Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 













MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web








  LOGIN


Username
 
Password
 
     
   


 
Notiziario Marketpress di Venerdì 03 Ottobre 2003
 
   
  L’ASSOLUTO DIRITTO DI MORIRE “BENE” MALATTIE INGUARIBILI E CURE PALLIATIVE: DUE CONVEGNI DI FILE RILANCIANO LA POLEMICA. IN ITALIA UNA DECISIONE DEI MEDICI DIETRO IL 23% DEI DECESSI

 
   
  Firenze, 3 ottobre 2003 – Problemi etici, professionali, organizzativi. Per quanto i pazienti senza più speranza siano oggetto di attenzioni e sensibilità crescenti, il civile diritto di morire “bene” si scontra con la sordità di pregiudiziali e comportamenti ancora oggi dominanti, sia nella società che in medicina. Due importanti convegni ravvicinati organizzati da File, la Fondazione Italiana di Leniterapia, affrontano ora questi delicatissimi argomenti con l’obiettivo di affermare il principio indiscutibile che chi sta morendo deve essere considerato persona fino all’ultimo respiro e dunque trattato come tale, rispettandone l’autonomia delle scelte con comprensione e condivisione. Le due iniziative sono state presentate oggi in Palazzo Vecchio nel corso di una conferenza stampa, protagonisti l’assessore alla Sanità Graziano Cioni, il presidente di File, Donatella Carmi Bartolozzi, Piero Morino, responsabile dell’Unità di Cure Continue della Asl 10°, Franco Toscani, del Comitato Etico di Fine Vita (C.e.f.) presso la Fondazione Floriani, Raffaele De Gaudio, cattedra di Anestesiologia e Rianimazione dell’Università degli Studi di Firenze, ed Eugenio Paci, direttore dell’Unità Operativa di Epidemiologia Clinica e Descrittiva del Cspo, il Centro Studio Prevenzione Oncologica di Firenze. Il Cspo ha per l’appunto collaborato a una ricerca europea sulle decisioni mediche di fine vita condotta in Belgio, Olanda, Danimarca, Svezia, Svizzera e, in Italia, nelle province di Firenze, Prato, Forlì, Venezia e Trento. Pubblicata a fine luglio dalla nota rivista scientifica inglese Lancet, la ricerca dimostra che la proporzione di decessi preceduti da una decisione medica di fine vita (interruzione di cure ormai ritenute inutili, uso di antidolorifici) oscilla tra il 23% dell’Italia e il 51% della Svizzera. La somministrazione di farmaci con l’intento esplicito di dare la morte (eutanasia) è invece inferiore all’1% in Italia, Danimarca, Svezia e Svizzera, 1,8% in Belgio, 3,4% in Olanda. Secondo un’altra ricerca dell’Istituto di ricerca in Medicina palliativa Lino Maestroni (Cremona) il 42% dei pazienti muore in ospedale senza un controllo adeguato del dolore. Questi dati mettono a fuoco un fenomeno importante, una tendenza sulla quale si discuterà a fondo nel corso dei due convegni di File. Il primo, Aiutare a morire è sempre eutanasia? (3 ottobre, Palazzo degli Affari, piazza Adua 1, ore 8 – 18), è curato dal Comitato per l’Etica di Fine Vita presso la Fondazione Floriani. L’altro, La fine della vita nelle Unità di Terapia Intensiva (4 ottobre, Sala Verde di Palazzo Incontri, Via de’ Pucci 1, ore 9 – 13), nasce invece in collaborazione con la Sezione di Anestesiologia e Rianimazione dell’Università di Firenze. I due appuntamenti hanno evidenti affinità e hanno in comune anche molti e prestigiosi protagonisti nel campi di medicina, bioetica, diritto. Se il convegno con l’Università di Firenze ha un’impronta più tecnica (si tratta di inserire le cure palliative nelle terapie intensive), quello curato dal C.e.f. Punta ad approfondire l’aspetto etico della questione. Ma in entrambi i casi si insiste sulla necessità di stare davvero dalla parte del malato offrendo risposte adeguate ai suoi bisogni fisici, psicologici, spirituali e sociali per migliorarne, nella misura del possibile, la qualità degli ultimi giorni di vita. E’ un modello di medicina che rifiuta l’accanimento terapeutico e che crede, invece, nel dovere di ridurre la percezione della sofferenza, una necessità che può diventare prioritaria rispetto alla cura della malattia stessa. Tuttavia, è stato ricordato, convinzioni culturali, religiose, se non banali timori e opportunismi, inducono spesso alla rinuncia ai trattamenti palliativi. All’accompagnare il paziente verso una morte dignitosa si preferisce allungare una vita ormai segnata dal dolore. Lo sviluppo di sempre nuove tecniche di diagnosi e di nuove terapie finisce così per emarginare come relitto di un passato non scientifico l’aspetto centrale della cura, ovvero il rapporto col paziente. Il quale è costretto a cercare altrove la dimensione umana che macchine, bisturi e i farmaci paradossalmente gli negano. Fenomenologie dello spirito (e del corpo) messe bene in evidenza nel libro Alla fine della vita. Casi e questioni etiche realizzato dalla Fondazione Floriani (Editore Guerini, pagine 158, € 15,50). Soprattutto nelle malattie inguaribili, osservano gli autori, simboli e rituali della morte conservano un valore da non sottovalutare. Scegliendo di rimuoverli, la società contemporanea sta rinunciando all’idea stessa dell’aiuto ad affrontare l’estrema separazione. Un soccorso che le cure palliative sono invece in grado di offrire. Non hanno l’inutile ambizione di intervenire sulle cause di una malattia ormai fatale, ma agiscono con efficacia sui sintomi, mitigano la sofferenza, danno respiro, allontanano paure e spettri. “Ne’ si può mai dimenticare”, insiste il presidente di File, “il diritto del paziente a un’informazione piena, data con tatto, e nel rispetto della sua autonomia, benché molti preferiscano delegare ogni decisione a familiari e medici. In altre parole, il pieno successo delle cure lenitive sta nell creare le condizioni che permettano una buona morte nel rispetto della dignità e delle scelte del morente. I nostri convegni hanno lo scopo primario di diffondere questa cultura”. Segreteria Organizzativa: File Fondazione Italiana di Leniterapiaò Borgo degli Albizi, 15 – 50122 Firenze Tel 055-200.12.12 Fax 055-535.31.43 E-mail: file@leniterapia.It    
   
 

<<BACK