere più in grado di svolgere la funzione che ci aspettiamo da una data zona." Per ulteriori informazioni, visitare: University of Cambridge: http://www.Cam.ac.uk/ Royal Society B: Biological Sciences: http://rspb.Royalsocietypublishing.org/    
   
 

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