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Notiziario Marketpress di Mercoledì 10 Ottobre 2012
 
   
  UE: I TRE FINALISTI DEL PREMIO SACHAROV 2012 PER LA LIBERTÀ D´ESPRESSIONE

 
   
  Bruxelles, 10 ottobre 2012 - Ales Bialiatski, gli attivisti iraniani Nasrin Sotoudeh e Jafar Panahi e Pussy Riot sono i tre finalisti del premio Sacharov per la libertà di espressione selezionati martedì dalle commissioni agli Affari esteri e allo Sviluppo. Il vincitore sarà annunciato venerdì 26 ottobre, dopo la decisione della Conferenza dei Presidenti. Ales Bialiatski è un combattente per la libertà e un difensore dei diritti umani detenuto attualmente in carcere dalle autorità bielorusse. Da tutta la vita è impegnato come attivista della società civile nella lotta a favore della libertà di pensiero e di espressione in Bielorussia. Ales Bialiatski ha fondato il centro per i diritti umani Viasna, un´organizzazione non governativa che fornisce sostegno finanziario e assistenza legale ai prigionieri politici e ai loro familiari. Nasrin Sotoudeh è un avvocato iraniano e difensore dei diritti umani. Ha rappresentato attivisti dell´opposizione e politici iraniani detenuti in carcere a seguito delle controverse elezioni presidenziali svoltesi nel giugno 2009, nonché giovani condannati alla pena di morte. Nasrin Sotoudeh è in isolamento nel carcere di Evin, dove è rinchiusa da quando è stata arrestata nel settembre 2010 con l´accusa di diffusione di propaganda contro il sistema e di cospirazione volta a minare la sicurezza dello Stato. Jafar Panahi è un regista, sceneggiatore e film editor iraniano. Nel 1995 il suo lungometraggio di debutto "Il palloncino bianco" gli vale il suo primo riconoscimento internazionale. Al festival cinematografico di Cannes di quell´anno il film vince la Caméra d´Or, il primo importante premio aggiudicatosi da un´opera iraniana a Cannes. Le sue opere sono note per la prospettiva umanistica della vita in Iran, spesso incentrate sull´esistenza disagiata dei minori, sugli indigenti e sulle donne. Pussy Riot - Gli atti di protesta e l´arresto di queste tre giovani donne, insieme alle condizioni della loro detenzione, che rasentano la tortura, nonché alla condanna a due anni in un campo di lavori forzati, hanno fatto sì che l´attenzione del mondo si focalizzasse sulle limitazioni senza scrupoli dei diritti civili e sull´assenza dello Stato di diritto in Russia molto più di quanto l´uccisione di giornalisti o l´applicazione delle nuove leggi repressive fossero riusciti a fare presso la comunità internazionale.  
   
 

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