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Notiziario Marketpress di Martedì 18 Settembre 2012
 
   
  TRENTINO E CALIFORNIA: SISTEMI DELLA RICERCA A CONFRONTO

 
   
   Trento, 18 settembre 2012 - Silicon valley, California: il luogo ideale per fare impresa, per creare start up, per trasformare idee e conoscenze in prodotti che cambiano la vita delle persone, in particolare nel campo delle Ict. Un "ecosistema" che produce da solo oltre 13% del pil degli Usa, grazie ad una straordinaria e per molti versi non replicabile combinazione di fattori: presenza di alcune delle migliori università del mondo, con una forte propensione al business, di venture capital, capitali di rischio messi a disposizione delle nuove iniziative imprenditoriali (14.000 milioni di dollari, il 40% del totale Usa), di acceleratori di business e associazioni d´impresa, di una cultura del rischio (e dell´eventuale fallimento) estremamente sviluppata. La Silicon Valley è stata la meta di una missione, lo scorso giugno, di una delegazione trentina, di cui facevamo parte i responsabili di una dozzina di aziende ed alcuni soggetti della ricerca, in particolare di Fbk e Fem. Organizzata dalla società Spinnvest, la missione ha "riportato a casa" il 13 settembre, nel palazzo della Provincia, le sue impressioni e i suoi suggerimenti. Un momento di confronto importante a cui non ha voluto mancare il presidente Lorenzo Dellai, che ha accolto molte delle proposte. Fra le altre, potenziare e riqualificare lo strumento del seed money (fondi per l´avvio di nuove imprese), rivedere i criteri per il sostegno delle start up (le imprese che nascono da attività di ricerca e sviluppo), creare un luogo anche fisico di confronto e di scambio di idee fra studenti, ricercatori, imprese (sul modello degli "acceleratori" californiani), rivedere i criteri di valutazione dei ricercatori e dei progetti di ricerca dando alle dimensioni del lavoro e dell´economia lo spazio che meritano. Un momento di confronto importante, insomma, quello organizzato ieri da Provincia e Confindustria. Importante soprattutto per la concretezza delle proposte che i imprenditori e ricercatori hanno avanzato all´indomani della missione - della durata di una settimana - svoltasi a giugno nell´"ecosistema" da cui sono scaturite realtà come Hewlett Packard (la prima azienda di elettronica insediatasi nella Bay area di San Francisco), Microsoft, Google, Apple, Intel, Facebook, Yahoo, Oracle e così via, nonché un´università come Stanford. Obiettivo dei partecipanti, verificare la bontà di un´idea di business e la possibilità di avviare delle collaborazioni con realtà locali, concentrandosi in particolare su tre campi: energie rinnovabili, medicale, ict e microelettronica. In primo luogo, però, e molto umilmente, capire come funziona un sistema così, e che cosa il Trentino può mutuare, con gli opportuni adattamenti, da esso. Quali le impressioni condivise dai partecipanti? Che il segreto della Silicon Valley è dovuto ad un mix di fattori, alcuni dei quali non ci sono affatto estranei, come la concentrazione di idee e di risorse umane qualificate (ci sono anche qui); ma soprattutto ad una fortissima propensione al rischio, ovvero ad un elemento che è prima di tutto culturale. E su questo terreno, evidentemente, c´è molto da lavorare. Luca Cattoi , di Graffiti 2000, ha sintetizzato così il punto di vista dell´imprenditore: nella Silicon Valley le barriera d´ ingresso per chi ha delle idee, dal punto di vista sia economico (grazie alla presenza di capitali di rischio privati) che psicologico, sono molto basse; la cultura digitale è largamente diffusa; gli "acceleratori" di impresa organizzano appuntamenti anche settimanali nel corso dei quali i giovani presentano un´idea (in cinque minuti e con l´ausilio di poche slides, quindi poche chiacchiere e molto pragmatismo), ed alcuni guru della Silicon Calley danno (gratuitamente) suggerimenti su come svilupparla. Ed ancora: c´è la consapevolezza che il team è l´elemento fondamentale nella creazione di una start up, che le start up stesse non sono aziende come le altre, sono un mondo a sé, dove si coltivano idee per la cambiane il mondo, dove si è incoraggiati a pensare in grande ("da noi al contrario cerchiamo di essere molto concreti e di volare basso"). Cosa si porta a casa da un viaggio così, allora? Metodologie organizzative evolute, per valutare e premiare il merito, ma anche opportunità e contatti per farsi conosce internazionalmente (in California fra l´altro c´è una forte comunità italiana e trentina, e il console generale italiano a San Francisco, Mauro Battocchi, è originario di Tione), assieme all´opportunità di capire se le proprie idee di business sono uniche e possono funzionare. Si porta a casa anche un´etica del fallimento: lì non viene considerato la fine di un sogno, qualcosa di cui vergognarsi, ma un´esperienza dalla quale imparare, per ricominciare. E il ricercatore? Ne ha parlato Pierluigi Belluti della Fbk, che da sempre "lavora" il silicio. "Cosa mi ha colpito? Il fatto che l´idea di fare business lì e ovunque, non e considerata un´anomalia. Inoltre, l´organizzazione del lavoro nei centri di ricerca. Se ti dedichi a una start up, cioè se vuoi generare una ricaduta imprenditoriale dal tuo lavoro di ricerca, non puoi fare pubblicazione scientifiche per un certo tempo. Lì ne tengono conto, qui no. Qui tutta la valutazione è imperniata sulla pubblicazione scientifica, con il risultato che se ti dedichi all´innovazione applicata la tua carriera di ricercatore viene penalizzata." Nella Silicon valley, fra le altre cose, le Università dispongono di fondi per consentire l´avvio di start up, coprendo almeno la fase iniziale della ricerca di mercato ed evitando così che il proponente vada a proporre ai venture capitalist idee non così innovative o cose che già ci sono. Alfredo Maglione, presidente del gruppo Optoi, ha tirato le somme. "Ci sono punti di forza e di debolezza anche nel sistema californiano. Fra i secondi, che saltano subito all´occhio di noi trentini, le forti disparità sociali e l´eccesso di competizione. Ci sono anche similitudini e differenze. In California l´innovazione è più legata al mercato, ad un progresso che è al tempo stesso sociale ed economico, da noi è più orientata a creare conoscenza, all´avanzamento della cultura e del progresso scientifico. In California gli studenti puntano all´innovazione e alla creazione di aziende, qui al posto di lavoro fisso. Inoltre le aziende da noi cercano di proteggere il business che hanno già piuttosto che cercarne di nuovi. In California si tengono incontri periodici per presentare e valutare idee innovative, qui si comincia a fare ma siamo ancora agli inizi. Ad ancora, in California molta parte dei fondi arriva dal privato, da noi più da bandi e leggi e dall´ente pubblico. Cosa sarebbe possibile fare, dunque, in Trentino? Queste le proposte: potenziare il seed money a servizio delle start up ( strutturandolo su più livelli, il primo ad esempio fino a 10.000 euro , il secondo fino a 100.000); creare eventi periodici di presentazione di idee a imprese e imprenditori; introdurre criteri di valutazione dell´attività di ricerca che valorizzino la sua capacità di produrre contratti e brevetti e non solo pubblicazioni scientifiche (n California esse sono al terzo posto fra i criteri di valutazione). Ed ancora: una task force pubblico-privata per l´innovazione; la creazione di un Club degli innovatori (proposta cara a Confindustria); una Scuola estiva dell´innovazione, rivolta ai giovani, con la partecipazione di imprenditori importanti, che presentino la loro esperienza; l´individuazione di luoghi "aperti" per gli innovatori. Sullo sfondo, l´esigenza di un "grande progetto": in California tutto è partito dalle Ict, ed infatti si parla di Silicon Valley, della "valle del silicio", inTrentino si potrebbe parlare di Green valley. E´ seguita una breve tavola rotonda, moderata dal giornalista Alberto Faustini, nel corso della quale sono state illustrate le esperienze di tre imprenditori di successo trentini, Giulio Bonazzi, Antonello Briosi, Enrico Zobele, e quindi le conclusioni del presidente Dellai, che si è detto molto interessato alle proposte concrete che sono state avanzate. Tre i ragionamenti sviluppati dal presidente della Provincia: "Il primo riguarda l´approccio culturale. Noi siamo ancora il transizione, abbiamo investito per diversi decenni in scuola, innovazione, ricerca. Ora bisogna passare ai risultati concreti. C´è un problema culturale. Ad esempio, penso al riferimento al rischio: se noi avessimo la percentuale di fallimenti della California quante interrogazioni, inchieste della Corte dei Conti, titoli di giornale. In quanto al rapporto Universita-azienda, esso non deve essere visto con sospetto, ma considerato come un´opportunità, in un paese che perde competitività nel mondo Sugli strumenti che aiutino l´innovazione, innanzitutto, abbiamo investito nell´idea di un trentino digitale. Idea che non riguarda solo l´infrastruttura ma investe i servizi, i prodotti che possono essere veicolati. Questo aiuta. Inoltre disponiamo degli strumenti per costruire un sistema che si occupi di innovazione, per la parte pubblica; la delega dallo Stato in materia di Università e la nuova Trentino Sviluppo sono fra questi. Ci stiamo muovendo anche nel campo dei venture capital e a breve raggiungeremo un risultato importante. Infine, l´internazionalizzazione: io credo che dobbiamo rafforzare gli accordi-quadro con sistemi territoriali o paesi di particolare significato. E´ importante inoltre che i Confidi siano maggiormente a fianco delle imprese che si muovono in altri paesi." Riguardo alle proposte avanzate dai partecipanti alla missione, Dellai ha detto di condividerne molte, dalla necessità di potenziare e riqualificare lo strumento del seed money (che da noi è solo pubblico), valutando la possibilità di renderlo "a sportello" e non a bando e di strutturarlo su più livelli, alla previsione di luoghi di di scambio e confronto fra studenti, ricercatori e imprese. Sui criteri di valutazione di docenti e ricercatori è possibile un ragionamento che non stravolga l´esistente ma valorizzi la dimensione del lavoro e dell´economia. Anche altre proposte in favore dell´imprenditoria giovanile sono state giudicate molto interessanti e potranno essere presto accolte in un"pacchetto" di interventi che la Provincia sta elaborando. Bene infine all´idea di un Trentino che coltivi una vocazione, una visione di lungo periodo, "identificando non un unico distretto industriale, la pluralità e la diversificazione del mondo imprenditoriale nel nostro territorio va rispettata, ma individuando, come abbiamo già iniziato a fare, un filo conduttore."  
   
 

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