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Notiziario Marketpress di Martedì 19 Giugno 2012
 
   
  CONCLUSA A BRESSANONE L’INIZIATIVA “SE FACCIO, IMPARO: UN PROGETTO PER UNA SCUOLA APPASSIONANTE”

 
   
   Bolzano, 19 giugno 2012 - Si è concluso presso la Facoltà di Scienze della Formazione di Bressanone il progetto “Se faccio, imparo”, iniziativa promossa della ditta “Vetroricerca Glas&modern” di Bolzano e finanziata dal Fondo Sociale Europeo, che ha coinvolto tredici scuole altoatesine, ventisei classi di lingua italiana e tedesca per un totale di 600 allievi. Presente alla cerimonia anche la sovrintendente per le scuole di lingua italiana, Nicoletta Minnei. Si è svolta nei giorni scorsi nell’aula magna della Facoltà di Scienze della Formazione di Bressanone la cerimonia conclusiva del progetto “Se faccio, imparo”, iniziativa che ha coinvolto tredici scuole altoatesine, ventisei classi di lingua italiana e tedesca per un totale di 600 allievi. Presenti alla cerimonia il primo cittadino brissinese Albert Pürgstaller, il preside della Facoltà, Franz Comploi, e la sovrintendente scolastica, Nicoletta Minnei, i quali hanno sostenuto l’importanza dell’iniziativa che ha consentito agli alunni di sviluppare la loro manualità per promuovere nuovi approcci educativi e più stimolanti metodi d’insegnamento. Nell’ambito del Progetto Fse che coinvolge, ormai da anni presso la sede della ditta “Vetroricerca Glas&modern” di Bolzano allievi ed anche esperti di tutto il mondo impegnati nella sperimentazione artistica e tecnologica dei prodotti vetrari, sono stati proposti percorsi d’apprendimento strutturati e programmati con le istituzioni coinvolte. L’intero progetto ha coinvolto per oltre un anno di lavoro, tecnici/allievi esperti di Vetroricerca, docenti e dirigenti scolastici ed è stato offerto alla comunità grazie ai finanziamenti concessi dall’ufficio Ripartizione Europa della Provincia per la formazione di “Esperti tecnici della lavorazione artistica del vetro”. Tecnica, tecnologia, arte e sperimentazione sono stati integrati ai programmi curriculari tradizionali con modalità didattiche innovative, offrendo ai partecipanti l’occasione per “apprendere attraverso il fare”. Il “veicolo didattico” è stato il vetro, un materiale che ha un’età lunga quasi quanto quella dell’uomo e rappresenta un elemento imprescindibile della sua storia. Elemento totalmente riciclabile è da un ventennio protagonista di un’evoluzione tecnologica straordinaria che l’ha visto materiale privilegiato nel mondo dell’architettura contemporanea, del design, dell’industria, nella realizzazione di protesi per la medicina, nei settori del risparmio energetico e dello sviluppo sostenibile. Tutti argomenti che hanno consentito agli esperti di progettare percorsi formativi specifici, con target didattici che sono stati adattati alle esigenze delle singole scuole. Le metodologie didattiche utilizzate hanno compreso la manipolazione e la simulazione e quindi il coinvolgimento attivo degli alunni, senza perdere di vista una condizione imprescindibile per l’apprendimento e cioè che l’esperienza sia accompagnata dal pensiero. L’intervento didattico, il monitoraggio dei processi e la verifica dei risultati sono stati seguiti in maniera approfondita dal comitato tecnico scientifico della Facoltà di Scienze della Formazione di Bressanone, diretto dalla Vicepreside Liliana Dozza, che ha presentato i risultati dei dati raccolti. Di particolare interesse, secondo la professoressa Liliana Dozza, i disegni dei bambini della scuola per l’infanzia, quelli che raccontano “quello che voglio fare” nel laboratorio del vetro, quelli che raccontano il lavoro nel laboratorio, quelli che raccontano l’esperienza fatta («Sono io che faccio il vetro»), ma anche gli aspetti della vita quotidiana «riscoperti» con uno sguardo diverso. Il progetto «Se faccio, imparo», secondo la docente, ha evidenziato che la scuola è viva, che ci sono insegnanti appassionati e appassionabili, che i desideri dei ragazzi scaturiscano dalle passioni degli adulti, che i bambini hanno “l’intelligenza” nelle mani e che sono spesso proprio questi percorsi a dare spazio a quei bambini/ragazzi insofferenti, agitati, distratti che attraverso esperienze pratiche manuali trovano l’opportunità di ritrovarsi.  
   
 

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