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Notiziario Marketpress di Giovedì 11 Ottobre 2012
 
   
  UNA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE RESTITUISCE ALL’EUROPA LE SUE IMPRESE

 
   
   Bruxelles, 11 ottobre 2012 - L’europa deve invertire la tendenza che vede diminuire il ruolo dell’industria nel Xxi secolo e deve darsi l’obiettivo di crescere in modo sostenibile, di creare posti di lavoro di elevato valore e di risolvere i problemi sociali che ha di fronte. Un’iniziativa da varare in tempi brevi dovrebbe contribuire a capovolgere l’attuale trend e a portare il peso dell’industria dall’attuale livello del 15,6% del Pil della Ue a oltre il 20% entro il 2020. A tal fine, la Commissione propone alcune azioni prioritarie tese a stimolare investimenti in nuove tecnologie, a migliorare il contesto delle imprese e l’accesso ai mercati e al credito (soprattutto per le Pmi) nonché a garantire che le competenze siano adeguate alle necessità dell’industria. L’industria europea può farcela: l’Europa è leader mondiale in molti settori strategici, come quello automobilistico, aeronautico, ingegneristico, spaziale e farmaceutico. L’industria rappresenta i 4/5 delle esportazioni europee e l’80% delle esportazioni europee e degli investimenti del settore privato di R&s provengono dal settore manifatturiero. Se torna la fiducia, e con essa i nuovi investimenti, l’industria europea può migliorare e ricominciare a crescere. Questo è il messaggio centrale di una comunicazione presentata oggi a Bruxelles da Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione europea. Le azioni proposte in tale comunicazione contribuiranno anche a ridurre il divario di competitività tra Stati membri e regioni della Ue. Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione europea e commissario per le Imprese e l’Industria, ha dichiarato: ”La nostra industria non può continuare ad abbandonare l’Europa. Le cifre in nostro possesso sono chiarissime: l’industria europea può produrre crescita e occupazione. Oggi presentiamo le condizioni per un’industria sostenibile nel futuro dell’Europa, per uno sviluppo degli investimenti necessari nelle nuove tecnologie e per ripristinare un clima di fiducia e di spirito imprenditoriale. Lavorando insieme e ripristinando la fiducia, reinsedieremo l’industria in Europa”. Memo/12/759 Ieri la Commissione ha inoltre adottato due relazioni sulla competitività: il nuovo quadro di valutazione sull’efficienza dell’industria degli Stati membri prende in considerazione 5 settori chiave: produttività; esportazioni; innovazione e sostenibilità; contesto e infrastrutture delle imprese; finanziamenti e investimenti (Memo/12/760); e la relazione 2012 sulla competitività europea (Memo/12/761) che analizza le principali tendenze della globalizzazione negli ultimi 15 anni, i costi e i benefici che ne sono derivati e le sfide future che le imprese europee devono fronteggiare.Mancanza di fiducia e diminuzione degli investimenti Incertezze del mercato, problemi legati al credito, debolezza della domanda e carenze legate alle qualifiche innescano una sfiducia che porta alla diminuzione degli investimenti e alla perdita di posti di lavoro nell’industria. I pilastri di una vigorosa politica industriale sono: Investimenti nell’innovazione – forniscono le condizioni quadro adatte agli investimenti, per tornare rapidamente ai livelli pre-crisi, soprattutto se concentrati sui 6 campi prioritari aventi enormi potenzialità per la crescita e l’occupazione in Europa: tecnologie produttive avanzate destinate a una produzione pulita, tecnologie abilitanti fondamentali, mercati dei prodotti biologici, politiche industriali sostenibili, costruzione e materie prime, veicoli (terrestri e marittimi) puliti e reti intelligenti. Anche gli Stati membri dovranno fare la loro parte e privilegiare gli investimenti in questi 6 settori. Migliori condizioni di mercato – migliorare il funzionamento del mercato interno e aprire i mercati internazionali. La Commissione si concentrerà su alcuni aspetti selezionati che rendano possibili netti miglioramenti in tempi brevi: migliorare il mercato interno dei beni, rafforzare l’imprenditorialità nei confronti del mercato unico digitale che dovrebbe aumentare del 10% annuo fino al 2016, proteggere i diritti di proprietà intellettuale e promuovere un’ulteriore internazionalizzazione delle Pmi europee nel mondo, fino a raggiungere il 25% (dal 13% attuale) a medio termine. Accesso al credito e ai capitali - migliorare il prestito all’economia reale mobilizzando e finalizzando meglio le risorse pubbliche, quelle della Bei – che destinerà 10/15 miliardi di euro aggiuntivi per prestiti alle Pmi - dei Fondi strutturali e quelle private, eliminando ostacoli che ancora si frappongono ai fondi di capitale di rischio e agevolando le operazioni transfrontaliere per le Pmi. Capitale umano e competenze – adattare la manodopera alle trasformazioni industriali, migliorando soprattutto la capacità di anticipare esigenze e squilibri nelle competenze. In questo campo, la Commissione mira soprattutto a promuovere ulteriormente la collaborazione tra datori di lavoro, lavoratori e autorità competenti istituendo a livello europeo cosiddetti Consigli per competenze settoriali e Alleanze tra conoscenze e competenze settoriali. Per garantire la corretta attuazione di queste azioni, la Commissione sorveglierà da vicino una serie di variabili chiave. 1. Gli investimenti - Nel 2011, gli investimenti fissi lordi rappresentavano il 18,6% del Pil. Prima della crisi, nel 2007, essi raggiungevano il 21,25% del Pil. Gli investimenti che sono necessari per migliorare la nostra produttività richiederebbero il raggiungimento dei livelli di investimento pre-crisi entro il 2015 e livelli medi superiori al 23% entro il 2020. Gli investimenti in beni strumentali si aggirano attualmente tra il 6% e il 7% del Pil. Per incrementare la produttività e introdurre nuove tecnologie dovrebbero recuperare i livelli pre-crisi e crescere in modo sostenibile a un ritmo superiore al 9% del Pil fino al 2020. 2. Il commercio nel mercato interno - Lo scambio di beni sul mercato interno è attualmente di poco inferiore al 21% del Pil. In un mercato interno rinvigorito, questa percentuale dovrebbe essere del 25% entro il 2020. 3. Le Pmi - Conformemente alle aspirazioni della Commissione riguardo al mercato che dovrebbe organizzarsi intorno all’iniziativa faro "Agenda digitale", il numero di Pmi impegnate nel commercio elettronico dovrebbe aumentare fino a raggiungere il 33% entro il 2015. La quota di Pmi esportatrici in seno al mercato interno, era del 25% (indagine del 2009). L’obiettivo a medio termine è di avere Pmi che operino sia sul mercato esterno all’Ue che su quello interno.  
   
 

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