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Notiziario Marketpress di Venerdì 09 Febbraio 2007
 
   
  “VISTO E NON VISTO”: CICLO DI CONVERSAZIONI SUI CAPOLAVORI DI PALAZZO CORONINI CRONBERG, OGNI 15 DEL MESE DA FEBBRAIO A LUGLIO NELLE EX-SCUDERIE DI VIALE XX SETTEMBRE

 
   
  Si parlerà delle saliere di Josef Carl Klinkosch, dei gioielli appartenuti ai Ritter del Zàhony, di ritratti inglesi da parata, della “testa di ossesso” dipinta da Rubens, di una collezione di incunaboli e cinquecentine e di un sécretaire abbattant viennese . Il vastissimo patrimonio custodito dalla Fondazione Palazzo Coronini Cronberg nella dimora cinquecentesca di Viale XX Settembre, a Gorizia (riaperta al pubblico l’estate scorsa dopo tre anni di lavori di restauro) si configura come un insieme eterogeneo di opere d’arte; l’alto pregio di queste raccolte è testimoniato anche dall’interesse manifestato dai numerosi turisti e studiosi che quotidianamente visitano la dimora storica. Si rimane piacevolmente colpiti, visitando le quindici sale a disposizione del pubblico, dall’atmosfera d’altri tempi che si respira nel palazzo ma soprattutto dalla varietà e – talvolta – singolarità delle sue opere d’arte. Si possono ammirare splendidi dipinti, statue e sculture, mobili del XVI, XVII, XVIII e XIX secolo, stampe e disegni, argenti e gioielli, porcellane, vetri e cristalli, tappeti e stoffe pregiate, ma tutto ciò rappresenta soltanto una piccola parte del patrimonio accumulato nel corso dei secoli dalla nobile famiglia goriziana. Proprio per questo motivo, la Fondazione Coronini ha deciso di organizzare un ciclo di brevi conferenze, curate da storici dell’arte, che di volta in volta presentano alcuni oggetti estrapolati dalle collezioni Coronini: si tratta di esemplari talvolta noti in quanto esibiti lungo il percorso espositivo e talvolta meno noti poiché conservati nei depositi o relegati nelle soffitte dallo stesso conte Coronini. Ecco allora andare alla ribalta le splendide saliere di Josef Carl Klinkosch, importante firma viennese operante nella capitale asburgica dal 1869. Il celebre argentiere nacque da un’importante famiglia di argentieri imperiali, che eseguì per gli asburgo numerose opere fra cui diversi pezzi della loro argenteria da tavola, gli argenti da camera per l’imperatrice Sissi e gli argenti da tavola per l’imperatore Ferdinando I. Oltre a ciò la celebre ditta partecipò a tutte le più importanti esposizioni della fine dell’Ottocento e dei primi anni del Novecento, fra cui quella mondiale di Vienna (1873), quella di Parigi (1878) e quella di Torino (1902). L’appuntamento con le saliere di Klinkosch, delle quali parlerà Luca Geroni, è per il 15 febbraio alle ore 17. 30 . Il 15 marzo, invece, sempre con lo stesso orario, Cristina Bragaglia Venuti, parlerà di alcuni gioielli di famiglia, in particolare di quelli appartenuti ai Ritter del Zàhony che forniscono un’interessante testimonianza di quel particolare settore dell’oreficeria ottocentesca che fu il gioiello sentimentale. Con tale definizione si fa infatti riferimento ad una produzione, spesso realizzata con materiali particolari come onice, giaietto e persino capelli, strettamente legata alla condizione del lutto o alla celebrazione di avvenimenti speciali come anniversari, compleanni e onomastici. Il 15 aprile, alle 17. 30, sarà la volta di ammirare alcuni ritratti inglesi di parata (swagger portrait) – genere che parte dall’inarrivabile magistero di Anton van Dyck e annovera come interpreti più efficaci Peter Lely e Godfrey Kneller – dei quali parlerà diffusamente Maddalena Malni Pascoletti. Tra le opere che saranno presentate, ci sarà lo splendido Ritratto di Louis Durfort-Duras conte di Feversham eseguito nel 1685-86 dal celebre pittore John Riley (1646-1691). Nato a Londra, Riley fu allievo del fiammingo Isaac Fuller e Gerard Soest. Alla morte di Peter Lely gli subentrò quale pittore ricercato dalla committenza aristocratica e dalla stessa corte che, nel 1688, lo nominò pittore ufficiale di corte insieme all’ormai affermato Godfrey Kneller. L’appuntmento del mese di maggio, sempre il giorno 15, sarà con un’inedita opera di Peter Paul Rubens. Si tratta di un olio su carta incollata su tavola – raffigurante una Testa di ossesso e appartenente alla celebre serie di studi di teste del maestro anversese – studiato da Serenella Ferrari Benedetti, i cui risultati saranno pubblicati appena possibile. Nel frattempo la studiosa darà alcune interessanti anticipazioni sulle sue ricerche che hanno consentito di ricostruire la storia del dipinto, acquistato da Coronini negli anni Sessanta del Novecento come originale di Rubens, e di giungere all’importante conferma attributiva: la testa è quella dell’indemoniato che si scorge in basso a sinistra nella celebre pala raffigurante I Miracoli di S. Ignazio di Loyola, oggi conservata al Kunsthistorisches Museum di Vienna . Marco Menato, Direttore della Biblioteca Statale Isontina, relazionerà il 15 giugno sulla collezione di incunaboli e cinquecentine conservata nella biblioteca Coronini, una delle raccolte librarie più importanti del Friuli Venezia Giulia, composta da oltre 22. 000 volumi. Nello specifico si tratta di 154 edizioni del XVI secolo (con opere di autori celebri come Conrad Gessner, Erasmo da Rotterdam, Alberico da Rosate, Hieronumus Bock e Pietro Andrea Mattioli) tra cui anche uno splendido esempio di libro illustrato con 57 incisioni del pittore bergamasco Francesco Terzi che ritraggono gli uomini illustri dell’Austria e di otto incunaboli, tra cui il testo divinatorio Chiromantia di Francesco degli Allegri, edizione nota grazie al reperimento di questo esemplare nella raccolta Coronini e il Parthenice di Battista Mantovano, anch’esso non attestato in altre biblioteche italiane. Concluderà il primo ciclo di conversazioni, prima della pausa del mese di agosto, Luciano Simionato che il 15 luglio alle 17. 30 racconterà la vicenda del restauro di uno splendido sécretaire abbattant viennese, esposto nel salottino di Sophie di Palazzo Coronini, che ha consentito di scoprire il nome dell’ebanista e di chi lo restaurò nel corso del tempo. .  
   
 

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