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Notiziario Marketpress di Venerdì 05 Ottobre 2012
 
   
  MILANO (PICCOLO TEATRO GRASSI): “QUELLO CHE PRENDE GLI SCHIAFFI”: APOLOGO STRUGGENTE SULL’INGIUSTIZIA E L’INDIGNAZIONE - L’INOSSIDABILE COPPIA MAURI-STURNO DÀ CORPO E VOCE - DAL 16 AL 28 OTTOBRE ALLA STRAORDINARIA ATTUALITÀ DEL TESTO DI ANDREEV

 
   
  “Per far capire quanto sia giusto il bene bisogna, a teatro, far vedere il male”. Così Glauco Mauri illustra le ragioni della scelta di Quello che prende gli schiaffi di Leonid Nikolaevič Andreev, in scena al Piccolo Teatro Grassi dal 16 al 28 ottobre. Un uomo fugge dalla società nella quale vive, dove tutto è dominato dall’indifferenza e dal denaro e si rifugia in una compagnia di circensi. Si innamora della giovane e graziosa Ballerina, innamorata – ricambiata – dell’Acrobata, ma il patrigno vuole che lei sposi un vecchio e ricco Barone. L’intervento di Quello, il clown che “prende gli schiaffi”, darà alla vicenda una svolta imprevedibile. Alla positiva umanità del circo si contrappone un mondo di miserabili al quale Quello finirà per soccombere. Un apologo, tenero e amaro, sulla lotta contro l’ingiustizia dei potenti e dei mediocri. Una storia di indignazione struggente e di sconcertante attualità, una straordinaria prova d´attore di Roberto Sturno e Glauco Mauri, per scoprire (o riscoprire) un sorprendente autore russo. Giornalista, scrittore e drammaturgo, L. N. Andreev fu un protagonista della vita culturale della Russia nel primo ventennio del Novecento, anni tumultuosi che precedettero la rivoluzione d’Ottobre. In Italia, tra gli altri, fu tradotto anche da Piero Gobetti e molti suoi lavori furono interpretati con successo dai nostri grandi attori, da Zacconi alla Pavlova, dalle sorelle Gramatica a Ruggeri, e da Romolo Valli a Valeria Moriconi a Enrico Maria Salerno. Quello che prende gli schiaffi scritto da Andreev tra agosto e settembre del 1915 fu rappresentato al Teatro d’Arte di Mosca e a Pietroburgo al Teatro Aleksandrinskij con la regia di N. V. Petrov, il regista ne trasse anche un film nel 1916. “Ho conosciuto il tumultuoso mondo di Andreev”, racconta Mauri, “durante gli anni dell’Accademia d’Arte Drammatica di Roma che mi permetteva, con la sua ricca biblioteca, di scoprire tutto quel teatro che nella mia Pesaro non avevo potuto conoscere…”. “Sono passati molti anni”, continua il regista, “abbiamo messo in scena tanti spettacoli, autori diversissimi fra di loro ma siamo rimasti sempre fedeli al nostro sentire: l’arte per la vita. In questo momento così difficile abbiamo creduto quindi giusto proporre una ‘favola’ che possa parlare ancora di umanità e di poesia ad una società che corre il rischio di inaridirsi sempre di più”  
   
 

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