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Notiziario Marketpress di Mercoledì 07 Febbraio 2007
 
   
  LA CINA DESTINATA A DIVENTARE UNA SUPERPOTENZA SCIENTIFICA

 
   
   Bruxelles, 7 febbraio 2007 - La Cina è sulla buona strada per diventare una superpotenza scientifica, grazie ai massicci investimenti pubblici nella ricerca e sviluppo (R&s) e a una solida manodopera scientifica e tecnologica. Una relazione pubblicata di recente da Demos, un´agenzia di consulenza britannica, ha tuttavia ammonito che l´ascesa cinese potrebbe essere tuttora ostacolata dal rigido sistema politico del paese e dalla «cattiva condotta nel campo della ricerca». «The Atlas of Ideas: mapping the new geography of science» (L´atlante delle idee: la mappatura della nuova geografia della scienza) raccoglie relazioni sulla velocità di innovazione scientifica nelle economie emergenti di Cina, India e Corea del Sud. Per quanto riguarda la Cina, il testo descrive i fattori chiave che hanno portato a una base di ricerca nazionale sempre più forte, tra cui la spesa pubblica. «Al momento, il paese è nelle prime fasi del programma di investimenti nella ricerca dagli obiettivi più ambiziosi da quando John F. Kennedy si è lanciato nell´avventura dello sbarco sulla Luna», dichiarano gli autori della relazione. Dal 1999 gli investimenti cinesi nella R&s sono aumentati di oltre il 20% l´anno. Nel 2005 hanno raggiunto l´1,3% del prodotto interno lordo (Pil), in rialzo dallo 0,7% del 1998. Entro il 2020 il paese ha intenzione di destinare alla ricerca il 2,5% del Pil. Nel dicembre 2006 l´Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) ha annunciato che la Cina aveva superato per la prima volta il Giappone divenendo il secondo maggiore investitore del mondo nella R&s dopo gli Usa. Per contro, fa notare la relazione, i paesi europei faticano a registrare progressi verso gli obiettivi di Lisbona del 3% del Pil. Un altro fattore determinante per l´innovazione scientifica del paese è la forza della sua manodopera scientifica. La relazione stima che attualmente 4,2 milioni di nuovi studenti l´anno escono dalle università cinesi, il quadruplo rispetto alla metà degli anni Novanta: una percentuale notevole di iscritti frequenta corsi di scienze, ingegneria e tecnologia dell´informazione (It). In totale, la Cina conta attualmente 2,25 milioni di scienziati e ingegneri. La Cina ha inoltre assistito al rientro di una parte della manodopera scientifica emigrata durante e dopo la rivoluzione culturale. Secondo la relazione, negli ultimi cinque o sei anni il flusso irregolare di rientri si è trasformato in un movimento costante: circa 170. 000 persone hanno ceduto alla tentazione di vari fattori, tra cui la lealtà alla nazione, i legami familiari e gli incentivi statali. Grazie a una forza lavoro potenziata in termini numerici e qualificata, la Cina ha assistito a un notevole incremento del numero di pubblicazioni e citazioni scientifiche. Da un punto di vista quantitativo, il contributo della Cina è aumentato sensibilmente, da circa il 2% della quota mondiale del 1995 al 6,5% nel 2004, a fronte del 35% dell´Ue a 15, ossia i 15 paesi che componevano l´Ue fino all´allargamento del 2004. Per quanto riguarda i brevetti, dal 2000 le domande di invenzioni sono cresciute ogni anno del 23%. La relazione indica che tali cifre aggregate celano aree di forza autentica nella base di ricerca cinese. Il documento cita un´analisi recente delle pubblicazioni nel campo delle nanoscienze, in base alla quale la Cina occupa ora il terzo posto mondiale alle spalle del Giappone, mentre gli Usa guidano la classifica con un certo distacco. Analogamente, i dati nazionali celano prestazioni rilevanti da parte di alcune singole università. Da uno studio è emerso che l´Università di Pechino rientra nell´1% degli istituti mondiali più importanti per le citazioni in fisica, chimica, ingegneria, materiali, matematica e medicina clinica. Altri cinque atenei cinesi fanno parte del suddetto 1% per almeno uno di tali campi. Tuttavia, malgrado le innumerevoli prove che dimostrano l´ascesa rapida e inarrestabile della Cina, la relazione ha riscontrato anche alcuni punti deboli nel sistema attuale. La sfida presumibilmente più impegnativa, secondo il documento, consisterà nell´aprire il sistema per consentire la libera circolazione di persone e idee. «In fin dei conti, la creatività dipende dall´apertura e dalla libertà di dibattere e di obiettare», sostengono gli autori della relazione. «Occorrono ulteriori riforme dell´istruzione e del sistema politico, ma con 1,3 miliardi di cervelli cui attingere, le prospettive dell´innovazione cinese non sono mai state più rosee». Altrettanto cruciale per la buona riuscita della Cina è la soluzione del problema della governance e della regolamentazione della base di ricerca nazionale. Diversi casi di plagio di alto profilo e di cattiva condotta nel campo della ricerca hanno indotto il ministero della Scienza e della tecnologia (Most) a introdurre una serie di misure, tra cui la creazione di un ufficio speciale per l´integrità nella ricerca, nuove pesanti ammende per il plagio e la falsificazione dei dati, e un giro di vite al sistema di valutazione dei progetti. Tuttavia, ci vorrà tempo prima che tali politiche sortiscano un effetto, affermano gli autori della relazione che, nel frattempo, rilevano la necessità di alleanze migliori e più numerose tra gli scienziati, gli esperti di etica e i responsabili politici cinesi e le loro controparti straniere. Secondo il testo, entrambi i fronti beneficerebbero di tale scambio. Un esempio di alleanza etica coronata dal successo è il progetto Bionet finanziato dall´Ue, che riunisce scienziati, scienziati sociali e operatori cinesi ed europei per lo scambio di idee e lo sviluppo di approcci condivisi alla governance della biomedicina. Scopo della rete è sostenere la ricerca comune, promuovere la politica d´informazione e preparare i partecipanti ad affrontare le questioni etiche poste dal loro lavoro. Nikolas Rose, coordinatore di Bionet, ha dichiarato che l´intenzione è di iniziare a esaminare due aree: la ricerca sulle cellule staminali e la farmacogenetica. A suo parere, i tentativi di armonizzazione dei quadri etici non dovrebbero comportare «l´imposizione unitaria dei valori europei alla Cina a discapito della sua cultura e delle sue tradizioni etiche». Per maggiori informazioni consultare: http://www. Demos. Co. Uk/files/china_final. Pdf .  
   
 

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