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Notiziario Marketpress di Martedì 19 Giugno 2012
 
   
  COMMERCIO ESTERO: ASSOCAMERESTERO, EPPURE ANCOR SI MUOVE. MANTIENE LE POSIZIONI L’EXPORT ITALIANO AD APRILE

 
   
  Roma, 19 giugno 2012 – L’export italiano si mantiene stabile ad aprile, registrando un +0,2% rispetto al mese precedente nei dati destagionalizzati, grazie al live rimbalzo delle vendite in Europa (+1,0%), mentre, dopo un inizio d’anno in crescita, sperimenta una battuta d’arresto il nostro principale competitor europeo, la Germania (-1,7%). Dal 2009 si è incrementata la proiezione estera dell’Italia, che attualmente occupa la seconda posizione a livello europeo per grado di apertura del mercato (pari al 49%), alle spalle della Germania, ma prima di Francia e Regno Unito, fermi rispettivamente al 47% e al 46%. “Vendiamo all’estero meno prodotti ma di miglior qualità: prova ne è la riduzione dell’1,0% delle quantità di beni venduti e il contemporaneo aumento del 4,7% dei valori medi unitari nei primi quattro mesi del 2012. – afferma Gaetano Fausto Esposito, Segretario Generale di Assocamerestero, commentando i dati Istat sul commercio estero diffusi oggi – Inoltre non stupisce l’incremento delle importazioni del 2,5% ad aprile rispetto a marzo: le imprese che esportano, infatti, stanno ricostituendo i loro stock dopo le forti riduzioni dell’import e delle scorte dei mesi scorsi, che hanno comportato in ragione d’anno una riduzione degli acquisti all’estero di prodotti intermedi del 13%”. Tra i settori, la meccanica si conferma leader nel mondo: con un attivo di 14,4 miliardi di euro e una quota del 18,2% sull’export complessivo, contribuisce infatti per ben il 74% al surplus al netto dell’energia (pari a 19,4 miliardi). Per le principali destinazioni dell’export, riprendono vigore le vendite verso partner extra-europei come Giappone, Stati Uniti e Paesi Opec, che nei primi quattro mesi del 2012 registrano un aumento su base annua rispettivamente del 19,5%, 7,4% e 18,2%, mentre perdono terreno in Cina e India (-10,7% e -7,4%). “Questi andamenti sono risultato di una focalizzazione delle imprese sui mercati che nel breve periodo assicurano maggiori margini, stante la drammatica contrazione della domanda interna”, conclude Esposito.  
   
 

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