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Notiziario Marketpress di Giovedì 05 Luglio 2012
 
   
  IL PIEDE PIATTO: DALLA ORTESI ALLA CHIRURGIA

 
   
  Milano, 4 luglio 2012 - “Il piede piatto è una patologia da non sottovalutare e sulla quale al nostro Istituto siamo specializzati,”dice il dott. Amedeo Tropiano, Direttore generale dell’Istituto Ortopedico Gaetano Pini, “ proprio per questo motivo e anche per il legame che abbiamo con la Scuola di specializzazione dell’Università di Milano organizziamo un corso il 7 settembre a Milano con i massimi esperti. Il corso rilascia crediti formativi a chirurghi ortopedici, fisiatri, radiologi, medici di base, medici legali, fisioterapisti e tecnici ortopedici”. La prima sessione riguarda tematiche quali la classificazione del piede piatto ovvero la semeiotica clinica e gli esami strumentali; la biomeccanica del piede piatto; inoltre alcune relazioni dei docenti evidenziano come l’imaging aiuti nella diagnosi e quali siano le implicazioni del piede sui movimenti e sulla postura a seconda dell’età in cui può insorgere questo problema. “Nella seconda sessione,” dice il dott. Antonio Memeo, Direttore della Struttura Complessa di ortopedia e traumatologia pediatrica dell’Istituto G.pini e Presidente del corso assieme al dott. Fabio Donelli,“ le relazioni dei docenti riguardano temi quali l’incremento di forze e la propriocezione nel piede piatto del bambino; l’uso corretto del trattamento conservativo e il confronto retrospettivo di due metodiche di correzione. Nella sessione verranno evidenziati i rapporti tra lo sport e questa patologia e l’ortesi e la tribologia dei materiali”. La terza sessione del corso approfondisce invece come si diagnosticano e curano l’artrorisi endosenotarsica con vite riassorbibile; l’atrorisi endosenotarsica con viti di titanio e l’artrorisi esosenotarsica. Sono previste relazioni sulle osteotomie di Evans, sui tempi chirurgici accessori ; sul piede piatto neurologico e sul piede piatto da sinostosi e le complicanze di questa patologia. “La quarta sessione del corso tratta gli aspetti medico-legali e la responsabilità professionale,”dice il dott. Fabio Donelli, Asl Milano e copresidente del corso, “e sarà trattato il consenso in soggetto minore, come le eventuali problematiche che potrebbero insorgere in caso di dissenso di uno dei genitori”. “Il piede piatto flessibile”, dice il dott. Fabio Donelli,” è una patologia comune caratterizzata dalla riduzione della volta plantare mediale e una deviazione in valgo del retropiede con una pronazione della sottoastragalica. Il piede piatto rappresenta il gruppo più numeroso dei pazienti esaminati per un’affezione patologica e una delle più frequenti cause di consultazione è data dall’alterazione della marcia. Sarà, quindi, importante la valutazione clinica del pediatra e determinante quella successiva dell’ortopedico che, completato l’esame clinico associato alla valutazione strumentale della marcia, darà le indicazioni nel caso di specie”. Presso l’Istituto è stato effettuato uno studio retrospettivo su pazienti operati con due diverse tecniche: l’artrorisi endosenotarsica vs esosenotarsica. “La valutazione dell’efficacia è stata effettuata mediante un attento esame clinico pre e post operatorio e radiografie in carico,”spiega il dott. Antonio Memeo, Direttore della Struttura Complessa di ortopedia e traumatologia pediatrica dell’Istituto G.pini” Il piede piatto flessibile pediatrico è una patologia caratterizzata da una retrazione del tendine achilleo, una abduzione dell’avampiede, un eccesso di pronazione della sottoastragalica ed una deviazione in valgo del retro piede. Esistono diversi tipi di protesi che vengono utilizzate per il trattamento del piede piatto flessibile e mirano tutte a limitare l’eccessiva pronazione dell’astragalo sull’articolazione sottoastragalica ed a ridurre il valgismo del retropiede ed aumentare l’altezza della volta plantare mediale. La classificazione biomeccanica secondo Vogler delle protesi utilizzabili le divide in tre gruppi a seconda del loro meccanismo di azione: a) protesi che modificano l’asse dell’articolazione sottoastragalica; b) protesi esosenotarsiche; c) protesi endosenotarsiche con viti in metallo o in polietilene espansibili che vengono posizionate all’interno del seno del tarso. Durante gli ultimi 20 anni , con il progresso degli studi sulla qualità dei materiali, si è arrivati a perfezionare protesi endosenotarsiche ad espansione in materiale riassorbibile (poli-L-lactic acid). Le nuove tecnologie quindi e la stessa evoluzione delle tecniche chirurgiche si sono perfezionate e hanno fatto in modo di poter rendere più agevole la cura di questa patologia riducendone anche i tempi di recupero da parte del paziente. L’utilizzo del computer è utile come assistenza all’analisi pre e post-operatoria, facenti parte di più estesi programmi e sistemi di navigazione chirurgica il cui scopo principale è di aumentare la correttezza di procedure di posizionamento di impianti ortopedici protesici. L’esperienza del chirurgo però indubbiamente è e rimane comunque di fondamentale importanza”. Il piede piatto flessibile nel bambino, di norma, risponde con buoni risultati al trattamento incruento; ci sono casi tuttavia in cui questo non avviene ed in cui deve essere considerata la soluzione chirurgica. In tal caso si rende necessario saper valutare quale tecnica chirurgica sia più adatta e da utilizzarsi e quale sia il momento più opportuno per intervenire. Ad esempio intervenire chirurgicamente su bambini di età tra i 7 e i 13 anni rappresenta il periodo migliore per la patologia del piede piatto flessibile. L’ortopedia e la traumatologia soprattutto pediatriche partono oggigiorno dall’epoca pre-natale e post-natale: le nuove metodiche di ecografia dinamica consentono delle diagnosi che sino a qualche anno fa non era possibile effettuare se non tardivamente. “Negli ultimi anni”, sottolinea il dott. Antonio Memeo,” le innovazioni tecnologiche sono sempre più di ausilio a noi ortopedici pediatri nella nostra professione ed hanno di recente ottenuto un riconoscimento anche nella letteratura internazionale. Anche i mezzi di sintesi sono cambiati e attualmente si cerca di ricorrere sempre di più a materiali biodegradabili , i quali , una volta impiantati ,danno delle garanzie di tenuta paragonabile a quella delle sintesi metalliche ed hanno l’indubbio vantaggio di non dover essere rimossi con un secondo intervento evitando ai bambini e alle famiglie lo stress anche emotivo di un ulteriore ospedalizzazione. Queste sintesi hanno ottenuto un largo utilizzo anche in patologie come il piede piatto dove hanno ormai raggiunto una diffusione su larga scala”. Sito Internet : www.Gpini.it    
   
 

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