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Notiziario Marketpress di Martedì 24 Luglio 2012
 
   
  UNCEM TOSCANA, PROVINCE, OK RIDURLE MA IN UN QUADRO DI RIFORME GENERALI PRIMA CHIARIRE RUOLO E FUNZIONAMENTO E POI DECIDERE

 
   
  Firenze, 24 luglio 2012 - Sebbene ancora non si veda con chiarezza il risultato finale, sembra che il governo voglia procedere alla riduzione delle province in base al numero di abitanti e all´estensione territoriale. In Toscana, Firenze a parte (che comunque diventerà area metropolitana comprendendo anche comuni come Marradi e Firenzuola!!!) nessuna provincia possiede i numeri per restare in piedi. Quindi si andrà verso una serie di accorpamenti che potrebbero portare, nella nostra regione, a tre macro aree. Questa soluzione può anche essere sottoscrivibile ma il problema è un altro. Siamo sicuri che sia questo il miglior modo di procedere, cioé decidere in base ai parametri di abitanti e territorio e, soprattutto, decidere all´interno del meccanismo della cosiddetta "spending review"? Io credo che sia necessario e utile ridisegnare i confini delle province ma prima ancora serve chiarirne i compiti. E sciogliere un nodo essenziale: questi enti servono, e allora vanno preservati pur in un quadro di revisione, oppure no, e allora possiamo anche procedere alla loro totale abrogazione. Una riforma importante come quella delle province non può essere realizzata solo all´interno di un piano di riduzione e contenimenti dei costi. Quando si parla di riforme dovremmo sempre avere un quadro generale chiaro e definito e procedere al suo interno. Non si possono ridurre le province senza ripensare il ruolo di comuni, regioni e altri enti intermedi: a questo proposito è positivo che il governo abbia delegato ai Consigli delle autonomie locali (Cal) la ridefinizione dei nuovi organismi. Prima di decidere quali e quante province tagliare e, dunque, procedere agli accorpamenti, dovremmo avere ben chiaro il loro ruolo e il loro funzionamento. Altrimenti si rischia di mischiare un´esigenza vera e sacrosanta, la riduzione delle spese superflue nel settore pubblico, con un rimedio che rischia di non portare i risultati sperati.  
   
 

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