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Notiziario Marketpress di Martedì 19 Giugno 2012
 
   
  CALABRIA, LE PROPOSTE PER LA CRESCITA DELLA REGIONE

 
   
  Lamezia Terme, 19 giugno 2012 - Si è svolto il 15 giugno a Lamezia Terme il Forum annuale dell’Economia Calabria promosso da Unioncamere Calabria. Lucio Dattola, Presidente di Unioncamere Calabria ed i Presidenti degli enti camerali calabresi, Paolo Abramo (Catanzaro) e Vincenzo Pepparelli (Crotone) alla presenza di Pino Galati, Presidente Fondazione Calabresi nel mondo e degli Assessori regionali Antonio Stefano Caridi, Assessore Attività Produttive e Michele Trematerra, Assessore Agricoltura e Forestazione hanno presentato il rapporto sull’economia del territorio calabrese. Ha coordinato i lavori Antonio Palmieri, Segretario Generale di Unioncamere Calabria. «Occorrono interventi cantierabili nell´immediato, capaci di rilanciare i consumi e attrarre nuovi investimenti. Bisogna puntare sulla banda larga per ridurre il nostro gap digitale e allinearci al resto del Paese. Proprio a tale riguardo e per questo fine il sistema camerale calabrese sta conducendo sul territorio ricerche e studi di fattibilità. L´offerta formativa deve adattarsi ai mutamenti del mercato: imprese, università e ricerca devono dialogare sempre più e sempre meglio. Solo così potremo generare realmente innovazione e superare la crisi, ha sottolineato il Presidente Dattola. Bisogna, inoltre, sostenere le imprese per competere sui mercati internazionali e creare le condizioni interne ed esterne funzionali al rafforzamento della posizione internazionale della Calabria nel Mediterraneo. È necessario certamente valorizzare l´industria culturale e l’offerta turistica, aiutare il settore agroalimentare e artigiano a superare il limite dimensionale e valorizzare l’identità culturale e distintiva dei prodotti a garanzia di origine e qualità. Il tutto deve necessariamente prevedere politiche di sostegno per le imprese che soffrono di carenze strutturali, manageriali e di facilitazione all’accesso al credito». «Questa regione deve investire nella creazione di un brand comune: il brand Calabria – ha dichiarato Michele Trematerra – per dare una spinta propulsiva al comparto agricolo regionale che denota una importante componente non solo economica ma anche socioculturale. Pertanto, due sono i fattori su cui puntare: riconoscere nell’agricoltura un settore trainante per lo sviluppo economico regionale e destinare i fondi comunitari a progetti mirati». «Stiamo vivendo una stagione di politica regionale che condivide l’idea di una strategia sinergica – ha commentato Antonio Caridi – di fatto, in due anni di lavoro abbiamo formulato il piano triennale delle attività produttive che tiene conto del nostro tessuto economico costituito da micro, piccole e medie imprese. Le politiche regionali mirano a rafforzare le imprese esistenti ed a promuovere quelle giovanili attraverso bandi ad hoc tesi a favorire l’innovazione tecnologica , le reti ed i cluster di imprese, l’accesso al credito e la formazione delle risorse umane». «Il sistema camerale, in Calabria, ha una capacità propositiva – ha concluso Pino Galati – le politiche di lunga gittata sono indispensabili per ridare nuovo slancio all’economia regionale. Perché la crisi è indubbiamente un fattore depressivo ma anche una grande opportunità. Occorre guardare oltre i confini della Calabria. Se nella sola regione la popolazione è di 2 milioni di abitanti, nel mondo i calabresi sono più di 6 milioni. Sono eccellenze e spesso occupano posizioni decisionali di rilievo nei sistemi socio economici mondiali. Sono antenne che possono portare profitto alla nostra economia perché potenziali clienti e fornitori». Di seguito la sintesi del Rapporto: -1,8% il Pil calabrese - Il prodotto lordo della Calabria nel 2012 registra del -1,8% che, seppur negativo, costituisce il secondo miglior risultato di tutto il Mezzogiorno, insieme a quello della Campania, e abbastanza prossimo a quello di realtà più sviluppate come Toscana e Marche. I consumi diminuiscono (-2,1% nel 2011 e previsione del -1% nel 2012 e 2013) con ripercussioni sulle vendite del manifatturiero, strettamente legato al consumo interno, della ristorazione e del commercio. Cala anche il reddito delle famiglie: 1 su 5 non riesce ad arrivare a fine mese. Catanzaro è la provincia con il più alto reddito procapite che si attesta sui 16.000/17.000 euro rispetto al reddito medio regionale di 12.500 euro. Diminuiscono le imprese e aumentano le procedure concorsuali - Le imprese iscritte sono diminuite, raggiungendo il valore minimo dal 2006 a oggi, mentre sono aumentate le aziende che hanno cessato l´attività. Tra gennaio e marzo 2012, infatti, sono 3.400 le nuove imprese iscritte, mentre sono 4.277 quelle che hanno chiuso, di cui 1.312 imprese commerciali. Tutte le cinque province registrano un deficit nel saldo iscrizioni-cessazioni , anche se di minima entità: Cosenza ha una variazione di -0,8% contro lo 0,7% dello scorso anno, Reggio Calabria passa dal -0,1 al -0,2%, Vibo Valentia si mantiene pressoché invariata, mentre Crotone registra una diminuzione del suo deficit che passa dal -1,1% al - 0,3%. La Calabria, inoltre, è la prima regione in Italia per imprese entrate in procedura concorsuale (3,7 per mille). Cresce il settore dell’energia. In crisi artigianato e agroalimentare - In forte crescita il settore della fornitura di energia elettrica (+13,0%), spinta molto probabilmente dagli incentivi al settore e il +0,9% delle attività di intrattenimento. Il settore dell’artigianato, che rappresenta un quinto dell’imprenditoria calabrese e il 12,3% del valore aggiunto prodotto, ha registrato il numero di imprese più basso dal 2004: 36.251 nel 2011 contro le 37.945 del 2004. Sono state 1.232 le cessazioni di attività nel primo trimestre del 2012. Il settore agroalimentare, che da sempre ha un ruolo chiave nell´economia calabrese, fa fatica ad operare nel nuovo scenario internazionale. L´agricoltura, che dà lavoro a circa 64.000 persone (11% del totale degli occupati), dal 2007 ha perso un punto di incidenza sul valore aggiunto, ma continua ad avere un certo peso sulle esportazioni (13,5%). Aumentano le società di capitale, le cooperative e le imprese sociali: nuovi punti di forza per un nuovo sviluppo - La ditta individuale e è sempre la forma giuridica più utilizzata dagli imprenditori calabresi (77,2% del totale contro una media nazionale del 62,5%). Le società di capitali registrano un tasso di crescita del 4,4%, quasi sette volte superiore a quello complessivo regionale. Le cooperative aumentano in tutte le cinque province registrando, a livello regionale, un +0,8%. In questo settore, rappresentato da 5.700 imprese, le cooperative sociali sono il 10,9%, un valore superiore a quello nazionale (7,9%) e che si colloca al terzo posto tra quelli registrati per le altre regioni italiane. Crescono anche le imprese sociali che sono oltre 1.100 e hanno più di 5.200 impiegati. Sono un punto di forza dell’economia sociale del mercato su cui impostare una nuova idea di sviluppo. Reggio Calabria con 300 cooperative sociali si posiziona al primo posto in Calabria ed al quinto in Italia. Nel 2011 45.469 imprese femminili: +1% - La Calabria ha chiuso il 2011 con una crescita delle imprese femminili dell’1,0%, oltre tre decimi di punto in più rispetto al dato di crescita dell’imprenditoria in generale. Le imprese rosa sono il 25% del tessuto imprenditoriale regionale, valore superiore alla media nazionale (23,5%) e che colloca la Calabria ai primi posti per tasso di femminilizzazione del sistema produttivo locale. A livello provinciale il tasso oscilla tra il 26,2 di Reggio Calabria e il 23,9% di Vibo Valentia. Il fenomeno più interessante è la crescita delle società di capitale (+292 unità) che, pur essendo solo il 9,4% del totale contro il 14,4% complessivo dell’intera imprenditoria, nel 2011 sono cresciute del 7,3%: più di una volta e mezzo rispetto al totale delle società di capitale. Imprese straniere: un ruolo sempre più importante - Sono quasi 11mila le imprese con titolari stranieri e contribuiscono al pil per il 6,2% (nel 2005 era il 3,5%), quota che raggiunge il 14,3% in agricoltura e il 10% nel le costruzioni. È valore piuttosto distante dalla media nazionale, ma che consente alla regione di essere la terza realtà del Mezzogiorno dopo Abruzzo e Campania in termini di contributo degli stranieri alla creazione di ricchezza. Rilevante la presenza straniera nelle attività svolte presso le famiglie (collaborazioni domestiche o altri servizi). Imprese giovanili: il presente e il futuro - Sono 30.117 le imprese capitanate da giovani e rappresentano il 16,6% del sistema imprenditoriale locale, percentuale che posiziona la Calabria tra le prime regioni italiane. Espressione di un mezzogiorno in cui l’imprenditoria giovanile presenta valori di incidenza (14,2%) superiori di oltre 4 punti a quanto si può osservare nel Nord del Paese. Nella provincia di Catanzaro un’impresa su sei è capitanata da giovani under 35. Nel reggino sono quasi 9.000 le imprese a conduzione giovanile che corrisponde al 17,5% del totale (Italia 11,4%), quota analoga alla provincia di Vibo Valentia. Mentre il crotonese con il 18% guida la classifica a livello regionale. In aumento disoccupazione, precariato e giovani “neet” - In Calabria vi è stata una contrazione del lavoro del 4,1% che ha colpito soprattutto gli under 30. Sono 84.000 i calabresi in cerca di occupazioni. Ne deriva un tasso di disoccupazione a “doppia cifra” (12,7%), il quinto più alto in Italia dopo Campania, Sicilia, Sardegna e Puglia, e superiore alla media nazionale di oltre quattro punti percentuali (8,4%). I disoccupati laureati sono 11.000: 10 su 100, il doppio della media italiana (5,4%). Diffuso è il fenomeno dei giovani “Neeet”, ossia coloro che non hanno un lavoro e che non sono neppure inseriti in percosi di istruzione o formazione: riguarda 3 giovani su 10. Molto diffuso anche il precariato: su 100 dipendenti, quasi 4 sono collaboratori a progetto od occasionali (3,8%). Reti di impresa: ancora poche - Chi è strutturato reagisce meglio alla crisi, così come le imprese di settori e dimensioni diversi. In Calabria la strada delle reti di impresa è ancora poco battuta: i contratti di rete sono solo 7 e coinvologono 24 imprese delle province di Catanzaro, Cosenza e Reggio Calabria. Green economy: la scommessa del futuro - In Calabria, tra il 2008 e il 2011, quasi un’impresa su quattro (23,1%) ha investito in prodotti e tecnologie green a maggior risparmio energetico o a minor impatto ambientale. Nell’impegno della riduzione dei consumi la Calabria è la terza regione italiana, seconda solo al Trentino Alto Adige e all’Abruzzo. A Crotone, più di un quinto (26,4%) delle imprese locali ha investito nel “green”: il 10% dell’imprenditoria regionale. Anche Catanzaro (24%), Vibo Valentia (23,9%) e Reggio Calabria (23,3%) hanno valori al di sopra della media regionale. Cosenza, con il suo 21,5%, è l’unica unica realtà al di sotto. Turismo: una risorsa da sviluppare - È senza dubbio il settore che mostra segnali di maggior vivacità, nonostante il contributo di valore aggiunto del settore è solo del 3,5% % (media Italia 4,2%) e quello dell´industria culturale del 3,4% (media Italia 4,9%). Vibo Valentia, è la ventesima delle province italiane per attrattività dei mercati turistici internazionali (oltre 712mila presenze nel 2010). Anche Catanzaro mostra qualche segnale di competitività (309mila presenze straniere). Banda larga: sinonimo di crescita - Il territorio regionale calabrese, secondo le analisi realizzate da Unioncamere Calabria tramite Uniontrasporti/between, ha una copertura a banda larga di base (almeno 2 Mbps) pari al 90% delle unità locali, contro una media nazionale del 94%. La copertura Adsl è all’82%, mentre quella mobile/wireless è intorno all’8%.  
   
 

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