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Notiziario Marketpress di Giovedì 08 Febbraio 2007
 
   
  PICCIO L’ULTIMO ROMANTICO CREMONA CENTRO CULTURALE SANTA MARIA DELLA PIETÀ 24 FEBBRAIO - 10 GIUGNO 2007

 
   
  Cremona, 8 febbraio 2007 - La mostra, promossa e organizzata dall’Apic di Cremona in collaborazione con la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la Regione Lombardia, la Galleria d’Arte Moderna di Milano, il Comune e la Provincia di Bergamo, l’Accademia Carrara di Bergamo, il Comune e la Provincia di Varese, i Musei Civici di Pavia e il Museo civico Ala Ponzone di Cremona, è stata ideata e sviluppata a partire dalla ricorrenza del bicentenario della nascita di Giovanni Carnovali, detto il Piccio (Montegrino Valtravaglia, Varese, 1804) allo scopo di valorizzare un artista particolarmente significativo nell’innovazione di un linguaggio specificamente lombardo in grado di confrontarsi con le sperimentazioni più moderne in ambito europeo. La scelta di Cremona come sede espositiva è stata dettata dallo stesso percorso biografico del Piccio il quale, dopo pochi anni trascorsi nel paese natale, il periodo di formazione avvenuto a Bergamo presso l’Accademia Carrara e il successivo periodo milanese, vive in questa città tutta l’ultima fase di attività, per molti versi probabilmente la più affascinante, fino alla scomparsa nel Po avvenuta nel 1873. La mostra si presenta come la prima iniziativa monografica dedicata al maggior pittore dell’Ottocento italiano da più di trent’anni a questa parte, essendo stata l’ultima esposizione di significativa importanza quella realizzata a Bergamo nel 1974. L’attività artistica del Piccio, presentata rispettando il percorso cronologico e stilistico della sua evoluzione, è scandita da alcuni temi portanti che ne caratterizzano le scelte iconografiche (le bagnanti, Agar. ) e permette l’individuazione di significativi confronti con artisti coevi a lui legati da rapporti di amicizia o affinità. L’interesse del Comitato Scientifico si è soffermato sulle opere più significative della produzione del Carnovali e di altri artisti come Diotti, Trécourt, Coghetti. , concentrando la scelta su dipinti e disegni dei musei di Milano, Bergamo, Cremona e Pavia, oltre che di prestigiose collezioni pubbliche e private, sia italiane che europee (fra le quali il Museo del Louvre). Eccezionale evento la ricostruzione della cosiddetta “Sala ovale” della famiglia Berizzi, con il confronto tra quattro diverse interpretazioni del tema paesistico ad opera di quattro diversi artisti, tra cui il Piccio stesso. La mostra, costituita da oltre 150 dipinti, disegni e bozzetti, si articola su nove sezioni che individuano nella cronologia dell’attività del Piccio alcuni temi iconografici fondamentali: I. L’immagine dell’artista, una selezione di autoritratti del Piccio ritratti dipinti da Piccio per i colleghi pittori e ritratti realizzati da artisti coevi. Ii. La formazione e il rapporto con la prima committenza a Cremona e Bergamo: la frequentazione dell’Accademia Carrara e la conoscenza di alcune grandi personalità della cultura bergamasca e cremonese. Iii. Opere a soggetto sacro, di mitologia e di storia: le prime opere a soggetto narrativo, inizialmente improntate ai modelli lombardi dei secoli precedenti, le grandi commissioni per opere sacre, i soggetti mitologici e di storia che ricercano naturalezza e immediatezza pittorica. Iv. Ritrattistica del reale. Ritratti, per lo più di personaggi bergamaschi, caratterizzati da una verosimiglianza accanita e impietosa, nel solco della fondamentale tradizione lombarda con la quale Piccio si confronta reinterpretando il gusto del vero. V. Bozzetti e disegni testimoniano la continua attività di studio; a volte sono preparatori per opere più grandi, ma spesso sono destinati più semplicemente alla elaborazione di nuovi spunti figurativi o cromatici. Vi. Agar. Il lunghissimo iter preparatorio della pala di Alzano evidenzia che il vero riferimento neoclassico per il Piccio era più Appiani che Diotti: Piccio giunge a una rivoluzionaria impostazione iconografica e a un’interpretazione pittorica e naturalistica assolutamente inattesa di questo tema sacro. Vii. Il nudo nel paesaggio, uno dei temi profani più ricorrenti nell’opera del Piccio, viene reinterpretato in una forma naturalistica che diviene panteismo e immersione nella natura incontaminata, per certi versi in grado di ricordare analoghe esperienze degli stessi anni in particolare nella pittura francese. Viii. Paesaggio. Questo tema, inizialmente sfondo per i temi sacri e di storia, più tardi assume validità autonoma e diventa occasione per descrizioni di straordinaria efficacia cromatica e atmosferica. A testimoniare la piena consapevolezza della pittura en plein air, In mostra sarà ricostruito – fatto del tutto eccezionale – l’ambiente della cosiddetta “Sala ovale” di casa Berizzi, nella quale sono raccolti dipinti di paesaggio che costituiscono una sorta di gara tra Piccio stesso, Ronzoni, Trécourt e Canella. Ix. Ritrattistica “romantica” e figure femminili di genere. Nell’ultimo periodo della ritrattistica del Piccio (anni ’60 e primi anni ’70), quando le novità di stesura pittorica e di immediatezza espressiva, in qualche modo già sperimentate nei bozzetti e in particolare nei dipinti di paesaggio, rendono ancora più vitale il sentimento del vero già adottato dal pittore fin dalla ritrattistica giovanile. Si spiegano così quelle immagini di personaggi che talvolta si presentano quasi in un apparente non-finito e che comunque fanno di una materia accesa e crepitante il loro segno distintivo. Soprattutto in quest’ultimo periodo l’artista indulge inoltre alla ripetizione di soggetti tra loro molto simili, in particolare per quanto riguarda immagini di personaggi femminili, che non sono necessariamente dei ritratti (come ad esempio le Flore) e che godono però di notevole fortuna proprio per l’inusitata e raffinata vibrazione dei colori. Comitato Scientifico: Pietro Petraroia, Direttore Generale Culture Identità e Autonomie della Lombardia; Carla Enrica Spantigati, Soprintendente per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico per le province di Milano Como Lecco Lodi Pavia Sondrio Varese; Pierluigi De Vecchi, Università degli Studi di Milano; Fernando Mazzocca, Università degli Studi di Milano; Bernardo Falconi, Storico dell’arte; Maria Fratelli, Museo dell’Ottocento di Villa Belgiojoso Bonaparte, Milano; Valerio Guazzoni, Storico dell’arte; Renzo Mangili, Storico dell’arte; Mario Marubbi, Museo civico Ala Ponzone, Cremona; Fernando Noris, Storico dell’arte; Maria Piatto, Storico dell’arte; Valter Rosa, Accademia di Belle Arti di Brera, Milano; Giovanni Valagussa, Accademia Carrara - Museo, Bergamo. .  
   
 

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