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Notiziario Marketpress di
Venerdì 26 Settembre 2003 |
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LA VICENDA EUROSTAT : RELAZIONE DI ROMANO PRODI PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA
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Strasburgo, 26 settembre 2003 - Di seguito riportiamo la relazione di Romano Prodi presidente della Commissione Europea in merito alla vicenda eurostat nel corso della Conferenza dei Presidenti dei Gruppi politici del Parlamento europeo "Signor Presidente, Siamo tutti consapevoli dell´importanza dell´esercizio di democrazia al quale ci dedichiamo insieme oggi In primo luogo, voglio ringraziare la Commissione per il controllo del Bilancio e in particolar modo la sua Presidente--l´onorevole Theato--e i relatori del discarico del bilancio, gli onorevoli Casaca e Bosch. Grazie alla loro energia e perseveranza oggi possiamo vedere la vicenda Eurostat e le sue implicazioni sotto una luce più chiara. Il sentimento più forte che provo e che condivido pienamente con il Presidente Pat Cox e con ciascuno di voi è di tristezza. Dopo tanti sforzi fatti dal Collegio nella sua totalità con il pieno sostegno del Parlamento e del personale per riformare la nostra istituzione, abbiamo visto ripetersi pratiche che tutti noi sinceramente speravamo appartenessero per sempre al passato. Per me, si tratta di una lezione di modestia e di un richiamo alla realtà. Alcuni hanno visto in questa crisi il fallimento della grande riforma nella quale ci siamo impegnati. A questi voglio dire molto serenamente che non è vero, o almeno di aspettare prima di giudicare. Vorrei ricordare agli Onorevoli Deputati la spietata analisi del ´Comitato di esperti indipendenti´ sulle pratiche in vigore nella Commissione europea, contenuta in una serie di relazioni rese pubbliche fra marzo e settembre 1999. Questa è la situazione ricevuta in eredità dalla mia Commissione. Un´amministrazione dove si mescolano culture amministrative diversissime, con tutti i loro pregi e i loro difetti, ma anche un´amministrazione per nulla preparata ad affrontare la crescita straordinaria dei compiti esecutivi e di gestione assunti nel corso degli anni ´90. Per porre rimedio alle gravi lacune individuate in quelle relazioni, la mia Commissione ha compiuto uno sforzo senza precedenti. Abbiamo riesaminato tutto senza concezioni aprioristiche, abbiamo riformato ovunque fosse necessario e abbiamo creato regole e codici di condotta laddove non ce n´erano. Non è rimasto un solo dettaglio che non abbiamo passato in rassegna. Quest´opera di riforma non è ancora terminata. Abbiamo però segnato una nuova rotta. Ma la Commissione non è una piccola barca da regata che vira con un solo gesto. Per cambiare direzione ha bisogno di tempo e di molto spazio. Citerò due esempi. Il nuovo Regolamento finanziario, che è il testo centrale della Riforma finanziaria, è entrato in vigore solamente il primo gennaio 2003. Il nuovo Statuto del personale, che farà da cornice a tutta la nostra riforma della gestione delle risorse umane e sarà adottato solo alla fine di quest´anno. Vi chiedo pertanto di non giudicare gli anni dal 2000 al 2003 pensando che tutto dovesse essere in ordine già dal primo giorno. La verità è che si tratta di un periodo di transizione durante il quale la nuova cultura mette progressivamente radici e i dispositivi non hanno ancora raggiunto piena efficacia. Non scarto a priori l´idea che ci vorranno altre misure per aumentare il nostro livello di sicurezza finanziaria. Abbiamo anzi adottato nuove misure e continueremo a farlo con lo spirito aperto ad apprendere dalla realtà. Tuttavia sono convinto, sulla base dei fatti stabiliti dai rapporti di inchiesta, che le deviazioni più gravi che abbiamo rilevato all´Eurostat e la cui origine si colloca negli anni ´90, avrebbero avuto poche probabilità di verificarsi in presenza dei meccanismi di prevenzione e di controllo introdotti dalla riforma e che stanno entrando progressivamente in vigore. Signor Presidente, All´inizio del mio mandato ho lanciato il motto "Tolleranza zero contro la frode". Mantengo in pieno quell´impegno. "Tolleranza zero" significa una politica di prevenzione fondata su testi chiari, responsabilità ben definite e controlli efficaci. "Tolleranza zero" significa che il fine non giustifica i mezzi. Significa che nessuno può aspettarsi dalla sua gerarchia o dai responsabili politici la minima indulgenza di fronte a comportamenti discutibili. Ma "tolleranza zero" non significa affatto giustizia sommaria o condanna senza indagini, senza prove e senza rispetto del diritto alla difesa. Signor Presidente, vorrei strutturare il mio intervento su tre grandi temi. Primo: Che cosa sappiamo oggi dell´esatta portata della vicenda? Il secondo tema riguarda l´azione della Commissione: ci siamo mossi con rapidità? In caso contrario, perché no? Per finire, non intendo affatto evitare il dibattito sulle conseguenze da trarre, comprese quelle a livello di responsabilità politica. I Fatti Che cosa sappiamo esattamente della vicenda? Ho chiesto al Direttore generale dell´Olaf, al Revisore interno e al Direttore generale aggiunto Peter Zangl, responsabile della Task force speciale, di consegnarmi una sintesi del loro lavoro sulla vicenda Eurostat in vista dell´audizione di oggi. Questi documenti vi sono stati distribuiti. Inoltre, la relazione completa della Task force e la seconda relazione intermedia del Revisore interno sono state trasmesse seguendo la procedura detta dell´Allegato Iii per consentire alla Commissione per il controllo del Bilancio di svolgere un´analisi più approfondita. Le sintesi che vi sono state distribuite oggi, assieme alla relazione dell´Olaf, costituiscono la base dell´analisi che vi espongo. Ad esse vorrei aggiungere che ho ricevuto personalmente gli autori di queste relazioni i quali mi hanno assicurato due cose: in primo luogo che non hanno ricevuto alcuna pressione per orientare l´analisi e le conclusioni in un senso o nell´altro; in secondo luogo che le sintesi che mi hanno consegnato riflettono bene il contenuto e l´equilibrio delle relazioni finali. Per prima cosa, vorrei ricordare l´origine di queste vicende inserendole nel loro contesto. All´origine di tutta la vicenda c´è uno schema che era già stato individuato nelle Relazioni degli esperti indipendenti del 1999. L´eurostat, come altri servizi della Commissione negli anni ´90, ha assunto un numero crescente di funzioni senza avere il personale adeguato per svolgerle. E come altri servizi, è ricorsa a collaborazioni esterne, finanziate tramite sovvenzioni, o a contratti per esperti e servizi senza disporre di un quadro di gestione adeguato. Occorre aggiungere a questo quadro una specificità inerente all´attività statistica, un settore nel quale le principali competenze sono interne o affiliate agli Istituti nazionali di statistica. Da ciò deriva la creazione di strutture con lo statuto di società senza fini di lucro (Asbl) che offrivano a Eurostat le competenze necessarie, sostanzialmente sulla base di sovvenzioni. Queste strutture venivano considerate in qualche modo un prolungamento di Eurostat. I loro esperti lavoravano spesso nelle sedi della Commissione, a volte sotto il controllo diretto del personale dirigente di Eurostat e i loro organi societari erano costituiti dagli alti funzionari di Eurostat e degli Istituti nazionali di statistica. Tale coabitazione allora era nota e accettata dalla Commissione. Questa situazione comportava evidenti rischi, soprattutto a livello di conflitto di interessi. Malgrado le istruzioni impartite dalla Commissione precedente di ritirarsi da questi organi e malgrado la forte dotazione di personale statutario che la Commissione aveva accordato a Eurostat fra il 1995 e il 1999, il Direttore generale ha proseguito la cooperazione con questi enti sotto altre forme e in altri modi. Si sono verificate quindi delle deviazioni. Un certo numero di relazioni di audit, in particolare quella portata a termine nel giugno del 2000 sui circuiti finanziari di Eurostat, evidenziano irregolarità a volte gravi o gravissime rispetto ai testi in vigore, irregolarità che arrecano danno agli interessi finanziari dell´Unione. Tutte queste relazioni sono state trasmesse all´Olaf da Eurostat o dal Controllo finanziario centrale, diventato poi Dg Audit. L´olaf ha aperto diverse inchieste e finora ha deferito tre casi alla magistratura. Signor Presidente, Onorevoli Deputati Poiché avete già la sintesi dell´Olaf e delle altre indagini credo non ci sia bisogno di dare ulteriore lettura dei fatti. Vorrei confermare comunque che questi fatti ci sono apparsi in tutta la loro gravità e portata nel maggio 2003, nella prima nota sostanziale trasmessa dall´Olaf al Segretariato generale. Oltre alla gravità dei fatti, l´elemento senza precedenti e più sconfortante è che nella vicenda Data Shops sono implicati lo stesso Direttore generale di Eurostat e un altro alto funzionario. Questo ha spezzato un anello fondamentale: la legittima fiducia che il livello politico accorda a un Direttore generale. Il fatto getta una luce completamente diversa sull´intera vicenda Eurostat e impone una rilettura profonda di tutta la cronologia degli eventi. Questa nota dell´Olaf, successiva alla trasmissione degli atti alla Procura di Parigi, è stata tanto più sconvolgente in quanto si erano appena conclusi i lavori difficili ma costruttivi che avevano portato al discarico del bilancio per il 2001. Vorrei aggiungere, a questo proposito, che condivido l´amarezza della Commissione per il controllo del Bilancio e del suo relatore l´Onorevole Casaca che, dopo aver mostrato un atteggiamento tanto costruttivo, hanno certamente avuto l´impressione di un raggiro. Ritengo mio dovere di fronte alla Commissione per il controllo del Bilancio e soprattutto di fronte a lei, Onorevole Casaca, fare piena luce su questa vicenda e analizzare scrupolosamente le mancanze che hanno condotto a questa carenza di informazione. Che cosa rivelano le indagini che abbiamo commissionato e il riassunto dell´Olaf? Traggo, con un´analisi che voi potete riscontrare nei testi, le seguenti dieci conclusioni. Primo. I fatti precedenti il 1999, che sono stati oggetto degli audit e, in seguito, delle indagini dell´Olaf costituiscono, oltre all´eventuale rilevanza penale, un campionario di cattive pratiche, di lassismo, direi persino di dilettantismo nella gestione e nel controllo. Di patenti irregolarità e di frodi potenziali, se non di frodi vere e proprie. E di tutto questo si è reso responsabile il più alto livello della gerarchia di Eurostat. Secondo. A partire dal 1999 non ci sono più prove che queste pratiche si siano ripetute o che siano proseguite. Naturalmente, questa affermazione è da prendere con tutte le cautele del caso visto che le indagini sono ancora in corso. In particolare, non sono più affluiti fondi alle riserve segrete costituite nel contesto dei Data Shops, benché resti qualche punto interrogativo sulla liquidazione dei conti aperti fra il 1996 e il 1999. Tuttavia, le pratiche del passato hanno avuto certamente un impatto duraturo sulla situazione competitiva dei principali contraenti di Eurostat. Terzo. A partire dal 1999/2000 sono state progressivamente introdotte misure correttive nel quadro della riforma. Sono stati introdotti nuovi circuiti e procedure finanziari, manuali adeguati e standard di controllo interno. Tuttavia la chiusura con il passato e la correzione delle situazioni indicate nelle relazioni di audit sembra essere stata condotta in condizioni di trasparenza ridotta e in modo incompleto. La situazione di transizione creata dalla riforma finanziaria ha creato un terreno favorevole, poiché, lo ricordo, fino al primo gennaio 2003 è rimasto in vigore il vecchio sistema, in particolare l´approvazione ex ante del Controllo finanziario centrale. Quarto. L´assenza di trasparenza e di comunicazione all´Eurostat spiega anche perché sia il livello centrale che il livello politico non abbiano potuto individuare le deviazioni per tempo. La comunicazione del Direttore generale con i suoi Direttori e soprattutto con il Commissario responsabile risulta insoddisfacente. È sintomatico che la Direttrice incaricata della gestione delle risorse avesse il mandato di migliorare le procedure di gestione future ma di "non occuparsi del passato", vale a dire del seguito da dare agli audit. È altrettanto sintomatico e grave che la prima menzione dell´esistenza di una relazione di audit inviata all´Olaf sui Data Shops e sul Cesd sia apparsa in un briefing inviato da Eurostat al Gabinetto del Commissario solo nel luglio 2002. Inoltre, questo briefing è pervenuto al Gabinetto solo dietro sua specifica richiesta e le informazioni erano poco proporzionate rispetto alla gravità dei fatti. In realtà, le regole di condotta vigenti avrebbero richiesto un´informazione spontanea, immediata e completa sin dal primo contatto fra il Direttore generale e il suo Commissario. Si tratta di un punto importante sul quale ritornerò. Quinto. La nuova cultura di responsabilità, di controllo e di attenzione nella condotta delle operazioni finanziarie ha fatto fatica ad affermarsi all´Eurostat. Si tratta forse dell´effetto di una chiara assenza di mobilità del personale e dei quadri evidenziata in una delle relazioni? Oppure si deve al carattere molto specifico delle attività statistiche? O forse alla personalità del Direttore generale? In ogni caso, malgrado un più alto rispetto formale delle procedure, alla fine del 2002 ritroviamo la stessa dipendenza di Eurostat da un gruppo piccolissimo di fornitori di servizi. Sesto. Tenendo conto di ciò che il Direttore generale sapeva su tutti questi casi, alcuni contratti stipulati dopo il 2000 da Eurostat--contratti che abbiamo comunque deciso di rescindere a luglio 2003-- non si sarebbero indubbiamente dovuti concludere in applicazione del più elementare principio di precauzione. Questo fatto continua a sorprendermi e anche a preoccuparmi. La mia preoccupazione cresce leggendo certe osservazioni espresse nelle relazioni della Task force e dell´Ias secondo cui le gare d´appalto spesso hanno messo in concorrenza solo un numero ridottissimo di società, molte delle quali di proprietà degli stessi gruppi. Settimo. Come minimo, e sulla base dell´esperienza infelice degli anni ´90, ci sono le basi per un´indagine immediata e più profonda sul sistema di controllo e di esecuzione di questi contratti nel contesto dell´audit sistematico che l´Ias ha già programmato e che occorre avviare con urgenza. Ottavo. Ci sono le basi anche per un´ampia indagine amministrativa, con il consenso dell´Olaf, su eventuali mancanze della dirigenza dell´Eurostat nell´applicazione delle regole di attribuzione e di esecuzione dei contratti e delle sovvenzioni. Nono. La situazione di Eurostat così come si delinea in queste indagini richiede, secondo me, una riorganizzazione profonda dell´Eurostat sulla quale tornerò più tardi. Decimo. Il Revisore interno nel suo rapporto fa delle osservazioni sulla gestione finanziaria che meritano la nostra attenzione. È certo che si rilevano delle debolezze all´Eurostat, ma occorre interrogarsi anche sui miglioramenti da apportare a livello di controllo centrale. Signor Presidente, signore e signori, Questi sono i fatti e i commenti preliminari che tali fatti mi suggeriscono. Il secondo tema che intendo affrontare riguarda l´azione della Commissione di fronte a questi eventi. Non voglio sfuggire alle comprensibili domande sulla nostra reazione di fronte alla vicenda Eurostat. Dal momento in cui lo scorso maggio sono venuto a conoscenza del coinvolgimento degli alti funzionari di Eurostat da una corrispondenza dell´Olaf, ho preso immediatamente misure rigorose e senza precedenti e ne ho subito informato il Parlamento. Mi hanno rimproverato addirittura di aver avuto una reazione eccessiva, rimprovero che io non prendo affatto alla leggera. Prima di passare a un´analisi dettagliata della nostra azione, vorrei ricordate questo fatto essenziale: I fatti più gravi si sono verificati negli anni precedenti il mio arrivo, ma è sotto la mia Commissione che le Relazioni di audit su queste deviazioni si sono concluse e sono state trasmesse all´Olaf. È sotto la mia Commissione che l´Olaf, svolge le sue indagini in piena indipendenza e senza alcuna ingerenza. È sotto la mia Commissione che si sono chiuse le inchieste e sono state trasmesse alla magistratura, che alti funzionari sono stati rimossi, che si sono rescissi i contratti con tutti gli enti suscettibili di essere implicati nelle irregolarità. E vi assicuro che inchieste supplementari verranno avviate per estirpare il male alla radice. Tuttavia condivido la frustrazione di molti di voi quando mi dite "da qualche tempo vi avevamo dato indicazioni su certi fatti di cui eravamo a conoscenza, abbiamo inviato degli avvertimenti, ci siamo posti alcune domande, ecc. E l´azione è stata tardiva". È vero. Questi segnali non sono stati captati. E questa è effettivamente una domanda alla quale non intendo sottrarmi. Vi chiedo semplicemente di riconoscere con me che è infinitamente più facile captare questi segnali oggi che ieri. A questo punto, signor Presidente, sento il dovere di rispondere alle seguenti domande: chi, nel periodo 2000-2003 quando i meccanismi della riforma si stavano concretizzando poco a poco in tutta la Commissione, sapeva e chi poteva fare qualcosa? Il primo a sapere, ovviamente, era il Direttore generale stesso di Eurostat. Le indagini rivelano che il livello di comunicazione in seno alla sua Direzione generale era inadeguato. Questo spiega perché le misure correttive delle situazioni passate siano state insufficienti. La Riforma lo chiamava a rendere conto delle proprie attività, ma la Relazione annuale che ha inviato nel 2002 relativa all´anno 2001, conteneva riserve così poco esplicite da non costituire un segnale d´allarme chiaro. Per quanto riguarda in modo particolare le informazioni al Commissario responsabile, dalla relazione dell´Ias risulta chiaramente che esse erano inadeguate. All´atto del suo insediamento, il Commissario Solbes non è stato informato di nessuno, ripeto nessuno, dei casi di cui tratta la sintesi dell´Olaf: Eurocost, Eurogramme, Data Shops e Cesd. Mi dispiace ripetermi, tuttavia si tratta di un punto importantissimo. A questo punto, occorre considerare con attenzione la cronologia. Per riassumere, direi che per tutto il periodo compreso fra il 2000 e il 2001 le informazioni sono venute da Eurostat con il contagocce e avevano sempre un tono rassicurante. Nel 2002 è arrivato qualche segnale più significativo: la Relazione annuale delle attività per l´anno 2001 di cui ho già parlato. Ma soprattutto la nota di briefing, richiesta a Eurostat dal gabinetto nel luglio 2002 dopo la pubblicazione del comunicato dell´Olaf, che annunciava la trasmissione di due serie di atti riguardanti Eurostat alla Procura di Lussemburgo. Questa nota di briefing, alla quale la Relazione dell´Ias dedica un´analisi dettagliata, porta per la prima volta all´attenzione del gabinetto responsabile l´esistenza delle relazioni di audit trasmesse all´Olaf sui casi Data Shops e Cesd. Si può pensare che a partire da quel momento al gabinetto fossero giunti alcuni pezzi del puzzle, pezzi di per sé non sufficienti a far scattare la reazione, perché mancava l´elemento più importante: il coinvolgimento del Direttore generale stesso. Ciascuno di noi, secondo la propria cultura amministrativa, può giudicare questa chiara mancanza di comunicazione e quindi di reazione. Qualcuno può ritenere che toccasse al gabinetto esercitare una pressione più forte e andare a caccia di quelle informazioni che il Direttore generale non forniva spontaneamente. Io mi pongo una domanda semplice. Chi aveva interesse a nascondere la verità su certi fatti che risalivano al passato? Certo non il Commissario Solbes! E mi faccio anche un´altra domanda. Si può fondare il rapporto fra un Commissario e il suo Direttore generale su una base diversa della fiducia reciproca? Questo è ciò che ha fatto il Commissario Solbes. Comportarsi diversamente implicherebbe dei poteri di indagine paralleli che qui non vuole nessuno. Chi altri aveva questa visione globale? La risposta è l´Olaf. Tuttavia, per diverse ragioni sulle quali Brüner, il suo Direttore, ha già riferito in Parlamento, l´obiettivo principale delle indagini dell´Olaf è quello di radunare un numero sufficiente di prove e di trasmettere alla magistratura elementi solidi di conoscenza. Sono riconoscente al Dott. Brüner per aver dichiarato al Parlamento che la Commissione da me presieduta ha sempre rispettato scrupolosamente la sua assoluta indipendenza. L´olaf è il solo responsabile delle sue indagini e delle informazioni che fornisce. Nella condotta delle indagini riguardanti Eurostat si può dire, senza lanciare accuse verso un servizio giovane, che l´azione dell´Olaf è stata lenta. L´olaf era di fatto l´unico servizio, oltre allo stesso Direttore generale di Eurostat, a disporre per molto tempo di una serie di relazioni di audit che, nell´insieme, già componevano un quadro impressionante di irregolarità o quantomeno di cattiva gestione, ancor prima che avessero inizio le indagini. L´olaf non ha ritenuto di avvisare la Commissione della portata reale dei fatti individuati in queste relazioni. E la nostra preoccupazione di non interferire nelle indagini dell´Olaf ha frenato la nostra capacità di determinare le eventuali responsabilità e di adottare le misure cautelative necessarie a proteggere gli interessi finanziari dell´Unione. Alla luce degli eventi, penso che dobbiamo riflettere insieme su come consentire all´Olaf di svolgere meglio i suoi compiti, soprattutto fornendogli più personale per condurre le indagini. Occorre anche chiarire, come abbiamo già iniziato a fare con un Memorandum of understanding, le condizioni per uno scambio di informazioni più concreto e più rapido fra l´Olaf e la Commissione. Ricordo che il Parlamento, e in modo particolare la Cocobu, lotta da anni per portare avanti l´idea di un Procuratore europeo. Questa idea non ha avuto l´eco che essa merita né presso gli Stati membri né alla Convenzione. Eppure, la vicenda Eurostat illustra perfettamente il valore aggiunto di un Procuratore europeo. In questo caso, esso avrebbe raccolto direttamente le informazioni, avrebbe svelato prima la possibilità di una frode, con il sostegno diretto dei suoi delegati negli Stati membri. Avrebbe cioè offerto garanzie migliori dei diritti degli individui implicati nei diversi casi. In questo contesto si pone di nuovo la questione dell´esternalizzazione dell´Olaf il cui ruolo potrebbe svilupparsi verso quello di ausiliario di giustizia sia per le indagini interne che per quelle esterne. Ci sono state mancanze a livello di controllo centrale? In primo luogo, è vero che la Dg Audit (l´ex Controllo finanziario) nel 2000 aveva completato un audit sui circuiti finanziari di Eurostat. Questa relazione è stata inclusa nella voluminosa eredità che l´ex Direttrice generale della Dg Audit ha trasmesso, lasciando l´incarico nel giugno 2002, a tutti i Direttori generali affinché ciascuno di essi conducesse il suo lavoro in conformità alle disposizioni introdotte dalla Riforma. Quanto al nuovo Servizio di audit interno, che ha preso il posto della vecchia Dg Audit, ha considerato queste 64 relazioni ricevute in eredità dal suo predecessore, comprese quelle riguardanti Eurostat, come materiale di riferimento che sarebbe dovuto servire per audit futuri e non per analizzare il passato. E sappiamo che né Eurostat né il Controllo finanziario hanno inviato questo audit su Eurostat ai responsabili politici. In secondo luogo, la relazione di diverse centinaia di pagine inviata dal signor Van Buitenen all´Olaf e al Direttore generale della Dg Admin nell´agosto del 2001 conteneva diverse pagine sui fatti riguardanti l´Eurostat. La Dg Admin e l´Olaf si sono accordati per suddividere il seguito di questo dossier fra di loro. Poiché l´Olaf in quel momento aveva già aperto alcune inchieste su Eurostat è stato deciso che spettasse all´Olaf dare seguito alla parte Eurostat della Relazione Van Buitenen. In terzo luogo, non posso non menzionare le numerose interrogazioni parlamentari che hanno attirato la nostra attenzione su alcuni aspetti della questione e alle quali abbiamo sempre risposto in buona fede ma sulla base delle informazioni di cui disponevamo all´epoca e che, alla luce di ciò che sappiamo oggi, si rivelano parziali. Complessivamente il quadro non è affatto buono, ma rinvia ai tre elementi che ho già menzionato e cioè: una riforma che viene attuata progressivamente con degli scarti inevitabili nel passaggio da un sistema all´altro, relazioni ancora imprecise fra l´Olaf e la Commissione e, infine, la mancanza di trasparenza e di comunicazione all´Eurostat. La situazione non riguarda solamente i servizi. La sensibilità del livello politico ai segnali che pure arrivavano non è stata soddisfacente. Anche su questo piano ha prevalso un riflesso di non intervento. L´olaf era al lavoro e il Direttore generale sembrava avere la situazione sotto controllo. E allora, perché fare altre mosse con il rischio di vedersi accusare di interferenze nella gestione? In assenza di comunicazioni dell´Olaf, questa idea di compartimenti stagni nei rapporti fra i servizi e i gabinetti in materia di gestione ha generato molte difficoltà. Non si tratta di una questione di facile soluzione. Senza tornare all´interventismo dei gabinetti del passato, la vicenda Eurostat dimostra che non abbiamo ancora risolto il problema. Arrivo ora alle conseguenze che dobbiamo trarre da questa vicenda. Vorrei farlo su tre piani: - Eurostat, - la riforma e - la responsabilità politica. In primo luogo, per quanto riguarda l´Eurostat stesso, abbiamo già reagito con decisione. Dallo scorso mese di maggio abbiamo preso misure drastiche. Sul piano giudiziario, una denuncia contro ignoti alla Procura di Parigi. Restiamo pronti a rispondere a questo proposito ad ogni suggerimento dell´Olaf. Sul piano disciplinare, procedure disciplinari contro tre alti funzionari di Eurostat. E ne apriremo altre se fatti nuovi lo richiedessero. Voglio cogliere questa occasione per ribadire la mia incrollabile volontà di andare fino in fondo e sradicare il male alla radice. Ci vorrà del tempo. Ma la vicenda verrà liquidata fino alle conseguenze ultime. Non dubitate del mio impegno o della mia volontà di trasparenza totale di fronte al Parlamento, e in particolare della Cocobu. A livello dei contratti, abbiamo immediatamente sospeso i pagamenti, e in seguito rescisso, secondo le procedure previste, tutti i contratti che legano le nostre istituzioni con gli organismi e le società suscettibili di essere implicate in queste vicende. Abbiamo nominato al vertice di Eurostat un nuovo Direttore generale. La prossima settimana farò adottare dalla Commissione il nuovo organigramma dell´Eurostat che risponde a due obiettivi: focalizzare le missioni di Eurostat e trasformare la cultura amministrativa. Un piano di mobilità a livello di Direttori e Capi unità accompagnerà questa ristrutturazione. In secondo luogo, questa vicenda ci porta a considerare di nuovo l´efficacia dei meccanismi istituiti con la riforma. Il principio fondamentale della Riforma finanziaria prevista dal Regolamento finanziario entrato in vigore nel 2003 è la soppressione del controllo finanziario ex ante esercitato a livello centrale. Il controllo finanziario centrale ex ante è un´illusione, come è stato dimostrato largamente in passato e come conferma l´esperienza recente. I contratti e le sovvenzioni di Eurostat sui quali l´Ias ha indagato per il periodo 1999/2002 avevano ottenuto l´accordo previo del Controllo finanziario centrale. A livello centrale, vista la massa delle operazioni, si può esercitare solamente un controllo puramente formale e procedurale. Sarebbe pertanto un grave errore reintrodurlo. La chiave della Riforma finanziaria è precisamente quella di attribuire tutta la responsabilità delle operazioni alle Direzioni generali. In questo quadro, il Direttore generale assume la responsabilità diretta di organizzare i circuiti finanziari, di stabilire e applicare standard elevati di controllo interno e di dotarsi di una struttura interna di audit. A questo potere e a questa responsabilità personale e diretta attribuita ai Direttori generali si contrappone una serie di misure di riequilibrio e di controllo che si stanno progressivamente concretizzando dal 2000. Ne citerò due. La Relazione annuale delle attività, abbinata a una Dichiarazione di garanzia, nella quale il Direttore generale rende conto della sua gestione e si assume le sue responsabilità. Il primo esercizio di questo tipo è stato condotto nel 2002 relativamente all´anno 2001. Si tratta di un processo di apprendimento. Il secondo è in corso attualmente. Le Relazioni delle attività dei Direttori generali così come il rapporto di sintesi che ne risulta vengono trasmessi al Parlamento e alla Corte dei conti. Un´altra misura di riequilibrio è il Servizio di audit interno istituito nel 2001 che ha potere di indagine su tutti i servizi, riferisce al Collegio e raccoglie una sintesi di tutte le Relazioni di audit svolte nei servizi. Alla luce della vicenda Eurostat, a luglio 2003 abbiamo chiesto ai servizi di comunicare ai responsabili politici, almeno una volta ogni sei mesi, i risultati delle loro indagini e la loro valutazione dei problemi gestionali e abbiamo loro chiesto di attirare l´attenzione del Commissario competente quando venga rilevato un caso di irregolarità. Quanto ho riferito dimostra che tutti i meccanismi previsti dalla riforma finanziaria si stanno progressivamente concretizzando. Ai punti già toccati aggiungo altri aspetti della Riforma, come ad esempio un quadro giuridico e procedurale chiaro per la gestione delle sovvenzioni, la regola della mobilità per le funzioni sensibili, la mobilità dei quadri superiori, le regole riguardo il whistle blowing, ecc. Certo non oserei affermare di fronte a voi che la frode è diventata impossibile. Posso però sostenere che il ripresentarsi di vicende come quelle che abbiamo visto all´Eurostat è diventato infinitamente meno probabile. Infine, non voglio sottrarmi al dibattito sulla responsabilità politica. La Conferenza dei capigruppo e la Commissione per il controllo del Bilancio hanno ascoltato i tre Commissari che, a vario titolo, sono interessati da queste vicende: il vicepresidente Neil Kinnock e i Commissari Michaele Schreyer e Pedro Solbes che, in quell´occasione, vi hanno esposto il loro punto di vista sulla vicenda. Conoscete bene questi tre Commissari e quindi non ho bisogno di sottolineare la loro integrità personale e le loro capacità politiche. Neil Kinnock ha condotto con talento ed energia la grande riforma della Commissione da me voluta e che continua. Michaele Schreyer ne ha assunto con competenza la parte finanziaria e di bilancio. Infine Pedro Solbes ha conquistato il rispetto di tutti per il modo in cui disimpegna funzioni fra le più alte alla Commissione, ovvero l´Unione economica e monetaria e il Patto di stabilità e di crescita. Per quanto riguarda Michaele Schreyer, l´analisi dei fatti dimostra che non ha ricevuto il rapporto di audit del Controllore finanziario del marzo 2000 e che quindi non era in condizione né di agire né di lanciare segnali di avvertimento. Conto ora sul suo impegno per assolvere al compito di adattare il nostro sistema contabile alle raccomandazioni della Corte dei conti. Per quanto riguarda Neil Kinnock, il suo unico legame con la vicenda Eurostat si limita al caso della signora Schmidt-brown, che i suoi servizi hanno trattato come un caso di discordia nel personale. Il Commissario Kinnock in seguito ha fornito alla signora Schmidt-brown tutto il sostegno necessario. Per quanto riguarda Pedro Solbes, infine, tutta la ricostruzione che vi ho fornito e che si fonda sull´insieme delle relazioni oggi a mia disposizione dimostra che le deviazioni di Eurostat risalgono, sostanzialmente, a un periodo nel quale il Servizio non ricadeva sotto la sua responsabilità. Il Commissario Solbes non è stato informato correttamente dal suo Direttore generale. Dirò di più: sulla base dei dati si può parlare quasi di disinformazione quando, da parte sua, aveva fondato la sua relazione con Eurostat sulla base della fiducia accordata al suo Direttore generale. Nessuno infatti poteva prevedere che l´indagine dell´Olaf avrebbe chiamato in causa addirittura il Direttore generale. Quindi il Commissario Solbes non ha nulla da rimproverarsi personalmente. Tuttavia gli ho naturalmente parlato e, altrettanto naturalmente dal profondo della sua onestà individuale, condivide la mia tristezza e il mio grande rammarico per tutti questi avvenimenti. Signor Presidente, signore e signori Vi ricordo i dibattiti che abbiamo avuto all´inizio del mio mandato sulla responsabilità politica e in particolare sulla responsabilità individuale dei Commissari. Vi ho detto che gli impegni che avevo raccolto dai Commissari mi avrebbero consentito di agire se la situazione l´avesse richiesto. Ciò resta ancor più valido oggi. Oggi infatti si tratta di sapere se la vicenda Eurostat implica una responsabilità politica. Nel 1999 avevamo in mente il caso in cui un membro della Commissione potesse incorrere in vicende giudiziarie. Da parte mia, ho preso in considerazione anche i casi di un Commissario che infrangesse le regole della collegialità, tenesse una condotta personale inappropriata o, più semplicemente, non fosse all´altezza del compito. Siamo in questa situazione? La mia risposta è chiara: No! Sulla base dei fatti che ho appena esposto, ritengo, dopo attente riflessioni e in tutta coscienza che non ci siano le condizioni per chiamare in causa la responsabilità politica e chiedere l´allontanamento di un Commissario. Ciò non significa che queste vicende non ci impartiscano alcuni insegnamenti. Ne vedo anzi tre che vi passo a esporre: Eurostat: esso dovrà essere ristrutturato a fondo e focalizzato nelle sue funzioni. La riforma: essa dovrà essere consolidata sui seguenti punti: relazioni fra Commissari, gabinetti e servizi, relazioni fra il centro e la periferia in materia di controllo e di audit e trasparenza e semplificazione delle procedure. Olaf: ad esso dovrà essere garantita l´autonomia in una cornice politica chiara. In questo contesto, ribadisco la mia volontà di portare avanti l´idea di un Procuratore europeo e di presentare le necessarie proposte legislative. Sulla riforma e sull´Olaf chiedo a Neil Kinnock e a Michaele Schreyer di procedere a una analisi della situazione e di proporre un piano d´azione con tutte le raccomandazioni necessarie per operare i miglioramenti che appaiono indispensabili alla luce degli eventi. Sono pronto a tornare in questa sede per condividere con voi queste analisi. Onorevoli Deputati, gli insegnamenti di queste vicende sulle quali abbiamo insieme meditato non solo debbono spingerci a fare giustizia per il passato, ma debbono anche guidarci per far avanzare e progredire le nostre Istituzioni". |
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