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Notiziario Marketpress di Martedì 16 Ottobre 2012
 
   
  PREZZI ALIMENTARI IN AUMENTO NELL’AUTUNNO 2012

 
   
  Autunno difficile per gli amanti di carne e frutta. L’incremento del prezzo dei mangimi da una parte e il terremoto dell’Emilia Romagna (regione che da sola contribuisce per un quinto alla produzione nazionale di frutta) e la siccità estiva dall’altra fanno prospettare, infatti, un aumento dei prezzi della carne (soprattutto suina e di pollo) e di pere, patate e mele. Queste tensioni appaiono anche più temibili in un contesto, quale quello attuale, in cui gli italiani stanno aggiustando la spesa al più basso livello del reddito presente e futuro: calano significativamente i consumi di durevoli, la spesa si fa sobria ed essenziale. La speranza è che la possibile stabilità o, addirittura, la diminuzione dei prezzi di olii e formaggi compensi l’andamento al rialzo degli altri prodotti e, soprattutto, i benefici dei minori costi di produzione dell’industria alimentare, registrati tra fine 2011 e prima metà del 2012, esercitino un effetto calmiere sull’inflazione alimentare. E’ questo il messaggio che emerge dall’ultima riunione dell’Osservatorio “Prezzi e mercati” dell’Indis, Istituto dell’Unioncamere specializzato nella distribuzione dei servizi. “L’inflazione corre a una velocità doppia rispetto alla dinamica delle retribuzioni”, sottolinea il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello. “Questo sbilanciamento e gli effetti della crisi stanno costringendo le famiglie ad effettuare una spending review della spesa alimentare, fatta di riduzione degli sprechi, ricerca delle promozioni e scelta di prodotti più economici e di tipologie di vendita a minor costo. Questo comportamento inevitabilmente si riflette con effetti negativi sulle attività soprattutto delle piccole e medie imprese fortemente legate al mercato interno”. I prezzi degli alimentari solleciteranno l’inflazione nei prossimi mesi - Le informazioni raccolte da Indis-unioncamere sui contratti tra industria e distribuzione segnalano che nei prossimi mesi le tensioni sui prezzi dei generi alimentari sono destinate ad intensificarsi. I rincari dei prezzi alla produzione rilevati su un paniere di 46 prodotti superano a settembre il 4% tendenziale e potrebbero raggiungere il 5% in chiusura d’anno. Attese di nuove accelerazioni provengono dai prodotti che più direttamente risentono dell’aumento dei costi dei mangimi, come le carni, con ritocchi in doppia cifra per carni di suino (+22%) e di pollo (+16%). Un indicatore sui costi degli input dell’industria alimentare messo a punto dalla Cciaa di Milano segnala un ribasso nel corso del 2012; la valutazione del Tavolo dell’Osservatorio Prezzi e Mercati di Indis-unioncamere è comunque che i recenti aumenti delle quotazioni dei cereali (frumento, mais, soia) nelle borse merci internazionali potrebbero continuare a spingere i prezzi delle carni. Fortunatamente, se per le filiere della carne i rincari delle quotazioni all’origine potranno effettivamente alimentare un recupero dei prezzi alla produzione, nel caso degli olii e grassi e dei derivati del latte (formaggi duri e molli) l’inflazione alla produzione dovrebbe rimanere sotto controllo, e i prezzi al più diminuire. Rispetto alle attese di accelerazione per i mesi a venire l’auspicio è che a consuntivo i prezzi alla produzione dei generi alimentari incorporino minori aumenti, mostrando un andamento in linea con l’evoluzione dei costi degli input per l’industria. Nel complesso, infatti, i costi degli input dell’industria alimentare sono diminuiti del 6% tra la seconda metà del 2011 e la prima metà del 2012. Frutta e verdura: le attese dei prossimi mesi - Forti rincari stanno interessando in questi mesi i prezzi di frutta e verdura: le più recenti tensioni originano, in particolare, dalle avversità climatiche dei primi mesi dell’anno, dal sisma in Emilia-romagna, regione che contribuisce per circa un quinto alla produzione nazionale di frutta, e dalla siccità estiva, che da una parte ha compromesso parte dei raccolti, dall’altra ha determinato un aumento dei consumi da parte delle famiglie. Un’indagine di sentiment presso gli operatori della filiera ortofrutticola effettuata da Bmti (la Borsa Merci Telematica Italiana delle Camere di commercio) è utile per raccogliere le aspettative nei mesi a venire circa l’andamento delle quotazioni all’ingrosso di alcuni prodotti scambiati sulle principali piazze italiane. Tendenze che dai mercati all’ingrosso si trasmetteranno sulle tavole degli italiani. Nuovi rincari sono attesi per le pere e le patate, sui quali incidono le elevate temperature registrate nelle zone di produzione, e le mele, che risentono di una restrizione dell’offerta per effetto delle gelate nei comprensori trentini e dell’Alto Adige. Prezzi in prospettiva stabili per uva da tavola, carote, cipolle e pomodori, in quest’ultimo caso in virtù dell’avvio delle produzioni meridionali e spagnole. Segnali distensivi, infine, provengono dal cavolfiore e dalla lattuga, le cui produzioni si stanno gradualmente normalizzando dopo l’emergenza della siccità. L’inflazione è la prima causa del calo dei consumi. Ma a fine anno resta stabile al 3% - Da un anno l’inflazione è superiore 3%: una velocità doppia rispetto a quella delle retribuzioni. L’inflazione è alimentata dall’aumento delle imposte indirette (Iva e imposte sui carburanti), dal petrolio e dalle tariffe pubbliche. L’aumento dei prezzi è il principale imputato dell’arretramento del potere d’acquisto delle famiglie e della grave caduta dei consumi. In questo quadro l’inflazione viaggia a ritmi più sostenuti della dinamica salariale e contribuisce a comprimere il reddito disponibile delle famiglie: anche nei mesi più recenti i prezzi al consumo sono stati sollecitati dall’aumento dell’energia e dei carburanti, che pesano sul tasso di inflazione al consumo complessivo oltre un punto percentuale. Per mettersi al riparo dalle pressioni inflative e recuperare potere d’acquisto, le famiglie stanno gradualmente adeguando preferenze e priorità di consumo. Le strategie di risparmio adottate dagli italiani hanno assunto svariate forme: la spending review della spesa alimentare si è tradotta in una riduzione degli sprechi, con acquisti più frequenti e scontrini medi in calo, con un ricorso più frequente ai discount e ai mercati rionali, in una maggiore attenzione ai prodotti in promozione ed in uno spostamento verso prodotti più economici (carni bianche in luogo di carni rosse), con una perdita di qualità del carrello della spesa.  
   
 

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