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Notiziario Marketpress di Venerdì 12 Ottobre 2012
 
   
  VENETO: LO STATO VUOLE RIPRENDERSI UNA COMPETENZA CHE HA SEMPRE ESERCITATO MALISSIMO

 
   
  “In tema di turismo lo Stato vuole riprendersi una competenza che non ha mai saputo esercitare e sulla quale ha sostanzialmente sprecato un mucchio di soldi con scarsi benefici, mantenendo apparati molto costosi”. Marino Finozzi, assessore al turismo del Veneto, è categorico: “che un governo sedicente tecnico e, ci tengo a sottolinearlo, nominato e non eletto dai cittadini, al termine del suo mandato preveda una modifica costituzionale è già di cattivo gusto, che voglia fare del turismo, oggi materia esclusiva delle Regioni, una materia concorrente, è nella migliore delle ipotesi una stupidata. Materia concorrente vuol dire interferenze, immobilismo, burocrazia, procedure, apparati da creare e politiche ‘unitarie’ per le quali non c’è un euro in più, ma forse di meno, a parte i 2 mila miliardi di debito che lo Stato da solo è riuscito finora ad accumulare per la sua incapacità”. “Bisogna ricordare perché i cittadini hanno votato a suo tempo per l’abolizione del Ministero del Turismo e andrebbero parimenti spiegate le ragioni per le quali oggi in Veneto pernotta un turista ogni sei di quanti dormono in Italia. Il Paese dovrebbe adeguarsi ai migliori non appiattirsi sul peggio. Con poche eccezioni tra le quali il Veneto, il turismo è in declino da decenni nella penisola: i meccanismi statali a suo tempo attivati e il ministero erano una pura e semplice macchina mangiasoldi con scarsa professionalità specifica e tante complicazioni, un apparto autoreferenziale al quale gli italiani hanno detto ‘basta’. Ora torniamo indietro: con quale progetto, con quali intenzioni, con quali soldi e con quali complicazioni per operatori e turisti?. Io spero che questa sceneggiata finisca presto, che la parola torni agli elettori e che le Regioni, con tutti i correttivi che si vogliono sulle spese pazze o semplicemente sceme, possano svolgere quel ruolo di strumenti efficaci che spetta loro in una logica di sussidiarietà, termine che oggi sembra divenuto una parolaccia, almeno nei salotti bene”  
   
 

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