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Notiziario Marketpress di Lunedì 20 Ottobre 2003
 
   
  DAVID LEES L´ITALIA NELLE FOTOGRAFIE DI LIFE FIRENZE, GALLERIA DEGLI UFFIZI, REALI POSTE, 19 OTTOBRE - 30 NOVEMBRE 2003

 
   
  Firenze, 20 ottobre 2003 - A me interessa il punto di vista. Come vedeva l´Italia, nel trentennio cruciale che sta fra i Quaranta e i Settanta del Novecento, un fotografo come David Lees? David Lees, intellettuale di grande cultura artistica e letteraria, anglosassone e cosmopolita, però fiorentino per educazione e per residenza. All´epoca lavorava per la rivista americana "Life", sapeva quindi di dover rispondere alle attese di un pubblico di massa. È importante fissare le coordinate storiche e, con quelle, il referente culturale e sociologico. Gli anni - lo abbiamo detto - sono quelli più creativi e tumultuosamente vitali nella storia moderna del nostro paese. L´occhio è quello di chi, stando in Italia e guardando l´Italia da una prospettiva colta, parla dell´Italia all´America delle classi medie. Deve farlo - qui sta l´efficacia e il fascino del suo lavoro - mantenendo alta la qualità tecnica e l´originalità intellettuale delle invenzioni, senza però collocarsi in una visuale aristocratica, elitaria. L´italia di David Lees è, deve essere, l´Italia che immaginavano e sognavano i lettori di "Life" in quegli anni. Ed ecco un affascinante percorso attraverso un paese che non c´è più ma i cui sublimi stereotipi durano ancora nell´immaginario universale, ancora condizionano l´idea che all´estero hanno di noi. L´italia è il paese dove i capitani d´industria, gli imprenditori e i creatori di stile (Gianni Agnelli, Adriano Olivetti, Enrico Piaggio. Emilio Pucci, Ferragamo) sono un po´ principi del Rinascimento e un po´ spregiudicati condottieri, qualcosa di mezzo fra Lorenzo il Magnifico e il Gattamelata. L´italia è il luogo della artisticità totale, la finestra aperta sul miracolo di arte vita e natura armoniosamente coniugate. Per questo i grandi spiriti del Novecento l´hanno scelta come loro teatro e loro cornice. Indimenticabili le foto scattate al vecchissimo Berenson ultimo dandy preraffaellita che porta la sua decrepitezza con squisito "understatement" e, a Venezia, i ritratti di Pound, poeta tanto grande quanto per gli americani di quegli anni (1963) imbarazzante, considerati i suoi trascorsi fascisti. In Italia c´è la Chiesa cattolica potente, sontuosa, destinata a durare nei secoli, custode di vasti obliqui segreti, affascinante nei suoi riti e nelle sue liturgie. La foto zenitale che rappresenta i funerali di Giovanni Xxiii - la salma vestita degli abiti pontificali al centro del presbiterio di San Pietro, vista dall´alto - e la visione d´insieme dell´inaugurazione del Concilio Ecumenicovaticano Ii con i duemilaquattrocento vescovi della Chiesa universale convenuti da ogni parte del mondo, rimarranno fra i documenti irrinunciabili del Xx secolo. C´è, nelle foto di David Lees, una cupa e antica Italia che può dare brividi di medioevale paura (i confratelli della Misericordia vestiti di nero) e c´è, naturalmente, l´Italia delle feste e del1´amore, l´Italia della gioia di vivere, della dolce vita. Non a caso Federico Fellini è protagonista fra i più importanti dei suoi ritratti fotografici. Per il fiorentino David Lees l´Italia è soprattutto il paese della grande arte. Nessuno come lui ha saputo dare immagine alla curiosità, allo stupore, all´emozione, al turbamento che produce il contatto emotivo con i capolavori del passato su quel pubblico informe che noi con superficialità e sufficienza, collochiamo sotto l´epigrafe del turismo internazionale di massa. C´è una sua foto su Life del 24 Agosto 1959 (la Sistina gremita di gente che guarda in alto) più eloquente di qualsiasi saggio critico sull´ argomento. Il fiorentino David Lees è stato, nel 1966, testimone dell´alluvione di Firenze. Quella tragedia che ha commosso il mondo intero, ha prodotto una quantità considerevole di documenti letterari e, soprattutto, filmici e fotografici. Per ragioni di cittadinanza e di mestiere quei materiali credo di conoscerli tutti. Ebbene posso dire che al vertice di quella vasta e quasi sempre pregevole documentazione, si collocano il reportage di Franco Zeffirelli per la voce di Richard Burton e le foto di David Lees pubblicate su Life. Fra tutte una resta per me indimenticabile. Quella del grande restauratore Pellegrino Banella al lavoro sulla Maddalena lignea di Donatello. La sapienza del mestiere, l´amore per l´arte, l´identificazione totale del maestro con l´oggetto del suo lavoro, non potevano essere rappresentati con intelligenza ed efficacia più grandi. L´omaggio che il Gabinetto Vieusseux e la Soprintendenza fiorentina da me diretta hanno voluto rendere a David Lees, per la cura di Cosimo Chiarelli, non è soltanto il riconoscimento dovuto a un fotografo fra i massimi del Novecento.  
   
 

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