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Notiziario Marketpress di
Venerdì 22 Giugno 2012 |
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VINCENZO AGNETTI: L´OPERAZIONE CONCETTUALE AL CIAC CENTRO ITALIANO ARTE CONTEMPORANEA DI FOLIGNO - DAL 23 GIUGNO AL 9 SETTEMBRE 2012
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Nell´ambito della programmazione espositiva del Ciac Centro Italiano Arte Contemporanea di Foligno, spazio per l´arte contemporanea inaugurato nel 2009 nel centro storico della bella cittadina umbra, sabato 23 giugno viene inaugurata la mostra dedicata all´opera di Vincenzo Agnetti, a cura di Italo Tomassoni e Bruno Corà, in collaborazione con l´Archivio Agnetti di Milano, diretto da Bruna Soletti e Germana Agnetti. Singolare protagonista outsider dell´arte italiana degli anni Sessanta-settanta, Agnetti è considerato anche uno dei massimi esponenti dell´arte concettuale internazionale. Artista visivo, poeta, scrittore, nasce a Milano il 14 settembre 1926. Diplomatosi all´Accademia di Belle Arti di Brera segue anche la Scuola del Piccolo Teatro di Milano diretta da Giorgio Strehler. Ancora giovanissimo inizia le prime esperienze di pittura informale e di poesia di cui tuttavia non restano tracce. "Quello che ho fatto - dichiarerà più tardi Agnetti - l´ho dimenticato a memoria: è questo il primo documento autentico". "Posizione paradossale quella che Vincenzo Agnetti assume nei confronti dell´arte - esordisce Italo Tomassoni nel suo saggio nel catalogo della mostra di Foligno - si serve della tautologia per dimostrare che se l´opera d´arte aumenta le sue potenzialità, diminuisce le sue possibilità di sopravvivere. Come dire che più l´arte si autodefinisce, più dilata la sua portata storica. Ma più dilata la sua portata storica, minori saranno le sue chances di entrare nella storia". E ancora: "...Infatti, sul presupposto che le contraddizioni sono un "parametro stimolante" e la tautologia un "parametro convincente", diversamente dagli artisti concettuali degli anni ´70 che da On Kawara a Joseph Kosuth fino ai logici di Art and Language puntavano sulla centralità dell´idea, Agnetti si preoccupa di rendere possibile un equilibrio tra supporto e superficie, lingua e parola, sincronia e diacronia, dimenticanza e scoperta. In altri termini punta a una verifica dei flussi che si irradiano dall´oggetto arte". "Egli ha prodotto - scrive Bruno Corà nel suo testo per il catalogo della mostra - luoghi vivi dell´immaginario e li ha codificati istantaneamente mediante uno statement, un materiale e una proposizione di complessa concezione spazio-temporale, la cui necessità d´assoluto ha richiesto una disponibilità di vocazione avventurosa e un´attitudine epistemologica aperta, se non analoga alla sua, almeno sicuramente non divagatoria". E ancora: " In tutta l´azione poetica di Agnetti il vuoto, il silenzio e l´oblio sono sempre latenti...Dimenticare, perdere, cancellare sono infiniti coniugati alle forme di volta in volta da lui concepite. E sono tutti predicati della memoria e del tempo, attore primario della drammaturgia agnettiana". Della proteiforme attività svolta da Agnetti restano le opere che, dal 1967 al 1981, poco meno di quindici anni - l´artista ha realizzato: dipinti, sculture, azioni e scritti spesso dedicati anche all´opera di altri artisti amici, come Manzoni e Castellani, ma anche Melotti, Calderara, Arakawa, Girke, Prantl, Jochims e altri. Tra la fine degli anni Cinquanta e gli inizi degli anni Sessanta, partecipa alla vicenda della rivista d´arte Azimuth e dell´omonima galleria fondata da Piero Manzoni ed Enrico Castellani, coi quali stringe un sodalizio durato tutta la sua breve vita. Nel 1962 si reca in Sud America e risiede in Argentina sino al 1967, compiendo un´esperienza nel campo dell´automazione elettronica. Sosta poi a New York. Al rientro in Italia riprende i contatti con l´editore Vanni Scheiwiller, con cui aveva già collaborato nel 1958, scrivendo un testo critico-poetico per le Tavole di accertamento di Piero Manzoni. E´ nel ´67, infatti, che Agnetti pubblica nelle edizioni Scheiwiller il suo romanzo-manifesto Obsoleto, con una copertina a rilievo realizzata da Enrico Castellani e nel contempo realizza la sua prima mostra personale presso il Palazzo dei Diamanti di Ferrara, dove espone Principia, una delle sue opere di ´logica permutabile´. Con opere come queste prende corpo la problematica della relatività dei significati del linguaggio, dimostrando che se l´opera, con la forza della sua essenza visiva, comunica di per sé, tuttavia essa reca anche una sottostante valenza critico-epistemologica. A riprova di ciò, nel 1968, nel pieno della contestazione studentesca, espone la sua Macchina drogata, una calcolatrice Divisumma 14 Olivetti, i cui centodieci numeri vengono sostituiti da Agnetti con altrettante lettere dell´alfabeto, idonee piuttosto alia composizione e intonazione poetica che al calcolo. Ma la Macchina drogata presente al Ciac nella mostra di Foligno non è che una delle circa cinquanta straordinarie opere esposte insieme ad alcuni altri capolavori come l´Apocalisse, 1970, il Libro dimenticato a memoria, 1970, gli Assiomi, 1969-70, su bachelite, i Feltri, pannelli incisi a fuoco e altre importanti opere, tra cui Surplace, 1979-80, quattro sculture e le Photo-graffie, 1980, di poco precedenti la sua scomparsa. Numerosi sono i viaggi compiuti da Agnetti in vari paesi tra cui quelli in Norvegia e nel Qatar, da cui invia una serie di lettere all´amico Scheiwiller, che saranno pubblicate postume nel 1981 e infine a New York, dove, sin dal 1975 apre uno studio e si confronta con la comunità artistica della città, attenta al suo lavoro teorico e artistico, osservandone l´opera presso la galleria di Ronald Feldman con cui egli collabora. Ma l´attitudine collaborativa con altri artisti della sua generazione è egualmente frequente al punto di realizzare opere insieme a Gianni Colombo (Vobulazione e bieloquenza), Paolo Scheggi (ll trono), Claudio Parmiggiani (Lo scriba), e altri. Le opere di Agnetti presenti in numerose gallerie, collezioni private e musei di vari paesi del mondo sono state esposte numerose volte alla Biennale di Venezia. Agnetti muore a Milano, improvvisamente, il 1° settembre 1981. In occasione di questa importante esposizione di Foligno, viene pubblicato un esaustivo catalogo, comprendente i saggi critici dei curatori, un testo biografico redatto da Germana Agnetti, figlia dell´Artista, nonché numerose immagini delle opere, oltre agli apparati biobibliografici aggiornati. La mostra di Agnetti resta aperta sino al 9 settembre. Www.centroitalianoartecontemporanea.com |
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