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Notiziario Marketpress di Mercoledì 14 Febbraio 2007
 
   
  POETTERING: OCCORRE UN´EUROPA CHE CREDE IN SE STESSA

 
   
   Starsburgo, 14 febbraio 2007 - Alla presenza degli ex presidenti del Parlamento europeo, il Presidente Poettering ha illustrato all´Aula il suo programma per i prossimi due anni e mezzo. Difesa dei valori dell´Europa, in primo luogo la dignità dell´uomo, attenzione alle richieste dei cittadini, rilancio del processo costituzionale e dialogo tra culture e religioni, sono i principali temi affrontati. Sono intervenuti anche la cancelliera Merkel e il Presidente della Commissione, nonché i leader dei gruppi politici. Allocuzione del Presidente del Parlamento europeo Il Presidente Hans-gert Poettering ha anzitutto sottolineato la «responsabilità» che incombe sul Parlamento europeo «proprio nel momento in cui l´opera di unificazione dell´Europa è assai avanzata ma non ancora compiuta» e, anzi, «è tuttora a rischio a causa del temporaneo fallimento del trattato costituzionale in Francia e nei Paesi Bassi». Il Parlamento europeo, ha aggiunto, è consapevole di questa responsabilità e «non può cedere il passo a nessuno quando si tratta di realizzare l´unità del nostro continente!». Dopo aver ringraziato sentitamente il suo precedessore, Josep Borrell Fontelles, e tutti gli ex Presidenti del Parlamento presenti in Aula (Emilio Colombo, Simone Veil, Lord Plumb, Enrique Barón Crespo, Egon Klepsch, Klaus Hänsch, José-maría Gil-robles, Nicole Fontane e Pat Cox), ha ricordato che dal 1979 l´Europa ha vissuto alti e bassi e «il suo maggior successo è stato il superamento della divisione dell´Europa». La riunificazione tedesca e i due ultimi ampliamenti dell´Ue, ha detto, «rimangono . Il miracolo della nostra generazione». Tuttavia, ha aggiunto, «rimane nostro comune dovere apprendere l´uno dall´altro a rafforzare il rispetto e la comprensione reciproci». Occorre quindi «smettere di parlare di "vecchi" e "nuovi" Stati membri». L´esperienza insegna, ha proseguito, che «possiamo avere successo per il nostro Continente quando noi stessi lo vogliamo, quando da parte nostra rimane una ferma e decisa volontà di realizzare l´unità del nostro Continente, salvaguardandone allo stesso tempo la diversità». Ciò è possibile, ha spiegato, solo se i cittadini dell´Ue «sentiranno anche di essere europei e saranno consapevoli di ciò che li unisce», perché «l´unificazione europea è anche un affare di cuore», e farlo capire chiaramente alle persone «è forse il più grande impegno che dobbiamo realizzare in comune». Gli europei dovrebbero quindi essere orgogliosi di ciò che hanno conquistato nel corso dei decenni, in termini di valori, libertà, diritto e democrazia. Per riscoprire «le nostre affinità» ha quindi esortato a ricordare che le radici europee «sono la filosofia greca, il diritto romano, l´eredità giudaico-cristiana, l´illuminismo e quindi la nostra comune cultura europea». Ne fanno parte però anche le «tragiche guerre civili europee» e, durante il Xx secolo, le ideologie totalitaristiche «fondate sul disprezzo dell´uomo». Ma anche, dopo il 1945, «il coraggio dei padri fondatori di intraprendere la via del perdono e della fratellanza, di costruire una nuova, migliore, pacifica e comune Europa». I valori europei, ha poi sottolineato, «poggiano sostanzialmente sulla dignità dell´uomo» e ciò ha conseguenze molto concrete per la nostra politica. Pertanto, si è detto favorevole a un partenariato «con una Russia democratica e capace di agire», attendendosi però dalle autorità russe sforzi tangibili per punire gli assassini di Ana Politkovskaya. Senza gli Stati Uniti d´America, ha aggiunto, «non si sarebbero potuti piegare né il nazionalsocialismo né il comunismo sovietico», ma con i principi dell´ordinamento giuridico europeo una Guantanamo «non è compatibile». Occorre anche affrontare con fermezza chi nega l´Olocausto, «il peggiore di tutti i crimini». Le persone in Israele e Palestina sono «accomunate dalla stessa dignità, ha quindi affermato, dicendosi favorevole sia al diritto all´esistenza di Israele sia al diritto del popolo palestinese a vivere in un proprio Stato. Ha poi espresso il sostegno del Parlamento a coloro i quali combattono pacificamente per la libertà e la democrazia e, in proposito ha ricordato taluni vincitori del premio Sacharov, come Alexander Milinkievich, "Las Damas de Blanco" e Aung San Suu Kyi. Ribadendo l´impegno nella difesa dei valori, ha riaffermato la contrarietà del Parlamento alla pena di morte, chiedendo all´Ue di operare a favore dell´abolizione della pena di morte nel quadro delle Nazioni Unite. Se vogliamo raggiungere i nostri obiettivi, ha pertanto ammonito «è essenziale continuare a costruire un´Unione europea in grado di agire». Oggi, ha aggiunto, l´Europa trova riconoscimento ed impulso nella ricerca di sicurezza dei suoi cittadini e, per tale motivo, occorrono soluzioni ai problemi che più stanno a cuore ai nostri cittadini. E´ quindi necessario impegnarsi per creare lavoro e protezione sociale in un mondo in rapida mutazione, rafforzando la competitività e salvaguardando nel contempo il modello sociale europeo. In materia di cambiamento climatico, occorre adottare le necessarie misure ed applicarle con fermezza «prima che sia troppo tardi». E´ necessario garantire un approvvigionamento energetico comune e dotarsi di una politica comune dell´immigrazione «che rispetti tanto i diritti dell´uomo quanto la necessità di integrazione nella nostra società» e impegnarsi come partner per la sicurezza nel mondo in tutti i suoi aspetti. Per il Presidente «senza soluzioni da parte dell´Europa, non si potranno superare gran parte delle sfide di fronte alle quali si trovano il nostro continente e il nostro mondo». L´unione europea ha quindi bisogno «di un nuovo slancio, di un rinnovamento», per una Europa migliore, per una Europa più forte rivolta al futuro. Ma abbiamo bisogno soprattutto di un´Europa «che creda in se stessa, attinga la sua forza dai propri valori e che voglia e possa essere un buon partner nel mondo». Sottolineando poi che dai politici si attende capacità di guida, ha affermato che occorre giustificare meglio i motivi per i quali l´Europa «è un bene per tutti», che tipo di valore aggiunto comporta l´unificazione europea e quali sono gli obiettivi, facendo in modo che sia superata l´impressione che la politica europea «abbia solo funzione tecnica, senza lungimiranza e nesso logico». Insomma, «dobbiamo convincere attraverso le nostre azioni, concentrandoci sull´essenziale». Il Presidente ha quindi rivolto un appello ai media nazionali, soprattutto alle aziende televisive, affinché apportino il loro contributo all´opinione pubblica europea, invitandole ad aprire i loro studi alle tematiche europee e ad ospitare i deputati al Parlamento europeo. Abbiamo bisogno di un nuovo patto tra le cittadine e i cittadini europei e le loro istituzioni politiche nell´Unione europea, ha proseguito. In proposito, ha sottolineato che il programma di lavoro "Legiferare meglio" potrà fornire un contributo «se apporterà un maggior controllo democratico, trasparenza in seno al Consiglio, una trasposizione certa nel diritto nazionale, una valutazione delle conseguenze sociali, ecologiche, economiche e amministrative e la semplificazione degli atti giuridici stessi». Ha quindi proposto di istituire un´onorificenza del Parlamento europeo da attribuire a cittadini europei che, con il loro lavoro, aumentano il prestigio dell´Europa nel mondo nonché dei riconoscimenti ai giovani europei che si impegnano per l´Europa «in modo davvero esemplare». Ha inoltre proposto la costruzione di una "Casa della storia europea", come luogo che alimenti il nostro ricordo della storia europea e dell´opera di unificazione europea e, allo stesso tempo, sia aperto all´ulteriore formazione dell´identità dell´Europa. Per il Presidente, l´Unione europea «non può più essere guidata con gli inadeguati strumenti dell´attuale sistema giuridico dei trattati». Se la nostra comunità di valori «vuole durare», ha spiegato, «dovremo sottoporla ad una fondamentale riforma». In proposito, ha sottolineato che il trattato costituzionale «rafforza sia il Parlamento europeo che i parlamenti nazionali, è un valore aggiunto di parlamentarismo e democrazia». Viene infatti riconosciuta, per la prima volta, l´autonomia amministrativa comunale quale fondamento del nostro ordinamento democratico europeo e sono definite le competenze europee. Ha quindi confessato di non capire coloro che da un lato criticano "Bruxelles" e, nel contempo, respingono il trattato costituzionale, che costituisce «proprio lo strumento in grado di contribuire a eliminare e correggere le carenze riconosciute». «Non dobbiamo far nascere alcun dubbio», ha aggiunto, «il Parlamento europeo appoggia il trattato costituzionale», ed è necessario continuare a fare in modo che la sostanza del trattato costituzionale, insieme al capitolo sui valori, «diventi realtà giuridica e politica». La "Dichiarazione sul futuro dell´Europa" del 25 marzo 2007 a Berlino, ha quindi sottolineato, «può costituire un´ulteriore importante pietra miliare su questo cammino». Il suo nucleo dovrebbe essere il riconoscimento dei nostri valori e delle riforme necessarie, l´impegno a superare in comune le sfide del futuro, il riconoscimento della solidarietà tra i nostri popoli e il valore del diritto come fondamento della nostra azione. Ha quindi esclamato che «nessun paese, nessun popolo dell´Unione europea può essere lasciato solo con i propri problemi». Chi pensa solo agli interessi del proprio paese, ha spiegato, «alla fine non li servirà, perché distrugge la solidarietà che è necessaria a difendere i propri interessi». Il Parlamento deve quindi contribuire a fare in modo che, sotto la Presidenza tedesca del Consiglio nel corso del Vertice del 21 e 22 giugno a Bruxelles, vengano concordati una tabella di marcia e un mandato al cui termine si realizzi integralmente il nucleo sostanziale della Costituzione europea prima delle prossime elezioni al Parlamento europeo del giugno 2009. In proposito ha ricordato che il trattato costituzionale è stato firmato da tutti i 27 governi e, pur sostenendo che occorre rispettare l´esito dei referendum, ha posto l´accento sulla necessità di rispettare gli accordi e gli impegni assunti in sede europea. La volontà di realizzare queste necessarie riforme deve quindi essere «ferma e decisa», «in modo che i popoli dell´Unione europea non vengano divisi, ma uniti». Ha poi annunciato che presenterà presto una riforma globale dei lavori del Parlamento europeo. Il futuro dell´Europa, secondo il Presidente, «dipende in grande misura dal modo in cui riusciremo a far convivere le culture e le religioni nell´Unione europea e riusciremo a convivere con i nostri vicini, soprattutto del mondo arabo e islamico». E´ quindi necessario cooperare affinché il dialogo tra culture e religioni «costituisca il segno distintivo dell´Europa». Il Parlamento europeo deve pertanto incoraggiare e appoggiare esempi di società civile europea che siano improntati al dialogo tra culture, sostenendo attivamente tutti gli esempi di convivenza europea fra cristiani, musulmani ed ebrei. Si tratta, ha spiegato, di un investimento decisivo nel nostro sviluppo intellettuale e, al tempo stesso, il migliore contributo che possiamo dare al dialogo tra culture al di là del Mediterraneo, in Medio Oriente e nel Nordafrica. «Noi non vogliamo lo scontro tra culture, ma desideriamo la pace in libertà e giustizia fra tutti i popoli e le fedi», per questo motivo occorre gettare «un ponte intellettuale e culturale sul Mediterraneo». Questo dialogo, ha aggiunto, «deve fondarsi sulla tolleranza e la verità». Tolleranza, ha spiegato, non significa qualunquismo, ma «rispettare le convinzioni degli altri, salvaguardando le proprie, e quindi convivere senza violenza». In proposito, ha ricordato che, interrogato da un alto dignitario islamico, aveva risposto che, spesso, i musulmani in Europa non sono sufficientemente integrati, ma che possono praticare la propria fede e che dispongono di propri luoghi di culto e moschee. Ha poi definito «eloquente», il silenzio del suo interlocutore alla domanda se fosse vero che nel suo paese una musulmana o un musulmano potessero essere puniti con la morte nel caso intendessero convertirsi alla fede cristiana. Sottolineando poi l´importanza dell´Assemblea euromediterranea, ha annunciato che, non appena le circostanze lo consentiranno, visiterà Israele, Palestina e Libano. Ricordando, infine, che al termine del suo mandato sarà eletto un nuovo Parlamento europeo, ha affermato che «se il nostro lavoro sarà convincente e se anche nelle capitali nazionali si parlerà dell´Europa in termini positivi, aumenterà nuovamente la partecipazione alle elezioni al Parlamento europeo». E la «nostra ambizione dovrebbe essere raggiungere questo obiettivo». Dichiarazione della Presidenza Ricordando la lunga esperienza di deputato europeo del Presidente, Angela Merkel ha sottolineato che egli, dal 1979, ha potuto constatare e partecipare allo «sviluppo straordinario» del Parlamento, senza il quale molto di quanto è stato realizzato a favore dei cittadini non sarebbe stato possibile. Nel 2009, ha proseguito, «ci presenteremo di fronte ai cittadini per rendere conto del perché e del come agiamo» per la pace e la solidarietà e per il benessere. La Costituzione, ha aggiunto, «è una questione fondamentale» per essere vicini ai cittadini e permettere all´Ue a 27 di lavorare. Ha quindi affermato che occorre fare del nostro meglio per realizzare questo progetto e far sì che i cittadini sappiano per quale Europa voteranno. La Cancelliera ha poi voluto rammentare che il Consiglio europeo di primavera tratterà del problema energetico e, in proposito, si è detta favorevole alla proposta di riduzione delle emissioni di Co2 da parte dei veicoli, sempre che l´obiettivo sia condiviso a livello internazionale, «visto che buona parte delle emissioni è prodotta al di fuori dell´Ue». Le riduzioni che andranno decise, ha anche precisato, non dovranno essere «insopportabili». E´ anche necessario sviluppare le fonti rinnovabili e definire una politica estera energetica. A quest´ultimo proposito, la Cancelliera ha espresso l´augurio che i negoziati con la Russia progrediscano entro il prossimo mese di maggio. Dopo aver auspicato il contributo del Parlamento europeo nel miglioramento della legislazione e nella riduzione della burocrazia (tema all´ordine del giorno del Vertice di Primavera), la Cancelliera ha sottolineato che il 25 marzo sarà adottata la Dichiarazione sl futuro dell´Europa. Dicendosi d´accordo con il Presidente sull´accento che deve essere posto sulla difesa dei diritti umani e sul dialogo tra le culture, ha sottolineato che il mondo ha molte aspettative nei confronti dell´Europa e che questa ha quindi una grande responsabilità nel sostegno al processo di pace. La fine della guerra fredda, ha aggiunto, ha posto 27 paesi in un comune processo democratico che può influire sulla pace universale e il «miracolo» europeo può ripetersi anche in altri paesi, come in Israele e Palestina. Dichiarazione della Commissione Dopo aver elogiato il discorso del Presidente, José Manuel Barroso ha affermato che i valori europei sottolineano l´importanza «dell´Europa che vogliamo». Solo con impegni comuni, ha aggiunto, è possibile dare le risposte che si attendono i cittadini. Ha quindi condiviso il risalto posto sul dialogo tra le culture e le religioni, affermando che la diversità arricchisce ed è fonte della forza europea. Occorre quindi coltivare questo dialogo in modo adeguato. Soffermandosi sulla Dichiarazione del 25 marzo, il Presidente della Commissione ha sostenuto che essa sarà l´occasione per celebrare i successi ottenuti e i valori dell´Europa. Dovrà costituire un punto di riferimento, una conferma di cosa è l´Ue e un impegno su cosa si intende realizzare nel Xxi secolo. Si è quindi detto convinto che se l´Unione dimostrerà ai cittadini che affronta la globalizzazione, promuove la crescita e l´occupazione, è solidale, lotta contro i cambiamenti climatici e garantisce la loro sicurezza, difendendo i suoi valori nel mondo, questi potranno avere fiducia nella riforma dell´Ue volta ad affrontare le future sfide con successo. Per ottenere tali risultati, ha anche sottolineato, occorre un solido partenariato tra le istituzioni, fondato sulla separazione delle competenze ma anche sull´interdipendenza. Ha inoltre ribadito che «non è possibile costruire l´Europa di domani con gli strumenti del passato» e, pertanto, «Nizza non basta». Il Presidente ha pertanto esortato gli Stati membri a trovare una soluzione al problema costituzionale e, anche se è impossibile riproporre lo stesso testo, ha ricordato che tutti loro lo hanno firmato. Ciò, a suo parere, implica un riconoscimento che l´Unione ha ancora bisogno di risolvere i problemi e le sfide comuni non ancora risolti ma anche una responsabilità nei confronti degli altri partner, delle istituzioni europee e dei cittadini. Ha quindi concluso auspicando una maggiore coerenza da parte degli Stati membri per poter garantire la credibilità. Interventi in nome di gruppi politici Joseph Daul (Ppe/de, Fr) ha anzitutto accolto con favore la «visione sul futuro dell´Unione» illustrata dal Presidente. Un´europa unita e integrata, ma anche aperta al mondo e cosciente delle sue responsabilità internazionali, che resta però vicina ai cittadini. La costruzione europea è stata un successo, ha aggiunto, e i benefici che ha apportato «sono onnipresenti». Occorre quindi valorizzarli meglio e bisogna avere fiducia nel nostro futuro in seno all´Unione europea. Ha quindi condiviso le priorità del Presidente, che rispondono sia alle grandi sfide del mondo attuali sia alle preoccupazioni dei cittadini. Questi, ha proseguito, vogliono più libertà e sicurezza e maggiore protezione dalle minacce, vogliono poter lavorare e beneficiare del frutto del loro lavoro, vogliono che l´Europa difenda i suoi valori e la sua cultura. In merito al dialogo tra le culture e le religioni, il leader dei popolari ha affermato che si tratta del lato positivo della lotta contro il razzismo e l´intolleranza, contro l´esclusione e la xenofobia. Non basta denunciare questi mali, ha aggiunto, ma occorre «dimostrare i vantaggi della conoscenza reciproca, la nobiltà dell´ospitalità, la grandezza dell´intolleranza e il mutuo arricchimento del confronto tra le culture». D´altra parte, ha proseguito, è necessario che l´Unione si pronunci sui suoi limiti geografici, sulle sue frontiere e su una politica dell´immigrazione comune. Questa strategia, ha spiegato, non deve fondarsi sulla legge del più forte, bensì su un mix di competitività, alti livelli occupazionali e protezione sociale: insomma, «una mondializzazione controllata». La dichiarazione del 25 marzo, ha aggiunto, rappresenta l´occasione per proporre «una rinascita dell´ambizione politica dell´Europa» che passa necessariamente da un rilancio istituzionale. Martin Schulz (Pse, De) ha affermato che il discorso del Presidente dovrebbe essere accettato da tutto il Parlamento. Se falliscono le riforme, ha proseguito, «fallisce un´idea dell´Europa» come area di pace, di cooperazione interculturale e di integrazione sociale. Il leader socialdemocratico ha quindi esortato a risolvere i problemi concreti, oltrepassando i conflitti quotidiani e dimostrando unità d´azione. Occorre anche agire meglio, ha aggiunto, «e non solo reagire» e la questione sociale deve essere al centro dell´azione dell´Unione. Ha poi voluto precisare che, a suo parere, non sono gli Usa ad aver vinto il comunismo, bensì i popoli dell´Est. Per concludere ha augurato al Presidente di riuscire a convincere i Capi di Stato e di governo a trovare un accordo sulla riforma istituzionale. Graham Watson (Alde/adle, Uk) ha sottolineato come il Presidente sia stato testimone diretto dell´evoluzione dell´Ue che, ora, non ha solo il compito di garantire la sicurezza dell´approvvigionamento alimentare bensì affrontare nuove sfide. Ha quindi sottolineato che il Presidente ha preso il timone del Parlamento in un momento in cui questo è «il fulcro dell´integrazione». Lamentando il fatto che il Parlamento non abbia ancora il potere di iniziativa legislativa, ha sottolineato che la sua attività dovrebbe concentrarsi sulle importanti scelte politiche e che la procedura di codecisione dovrebbe essere estesa a tutti i settori se si vuole che la democrazia funzioni a livello europeo. Brian Crowley (Uen, Ie) ha sottolineato la politica ambiziosa che il Presidente ha delineato per i prossimi due anni e mezzo, osservando che il suo intervento rappresenta «una sintesi del passato e apre la strada al futuro». Il deputato ha rivolto un appello a favore di una maggiore attenzione alle richieste dei cittadini, in particolare di quelli più deboli. Sostenendo poi che l´Ue «non è una minaccia» ha rilevato che i cittadini «sono stanchi di sentirci parlare e vogliono risposte concrete ai problemi». Confermando il sostanziale accordo del suo gruppo alle priorità definite dal Presidente del Parlamento, Monica Frassoni (Verdi/ale, It), ha ricordato che siamo di fronte a «scelte molto concrete che non possono rimanere vaghe e sulle quali il nostro Parlamento dovrà decidere se rimanere zitto e disciplinato o essere il luogo dove si agisce in nome di un interesse e di un valore europeo, oggi quasi perso dietro ai balletti diplomatici e alle ragioni di Stato». Citando l´impasse costituzionale ha ribadito che è responsabilità del Parlamento, in quanto «luogo del dibattito europeo», non accontentarsi «di salvare la sostanza della Costituzione in modo declamatorio». Occorre quindi innanzitutto «metterci d´accordo su una proposta autonoma e su che cosa fare esattamente» e, ancora più importante, «batterci perché il Parlamento europeo mantenga il suo ruolo costituzionale». Se . Ci sarà da discutere di un calendario o di una proposta, ha aggiunto, «noi vogliamo esserci come codecisori e non come osservatori». Condividendo le parole del Presidente riguardo ai valori dell´Unione, ha affermato che il termine "tolleranza" a volte le desta preoccupazione perché, proprio in suo nome, sono stati commessi e tollerati crimini indimenticabili. Sarebbe meglio quindi parlare di «diritti comuni a tutti gli uomini e a tutte le donne» e tali diritti devono essere uguali per tutti. Pertanto, nelle relazioni con la Russia, occorre aprire un dibattito sulla diminuzione della dipendenza energetica «sapendo criticare duramente quei paesi che corrono in ordine sparso alla corte dello zar Putin» e deve essere anche introdotto il tema della Cecenia. Nel dialogo con gli Stati Uniti «non si potranno dimenticare la pena di morte, i voli della Cia, la questione dei dati dei passeggeri, la guerra preventiva e la difesa dei diritti delle persone». Per quanto riguarda, infine, la sicurezza, non si possono fare passare in secondo piano «le risoluzioni approvate a favore del disarmo e di un codice di condotta sugli armamenti». Passando poi alla riforma interna, la co-presidente dei Verdi ha invitato Poettering a riaprire il dibattito sulla sede del Parlamento e a renderlo più sostenibile dal punto di vista ecologico, evitando lo spreco di risorse quali acqua, luce o utilizzo di automobili per «essere fedeli ai nostri impegni sui cambiamenti climatici». Infine, rivolgendosi alla Cancelliera tedesca ha sottolineato che le idee del Consiglio sulla «better regulation» lasciano «freddini e preoccupati», in quanto il problema della burocrazia è più nazionale che europeo. «Quanti sono venuti con lei oggi qui? Sicuramente molti di più di quelli che accompagnano il Presidente Barroso». Chi si lamenta delle troppe regole, ha poi aggiunto, sono le multinazionali, sono le industrie, non i cittadini che vogliono più leggi per proteggerli. Francis Wurtz (Gue/ngl, Fr), non nascondendo che il suo gruppo non condivide le opzioni politiche della maggioranza, ha insistito sulle aspirazioni degli europei e dell´Europa per quanto attiene il modello sociale europeo. In proposito, ha ricordato la necessità che l´azione dell´Ue eluda la convinzione secondo cui troppo spesso l´Unione contribuisce alla «precarizzazione sempre più spinta dell´esistenza dei singoli» invece di proteggere i cittadini dagli effetti della mondializzazione. Al riguardo, ha invitato il Parlamento, il Consiglio e la Commissione a rinunciare al progetto di direttiva che prevede entro il 1° gennaio 2009 la liberalizzazione dei servizi postali. Riguardo alla Costituzione, ha ricordato che se la riforma dell´Unione è un´esigenza condivisa, vi sono divergenze sulla sostanza. Ha quindi auspicato che tale processo sarà l´occasione per un vero dibattito pubblico su scala europea «basato sulla finalità della nostra politica comune e sugli impegni che siamo pronti ad assumerci insieme nel futuro». A proposito del dialogo tra le culture, ha invitato il Presidente a «chiedere formalmente all´Unione di togliere l´embargo imposto al governo palestinese» per dare una speranza di pace giusta «in una regione martoriata dall´occupazione e dalla guerra». Jens-peter Bonde (Ind/dem, Dk) ha criticato il fatto che l´Unione adotti una grande massa legislativa senza che vi sia un controllo democratico su di essa, mentre la Corte di giustizia annulla spesso leggi approvate dai parlamenti nazionali eletti dai cittadini. Bruno Gollnisch (Its, Fr) ha sottolineato che se la Costituzione fosse stata sottoposta a referendum in altri paesi non sarebbe stata bocciata solo in Francia e in Olanda. Ha quindi criticato il fatto di voler «servire ai cittadini un piatto che hanno già rifiutato di mangiare». Concentrandosi sulle radici comuni evocate dal Presidente, si è chiesto come queste tradizioni siano oggi presenti nell´Ue. Ha quindi contrapposto la democrazia diretta dei greci al sistema «centralizzato» europeo, il diritto romano al alle migliaia di testi legislativi «oscuri», il retaggio guideo-cristiano all´edonismo. .  
   
 

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