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Notiziario Marketpress di Venerdì 12 Ottobre 2012
 
   
  ROMA (SALA UMBERTO): OBLIVION SHOW 2.0. IL SUSSIDIARIO - TOUR 2012/2013 - DAL 23 OTTOBRE

 
   
  Il nuovo tour teatrale degli Oblivion debutterà il 23 ottobre alla Sala Umberto a Roma per poi andare in scena nelle maggiori città italiane fra le quali Bologna, Milano, Firenze, Napoli. Saranno più di novanta recite per i richiestissimi cinque artisti, cantanti e attori, cabarettisti e comici, resi celebri dalla rete, che da quattro stagioni attraversano l’Italia in lungo e in largo con il loro originalissimo modo di fare teatro. “Oblivion Show 2.0 – il sussidiario”, con la regia di Gioele Dix, è un irresistibile compendio di musica e comicità che sa essere contemporaneamente commedia musicale e rivista, ma anche parodia e cabaret. Sono a oggi più di 2 milioni e mezzo i contatti ricevuti in due anni da “I promessi sposi in dieci minuti”, il video messo online su Youtube dal gruppo nel 2009 con l’intento di raggiungere il grande pubblico e che li ha resi oggetto di culto tra il giovane popolo della rete. Dal web a teatro il passo è breve e il pubblico accoglie nel modo migliore il loro show, grazie anche alla divertita ma rigorosa regia di Gioele Dix : due stagioni di tour e oltre 200 repliche nei più importanti teatri e città italiane. Dal teatro alla tv e nel 2011 gli Oblivion diventano ospiti fissi a Zelig. Migliaia di studenti impazziscono per le parodie culturali degli Oblivion (“I promessi sposi in 10 minuti”, appunto, ma anche “Shakespeare in 6 minuti”, “Dante” e “Pinocchio”). Nascono così le “lectio dementialis” sui Promessi Sposi nelle scuole italiane e un cofanetto libro e dvd (I Promessi Esplosi) tra il didattico e il comico. Un’attualissima trasversalità di mezzi, dunque, in un gruppo innamorato di una comicità vecchio stile. Gli Oblivion strizzano l’occhio al cabaret, ma anche al café chantant, praticano una satira (di costume, ma non solo) così garbata da essere anche più corrosiva, inventano giochi tra musica e linguaggio. Come numi tutelari il Quartetto Cetra e Rodolfo De Angelis, Giorgio Gaber e la follia organizzata dei Monthy Python, il tutto legato dalla sorprendente capacità vocale e interpretativa di un gruppo che fa della professionalità e della precisione scenica la sua linea guida. “Oblivion Show 2.0 – il sussidiario”, una coproduzione tra Malguion e Il Rossetti – Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, non è semplicemente la versione “aggiornata” del precedente fortunatissimo show, ma una vera e propria evoluzione dello stile che riesce a mescolare Lady Gaga con J.s. Bach e Tiziano Ferro con William Shakespeare. Con la consueta eleganza e irriverenza, i cinque madrigalisti post moderni raccontano storie epiche o semplici avvenimenti quotidiani giocando continuamente con la musica. Il più delle volte massacrano canzoni e testi famosi per ricomporli in modi surreali, altre volte si cimentano con virtuosistici esercizi di stile e canzoni originali. Come in ogni sussidiario che si rispetti, in questo nuovo spettacolo troviamo tutte le materie: dal solfeggio alla storia, fino alla grande letteratura italiana dove Dante e Pinocchio cantano le loro avventure in soli sei minuti. Gli Oblivion utilizzano almeno un secolo di materiale musicale italiano servendosi delle canzoni come di un alfabeto privato, per montare, intrecciare, deformare, riciclare in modo da costruire uno scintillante palinsesto canoro, al tempo stesso omaggio ai grandi e sberleffo ai meno grandi, in cui si raggiunge un miracoloso equilibrio tra citazione e creatività, tra umorismo e commozione. Gli Oblivion giocano per tutto lo show, indossando le vesti ora di innocenti boy-scout alle prese con un perfido disturbatore, ora rievocando le fumose atmosfere del Café-chantant. Il cronometro scorre inesorabile e con ritmo forsennato tra motivetti retrò, sonorità tecno ed estetica Bollywoodiana. Tuttavia, “Oblivion Show 2.0 - Il sussidiario” non è solo una corsa contro il tempo, travestimento e giocoleria musicale. Nel susseguirsi degli sketch, tra un cazzotto e una canzone mimata, si nasconde uno sguardo beffardo ma acuminato su una società che assomiglia sempre di più a una parodia  
   
 

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