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Notiziario Marketpress di Martedì 02 Ottobre 2012
 
   
  REGGIO EMILIA, PRESENTATI I DATI SULLA MAFIA NEL TERRITORIO

 
   
   Reggio Emilia, 2 ottobre 2012 - Venti miliardi di fatturato, 49 clan presenti (26 ‘ndrine calabresi, 13 legati alla camorra, 7 a “cosa nostra”, 3 alla sacra corona unita), una presenza che a Reggio Emilia viene classificata “alta”, così come lo è quello che viene definito il rischio di colonizzazione: la mappa della criminalità organizzata nella nostra regione e nella nostra provincia appare inquietante, addirittura “drammatica”, come ha detto Roberto Scalia, membro della Dia e consigliere della Fondazione Antonino Caponnetto di Firenze, presentando il primo rapporto sulla mafia in Emilia-romagna, frutto del lavoro congiunto della Camera di Commercio di Reggio Emilia e della stessa fondazione intitolata all’ideatore del pool antimafia di Palermo. Cifre, episodi, nomi di famiglie compaiono nel rapporto, che nelle pagine conclusive riporta una frase non tranquillizzante del Procuratore capo e Coordinatore della Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna, Roberto Alfonso a proposito della mafia in Emilia-romagna: “Quello che ho potuto notare è che si tende a minimizzare il fenomeno”. Ma a Reggio Emilia qualcosa è cambiato, e dopo che “qualcuno – è scritto nel rapporto – fino a poco tempo fa negava, anche contro l’evidenza dei fatti, la presenza della mafia nella provincia” , con l’arrivo del Prefetto Antonella De Miro si è decisamente rafforzata l’attività di contrasto e il lavoro sulla cultura della legalità che coinvolge enti locali, Camera di Commercio, associazioni, scuole, terzo settore. Lo stesso presidente della Camera di Commercio, Enrico Bini, tra i primi a sollevare il velo sulla criminalità organizzata diffusa e radicata nel sistema economico (dall’edilizia all’autotrasporto, ai pubblici esercizi), ha sottolineato che chi si adopera nella denuncia oggi è meno isolato. “Non bisogna abbassare la guardia - ha aggiunto il presidente Bini– perché i rischi di infiltrazione della criminalità organizzata aumentano decisamente in presenza di una crisi economica che rende tante aziende in difficoltà ancora più esposte rispetto a chi è pronto a creare, con minacce e ritorsioni, paure e fragilità, e a maggior ragione sa bene come sfruttarle anche quando si generano per altre ragioni”. Ogni giorno viviamo a fianco delle imprese, ne condividiamo i problemi e le attese, ne supportiamo i bisogni, lavoriamo per rendere disponibili nuovi servizi e nuove risorse, e l’impegno contro le mafie nasce dal fatto che non avrebbe senso un ente camerale che investisse per abbattere il costo del denaro, per rafforzare i meccanismi delle garanzie bancarie, per promuovere l’internazionalizzazione, per valorizzare le risorse del territorio e poi chiudesse gli occhi di fronte ad una illegalità e ad una criminalità organizzata che può distruggere il lavoro di tante imprese e minare la convivenza, la sicurezza, la coesione sociale”. Anche a fronte di questi nuovi rischi – hanno ribadito Bini, il presidente della Fondazione Caponnetto, Salvatore Calleri, il viceprefetto Adriana Nicolina Rosaria Cogode, il dirigente del Servizio politiche per la sicurezza della Regione Emilia-romagna, Gian Luca Albertazzi - occorre allora che si intensifichi quell’azione che, a fianco delle forze di polizia, assegna un ruolo di primo piano alla politica, alle istituzioni e a tutti i soggetti espressione della società civile, così da sconfiggere anche quei due approcci che – secondo il sen. Giuseppe Lumia, membro della Commissione parlamentare antimafia – hanno ritardato le azioni di contrasto in Emilia-romagna: il negazionismo e il minimalismo. Il primo rapporto sulla mafia in Emilia-romagna, realizzato con il contributo della Regione Emilia-romagna – è disponibile sul sito della Camera di Commercio (www.Re.camcom.gov.it ).  
   
 

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