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Notiziario Marketpress di Martedì 10 Luglio 2012
 
   
  OML: AUMENTANO I RISCHI DI RECESSIONE NEL PARMENSE PRESENTATI I DATI DEL PRIMO TRIMESTRE 2012. ANCHE LA PROVINCIA DI PARMA CONTAGIATA DALLA NUOVA CADUTA DELLA DOMANDA INTERNA.

 
   
  Parma, 10 luglio 2012 – E’ una inversione di tendenza quella registrata dall’Osservatorio del Mercato del Lavoro (Oml) della Provincia di Parma nei primi tre mesi del 2012, la fotografia di un territorio che sta combattendo una battaglia molto dura per resistere alla recessione. Dopo che la crisi del 2008-2009 si era “mangiata” ben 3000 posti di lavoro, la ripresa dei due anni seguenti aveva fatto sperare e recuperare tutti quei posti - cosa che non è accaduta da molte parti. Ma ora, sotto la scure di un’altra crisi, quella dei “debiti sovrani”, nel Parmense si annuncia un anno di sofferenza. A evidenziarlo sono i dati del primo trimestre 2012 elaborati dall’Oml e presentati oggi nella sede dell’ente alle istituzioni e alle categorie economiche e sociali dal responsabile dell’Osservatorio Pier Giacomo Ghirardini insieme a Monica Pellinghelli. La notizia è quella di un contagio: anche la provincia di Parma è stata toccata dalla nuova recessione della domanda interna. Anche se l´economia del territorio fa registrare una positiva performance dell’export, un dato positivo dell’industria alimentare, il buon andamento dell’industria farmaceutica, gli effetti della nuova crisi lasciano segni ben visibili: il deciso calo di attività nell’industria, la riduzione degli avviamenti e dei posti di lavoro soprattutto nelle costruzioni (-200 rapporti alle dipendenze), un lavoro sempre più precario, come per l´alberghiero e la ristorazione, unico settore in cui si è registrato un incremento di posti di lavoro (+200 posti). Il saldo destagionalizzato fra avviamenti al lavoro e cessazioni dei rapporti di lavoro è zero. E´ tornata però a crescere la cassa integrazione ordinaria così come la cassa integrazione in deroga e si è raggiunto un record sui nuovi ingressi nelle liste di mobilità (705 licenziamenti). “Sebbene abbiamo la percezione di una unica crisi e stiamo ancora avvertendo gli esiti di quella del 2008-2009, oggi il vero attacco nasce dalla crisi finanziaria che colpisce la zona dell’euro e produce nuova recessione che va ad aggiungersi alle macerie della crisi precedente – ha spiegato Ghirardini – A Parma si è interrotta la ripresa della domanda di lavoro che durava da 30 mesi e c’è una significativa variazione di tendenza che non ha ancora prodotto distruzione di posti di lavoro ma la previsione preoccupa”. “Ancora più prima c’è necessità che il sistema Parma, unito, metta in campo come ha saputo fare fin qui ogni sforzo per arginare i danni – ha detto in apertura dell’incontro il vicepresidente della Provincia Pier Luigi Ferrari - La Provincia continua a fare la propria parte con i tavoli istituzionali sulle crisi aziendali, con le misure attivate per il lavoro, con l’attività quotidiana dei Centri per l’Impiego”. “Continuiamo ad essere un territorio forte, con punti di forza, un territorio che non affronta inerme la preoccupazione che questi dati ci consegnano - ha detto l’assessore alla Formazione professionale e lavoro Manuela Amoretti - un quadro che richiede una assunzione di responsabilità collettiva, e anche in questi giorni la Provincia sta varando iniziative ad hoc, ma senza misure nazionali per la ripresa e la crescita dell’occupazione, l’azione locale non può che avere dei limiti. Detto questo noi non stiamo fermi perché pensiamo che sia nostra responsabilità cercare di stare più vicini possibili alle imprese e alle persone.” Executive Summary - In Italia, nel primo trimestre 2012, la nuova grave fase recessiva innescata dalla crisi europea dei «debiti sovrani», che aveva preso avvio nella seconda metà del 2011, si è – purtroppo – acutizzata: il prodotto interno lordo ha registrato una nuova grave variazione congiunturale[1] negativa (-0,8%), come pure la produzione industriale (-2,3%). Ciò avvalora le negative previsioni per il 2012, preso nel suo complesso, secondo le quali il Pil dovrebbe diminuire dell’1,5%, tanto nel Paese che in Emilia-romagna, a causa di una contrazione della domanda interna, non compensata dall’export. In provincia di Parma, nel primo trimestre 2012, l’export di prodotti manifatturieri è cresciuto sia in valore sui dati non destagionalizzati (del 9,7% come variazione tendenziale) che in termini reali e al netto della stagionalità (variazione congiunturale del 2,6%). Anche per l’economia parmense è il calo della domanda interna a determinare la caduta della produzione nell’industria in senso stretto: la giuria della congiuntura per le imprese parmensi, nel primo trimestre 2012, vede infatti un saldo pesantemente negativo (-23,6%) fra i giudizi in aumento e quelli in diminuzione rispetto al trimestre precedente, e le previsioni scontano un ulteriore saldo negativo (-7,6%) per il trimestre successivo. La nuova recessione della domanda interna ha quindi diffuso il suo «contagio», anche in provincia di Parma, nonostante la maggiore dinamicità sul piano dell’internazionalizzazione commerciale. L’accelerato deterioramento della congiuntura economica non poteva non arrivare ad incidere anche sull’andamento del mercato del lavoro dipendente. Se si considera, infatti, il complesso delle unità locali delle imprese e delle istituzioni in provincia di Parma, si ha che nel totale economia, nel primo trimestre 2012, gli avviamenti al lavoro dipendente hanno registrato una variazione negativa pari al -1,3% in termini tendenziali e al -1,0% in termini congiunturali. Pertanto nel primo trimestre 2012 avrebbe iniziato a realizzarsi, anche in provincia di Parma, l’attesa – negativa – inversione di segno che il rallentamento della ripresa, avvenuto nella seconda metà del 2011, lasciava prevedere. Nonostante il negativo andamento della domanda di lavoro, non si sarebbe però ancora realizzata per il complesso dell’economia parmense una perdita di posti di lavoro alle dipendenze: nel primo trimestre 2012, il saldo destagionalizzato fra avviamenti al lavoro e cessazioni dei rapporti di lavoro non è, infatti, significativamente diverso da zero. Nel primo trimestre 2012, l’intera gamma delle attività industriali ha registrato una diminuzione degli avviamenti al lavoro: le attività manifatturiere segnano ancora una pesante variazione negativa a livello congiunturale (-3,4%) e tendenziale (-11,4%), messa in ombra solo da quella rilevata sulle costruzioni (addirittura -7,4% in termini congiunturali e -15,5% in termini tendenziali). Del resto, l’unica riduzione in termini di posti di lavoro statisticamente significativa, nel primo trimestre 2012, sarebbe avvenuta proprio nelle costruzioni ed è stimabile, in grande approssimazione, in 200 unità. Ma la riduzione degli avviamenti al lavoro ha toccato settori chiave dell’industria parmense, che avevano guidato la precedente fase di ripresa. Nonostante la positiva performance dell’export, si è infatti registrata un’inversione congiunturale degli avviamenti al lavoro nella meccanica strumentale (fabbricazione di macchine ed apparecchi meccanici), comparto che gioca da sempre, in provincia di Parma, un ruolo chiave nel processo dell’internazionalizzazione commerciale, specie per quanto riguarda l’impiantistica alimentare: nel primo trimestre 2012, infatti, si è avuta una contrazione della domanda di lavoro pari al -16,5% in termini congiunturali e al -18,3% in termini tendenziali. L’inversione di tendenza nella meccanica strumentale si aggiunge a una situazione, già da tempo difficile, rilevata sulla meccanica generale (metallurgia, fabbricazione di prodotti in metallo) che, nello stesso trimestre, segna una variazione congiunturale degli avviamenti al lavoro pari al -4,2% mentre quella tendenziale è pari addirittura al -31,3%. Ma registrano andamenti preoccupanti un po’ tutti i comparti manifatturieri attivi nella provincia, dalle industrie produttrici di apparecchiature elettriche a quelle del vetro, dal tessile abbigliamento alla ceramica, solo per fare alcuni esempi. La generalizzata caduta della domanda di lavoro nell’industria ha avuto poi un riflesso negativo sui servizi alle imprese e ha prodotto un rallentamento per la logistica e il lavoro somministrato. Nel panorama delle attività industriali l’unico segno positivo di una qualche rilevanza lo si può leggere solo per l’industria alimentare che, nel primo trimestre 2012, vede una variazione positiva sia in termini congiunturali (8,6%) che tendenziali (1,7%), seppure quest’ultima di importo assai più contenuto. Continua inoltre ad essere buono l’andamento per il settore chimico e farmaceutico. Il fatto che l’industria alimentare si presenti ancora come un baluardo anticiclico in questa nuova fase recessiva, come è stato durante la Great Recession del 2008-2009, non si può ragionevolmente dare per scontato, dal momento che la nuova crisi è «atterrata» su un’economia reale già duramente provata dalla precedente crisi, in particolare per quanto riguarda la capacità di spesa delle famiglie. E questo discorso vale ancor più per le attività economiche del terziario commerciale che nella precedente fase di ripresa hanno avuto, almeno dal punto di vista strettamente quantitativo, un peso determinante nel far recuperare i posti di lavoro alle dipendenze perduti nella recessione 2008-2009. I dati relativi al primo trimestre 2012 indicano infatti, in particolare per il commercio, una forte riduzione della domanda di lavoro, tanto in termini congiunturali (-8,5%) che tendenziali (-10,1%). Quest’ultima considerazione deve far guardare con realismo anche al recente incremento della domanda di lavoro negli alberghi e nei ristoranti che, anche in questo problematico primo trimestre 2012, aumenta congiunturalmente dell’11,5% e tendenzialmente del 17,6%, con una conseguente probabile creazione netta di circa 200 nuovi rapporti di lavoro alle dipendenze: una job creation che avviene però, in prevalenza, tramite lavoro a chiamata e in professioni dequalificate. Va infatti messo in evidenza che si è di fronte ad una crescita, ormai divenuta parossistica, dei contratti di lavoro intermittente (lavoro a chiamata): gli avviamenti al lavoro, nel primo trimestre 2012, sono infatti aumentati del 21,8% in termini congiunturali e del 64,9% in termini tendenziali; inoltre, al 31 marzo 2012, le posizioni lavorative riferite ai contratti di lavoro intermittente hanno superato le 5 mila unità. È quindi evidente il rischio di una «cannibalizzazione» delle altre forme di lavoro, nel senso di una più radicale precarizzazione, non solo nei settori degli alberghi e ristoranti e del commercio, dove questa presenza è più fisiologica, ma nel complesso del mercato del lavoro, dove il lavoro a tempo determinato non intermittente riguarda, nel primo trimestre 2012, ben 20.804 avviamenti al lavoro su 28.308, ossia il 73,5%. Se il notevole deterioramento quantitativo e qualitativo della domanda di lavoro dipendente non ha ancora determinato una distruzione netta di posti di lavoro alle dipendenze, sono però altrettanto evidenti i rischi che questa possa prodursi nei mesi a venire. Nel primo trimestre 2012, anche in provincia di Parma, è tornata a crescere la cassa integrazione ordinaria, registrando una variazione tendenziale pari al 57,5%, mettendo chiaramente in evidenza che nuove imprese si sono aggiunte a quelle che già denunciavano un sottoutilizzo della capacità produttiva. In modo analogo si può leggere il rimbalzo, non meno eclatante, del ricorso alla cassa integrazione in deroga, cresciuta tendenzialmente del 134,1% nel primo trimestre 2012. Ma la vistosa diminuzione della cassa integrazione straordinaria che, nel primo trimestre 2012, varia in termini tendenziali del -83,3%, corrisponde ad una parallela crescita tendenziale del 14,6% del flusso degli iscritti nelle liste di mobilità. Nei primi tre mesi dell’anno si è infatti raggiunto un record per questi licenziamenti: 705 contro una media trimestrale, riferita al 2011, pari a 522 unità. Non va poi dimenticato che, nel primo trimestre 2012, vi sono ancora 441 lavoratori cassaintegrati Fte (full-time equivalent) nelle sole attività manifatturiere, e altri 1.269 nel resto dell’economia. L’eventuale prosecuzione delle tendenze in atto, sull’intero arco del 2012, potrebbe comportare una rilevante perdita di posti di lavoro alle dipendenze. Ciò porterebbe ad un deciso aggravamento della disoccupazione provinciale, stimata dall’Istat in 8 mila unità nel 2011 ( 3,7% nella provincia di Parma; 5,3% in Emilia Romagna; 8,4% in Italia) , probabilmente già in forte tensione senza che si sia ancora consumato un vero calo degli occupati, visti i record raggiunti nel primo trimestre 2012 in Italia (2 milioni 801 mila disoccupati) e in Emilia-romagna (154 mila): i nuovi «patti di servizio» stipulati dai Centri per l’impiego della Provincia di Parma, a favore di cittadini disoccupati o precariamente occupati, sono stati 6.260, nei soli primi tre mesi del 2012, e sono aumentati tendenzialmente del 34,0% e congiunturalmente del 7,6%.  
   
 

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