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Notiziario Marketpress di Martedì 20 Febbraio 2007
 
   
  PARLAMENTO EUROPEO, VINO: PREPARARE IL SETTORE ALLA GLOBALIZZAZIONE

 
   
  Il Parlamento europeo detta la linea per una riforma del settore vitivinicolo europeo che premi la qualità e permetta di far fronte alla crescente concorrenza internazionale. Contrario a una politica di espianti, propone una parziale liberalizzazione degli impianti e un nuovo meccanismo di crisi. Si dice favorevole allo zuccheraggio ma anche agli aiuti per il mosto concentrato. Chiede poi una migliore difesa delle indicazioni geografiche e un´incisiva politica di promozione all´estero. Adottando la relazione di Katerina Batzeli (Pse, El) con 484 voti favorevoli, 129 contrari e 24 astensioni, il Parlamento afferma anzitutto che la riforma dell´Organizzazione Comune di Mercato (Ocm) del vino debba rafforzare il carattere coerente delle politiche, delle misure di equilibrio del mercato, degli interventi strutturali e delle regole di etichettatura e di classificazione dei vini, definendo gli obiettivi dell´Ocm e le politiche che possono essere attuate per pervenirvi. Precisa peraltro che questa coerenza globale deve tuttavia basarsi sul principio di sussidiarietà, al fine di «rispettare le specificità esistenti a livello nazionale e regionale». Ma è contraria al trasferimento di stanziamenti dal primo al secondo pilastro della Pac, con un cofinanziamento, attraverso programmi di sviluppo rurale. Più in particolare, per i deputati è indispensabile promuovere una riforma dell´Ocm che si basi sulla semplificazione e l´armonizzazione delle misure legislative, riconoscendo le specificità del settore, sul rafforzamento e il miglioramento della competitività del settore vitivinicolo europeo, sul mantenimento del bilancio comunitario destinato all´Ocm e sulla compatibilità del settore vitivinicolo con le politiche della Pac. Inoltre, la riforma dovrebbe assoggettare i viticoltori alle norme di condizionalità ambientale e prevedere un programma di sostegno strutturale per rafforzare la competitività e la sostenibilità del settore, garantendo la sussidiarietà grazie a programmi nazionali di sostegno e di sviluppo attraverso il primo pilastro della Pac. Occorre poi che siano rafforzati il ruolo e la corresponsabilità delle organizzazioni di produttori e delle altre organizzazioni professionali del settore, e che sia adeguato lo schedario viticolo. Infine, sono necessarie campagne specifiche di promozione per il recupero dei vecchi e l´apertura di nuovi mercati dentro e fuori dall´Unione europea e campagne di informazione dei consumatori per un consumo responsabile e moderato del vino in Europa. La riforma, d´altra parte, dovrà prendere in considerazione il contesto internazionale sempre più competitivo, l´impatto degli accordi e dei negoziati commerciali dell´Unione europea e le prospettive della Pac, e in particolare il suo futuro finanziamento, sul quale prenderanno il via i negoziati nel 2009. Per conseguire i suoi obiettivi, inoltre, la riforma deve essere attuata progressivamente in due fasi. Nella prima fase (2008-2011), l´obiettivo dovrà essere l´equilibrio, il risanamento e la trasparenza del mercato come pure il sostegno ai produttori e alle regioni viticole. Occorrerà quindi adottare progressivamente misure che abbiano soprattutto un carattere comunitario unitario e preparino il settore vitivinicolo europeo ad un´apertura più aggressiva dei mercati, spostando progressivamente le risorse recuperate dalla distillazione al sostegno, alla competitività e allo sviluppo. Sì allo zuccheraggio e agli aiuti al mosto concentrato - Secondo i deputati, la questione del mantenimento o soppressione degli aiuti al mosto concentrato e al mosto concentrato rettificato «è strettamente e indissolubilmente collegata alla soppressione o mantenimento della capitalizzazione con saccarosio». Al riguardo, adottando con 466 voti favorevoli, 154 contrari e 6 astensioni un emendamento proposto dal Pse, il Parlamento evidenzia la necessità di fornire aiuti per il mosto e il mosto concentrato rettificato utilizzato per l´arricchimento, ritenendolo necessario «per preservare una pratica enologica tradizionale». Sottolinea anche la necessità di mantenere gli aiuti per il mosto destinato alla produzione di succo d´uva, per non far scomparire un prodotto «importante per il settore e che contribuisce a mantenere l´equilibrio del mercato». Riguardo allo zuccheraggio, il Parlamento ritiene che esso debba essere autorizzato in tutte le regioni viticole dove è tradizionalmente praticato e in cui non esistono eccedenze strutturali. Sostiene infatti che un divieto di tale pratica porterebbe a una discriminazione nei confronti degli Stati membri «situati in regioni dell´Ue in cui la coltivazione della vite è più difficile a causa di condizioni climatiche meno favorevoli». D´altra parte, l´ammissibilità dell´arricchimento potrebbe essere subordinata a determinate condizioni dagli Stati membri, come il controllo delle misure per il miglioramento della qualità (ad esempio il rispetto dei limiti massimi di resa) e alle circostanze climatiche. In caso di arricchimento mediante aggiunta di mosto concentrato, questo dovrebbe provenire dallo stesso bacino di produzione. Espianto dei vigneti, anche temporaneo - Il Parlamento non concorda con l´approccio della Commissione in materia di espianto. Tale misura, infatti, sarebbe volta a ridurre la produzione e la manodopera utilizzata nel settore «anziché puntare sul controllo della produzione attraverso misure di regolamentazione dell´offerta e della domanda». Teme quindi che «impedirà il rafforzamento auspicato della competitività del settore vitivinicolo». La decisione di abbandonare definitivamente la produzione dovrebbe invece spettare al produttore, mentre ogni Stato membro o regione dovrebbe poter fissare un massimale autorizzato flessibile per l´espianto in ogni regione e scegliere le categorie di vino che avranno la priorità. D´altra parte, ritiene necessari dei criteri comunitari obiettivi che limitino la possibilità di abbandono definitivo. Tra questi, il Parlamento cita i vigneti situati in zone montane, costiere ed insulari che producono principalmente vini ad indicazione geografica, oppure quelli situati in zone in cui occorre arginare l´erosione dei suoli e la scomparsa della biodiversità o in regioni tradizionali d´importanza storica. Ma anche quelli la cui riduzione eccessiva «pregiudicherebbe l´esistenza di un intero territorio viticolo o di una denominazione di origine controllata (Doc)». I deputati raccomandano poi che, oltre al regime di abbandono definitivo, possa essere scelto l´espianto temporaneo, lasciando alla discrezionalità di ogni Stato membro la scelta delle modalità. A loro parere, infatti, ciò permetterebbe di assegnare un aiuto finanziario al viticoltore, in quanto il diritto di nuovi impianti viene congelato per diversi anni, al termine dei quali il viticoltore potrà procedere a nuovi impianti, cedere i suoi diritti di impianto o richiedere la trasformazione in abbandono definitivo, se il regime in questione è previsto dallo Stato membro. Liberalizzazione progressiva dei nuovi impianti - Il Parlamento ritiene che si dovrà seguire una procedura prudente e trasparente di cessione graduale dei nuovi diritti di impianto, «in modo da evitare ripercussioni negative sul mercato derivanti da uno sviluppo incontrollato del potenziale vitivinicolo». I nuovi diritti, è anche precisato, dovrebbero essere destinati principalmente ai giovani agricoltori, alla produzione di vini di qualità e alle aziende che hanno avviato programmi di qualità e di commercializzazione. D´altra parte, prima di avviare la cessione di nuovi diritti di impianto, andrà valutata la situazione degli impianti non legalizzati e/o illegali. Secondo i deputati, inoltre, per quanto riguarda le zone di produzione con indicazione geografica, può essere utile che le decisioni circa la liberalizzazione vengano prese dalle competenti autorità regionali. Sarebbe così possibile salvaguardare il valore degli investimenti realizzati dai viticoltori nella zona a indicazione geografica, evitare di sminuire il prestigio dell´indicazione geografica in questione e mantenere il controllo della qualità della produzione. Etichettatura semplice e trasparente - I deputati ritengono essenziale l´etichettatura dei vini dell´Unione europea, sottolineando tuttavia che essa «non dovrebbe essere più complicata dell´etichettatura dei vini provenienti dai paesi terzi». Inoltre, sostengono che le pratiche enologiche non consentite nell´Ue dovrebbero figurare chiaramente sull´etichetta delle bevande importate «al fine di proteggere l´immagine del vino». Protezione delle indicazioni geografiche: promuovere un registro internazionale - Il Parlamento sostiene che l´Unione europea debba perseguire il consolidamento, il riconoscimento e la protezione su scala mondiale dei vini di una determinata provenienza geografica. A tale proposito, chiede alla Commissione di fare «tutto il possibile» per rafforzare la protezione delle indicazioni geografiche, in particolare nel contesto dell´Omc e degli accordi sugli aspetti dei diritti di proprietà intellettuale attinenti al commercio (Adpic), in vista della creazione di un registro multilaterale per i vini e i superalcolici che consentirebbe una più efficace lotta contro la contraffazione e contro ogni forma di abuso delle indicazioni geografiche europee e delle denominazioni tradizionali nei paesi terzi. E´ anche sottolineata la necessità di concludere accordi bilaterali con i paesi terzi riguardo al commercio del vino, sulla base del riconoscimento reciproco e della protezione delle indicazioni geografiche. Una politica europea di promozione più incisiva - Il Parlamento invita la Commissione a dimostrare la volontà di riformare il settore vitivinicolo, soprattutto attraverso «un´incisiva e concreta politica comunitaria di promozione del vino europeo, tramite la previsione di congrui impegni finanziari». Ritiene quindi opportuna la costituzione di un apposito fondo destinato alla promozione dei vini europei attraverso le organizzazioni e organismi professionali e interprofessionali di settore, i consorzi di tutela o le agenzie di sviluppo territoriale pubbliche. La Commissione inoltre, dovrebbe stabilire linee generali d´azione per la promozione dei vini europei, basate su un consumo moderato e responsabile dei vini. E´ poi indispensabile sostenere e finanziare l´informazione dei consumatori in merito alle caratteristiche qualitative del vino prodotto in Europa secondo metodi tradizionali e controllati di produzione vinicola, «in modo da difenderli dai prodotti d´importazione di dubbia qualità e da promuovere il suddetto prodotto europeo sul mercato interno e internazionale». Politica commerciale esterna ambiziosa per i vini europei - I deputati sottolineano che, per rafforzare la competitività di questo settore sui mercati internazionali, è necessario definire, in stretta concertazione con le organizzazioni rappresentative degli operatori europei, una politica commerciale esterna per i vini europei che sia proattiva e ambiziosa e a cui si coniughino una ridistribuzione delle risorse di bilancio e di strumenti appropriati. Chiedono inoltre alla Commissione di attenuare le conseguenze della riduzione delle sovvenzioni migliorando la disponibilità delle risorse per una diversificazione dei redditi dei produttori di vino e introducendo un accesso qualificato al mercato per i prodotti vinicoli. Il Parlamento auspica poi che il vino sia inserito nell´elenco dei prodotti sensibili dell´Omc e ritiene che la legislazione comunitaria non dovrebbe permettere la vinificazione di mosti importati né la loro miscela con mosti comunitari. Pratiche enologiche: una lista comunitaria positiva decisa dal Consiglio - In un periodo di negoziati difficili nel quadro dell´Omc come pure degli accordi bilaterali dell´Unione europea sulla protezione dei prodotti alimentari europei, dei prodotti a indicazione geografica, dei prodotti biologici, ecc, i deputati ritengono che spetti al Consiglio, previa consultazione del Parlamento europeo, essere l´organo competente per l´approvazione delle nuove pratiche enologiche. Sostengono infatti che se tale competenza venisse trasferita alla Commissione, «si metterebbe in pericolo la definizione e la classificazione dei vini di qualità nell´Unione europea». Tali pratiche enologiche, è anche precisato, dovrebbero essere iscritte in una lista positiva comunitaria. Il Parlamento, d´altra parte, sottolinea che le pratiche vinicole non devono provocare confusione tra i consumatori, dar luogo a adulterazioni e creare situazioni di concorrenza sleale. Ritiene inoltre che il fatto di affidare tutte queste pratiche enologiche all´Oiv vada nella giusta direzione, «a condizione che si proceda alla valutazione e all´adozione di tali pratiche sulla base di indagini scientifiche e tecniche», e fermo restando l´obbligo di garantire la sicurezza alimentare e la salute pubblica. Distillazione e nuovo meccanismo di gestione delle crisi - Il Parlamento ritiene che le proposte della Commissione volte a mantenere la distillazione o a ritirare i sottoprodotti senza finanziamento «non sono pertinenti», mentre le misure proposte relative al ritiro sotto controllo dei sottoprodotti della vinificazione «creerà gravi problemi ambientali nelle grandi regioni produttrici di vino». D´altra parte, i programmi di distillazione dovrebbero essere progressivamente estinti nel corso di un periodo transitorio ragionevole «che consenta ai viticoltori di consolidare o adottare metodi di produzione sostenibile e una produzione vinicola di qualità». A suo parere è necessario creare un nuovo meccanismo di gestione delle crisi, al quale ricorrere «a fronte di specifiche, serie e reali situazioni di emergenza, individuate secondo rigorosi criteri obiettivi predefiniti a livello comunitario». Andrebbe inoltre soppresso lo stoccaggio pubblico di alcol e sostituita la vendita di alcol proveniente da una distillazione di crisi con l´organizzazione immediata di vendite dirette mediante bandi di gara. D´altra parte, sottolineano l´opportunità di mantenere l´aiuto ai mosti destinati alla trasformazione in succo d´uva. Una politica vitivinicola uniforme in tutta l´Ue - Il Parlamento sottolinea la necessità di mantenere il bilancio della Comunità e di non trasferire stanziamenti dal primo al secondo pilastro della Pac, «in quanto potrebbe avere come conseguenza la diluizione delle risorse a scapito del settore viticolo». Ciò sarebbe «contrario a qualsiasi logica» e va quindi respinto al fine di poter dotare i pacchetti finanziari nazionali di mezzi finanziari e garantire lo sviluppo sostenibile del settore tramite misure del quadro finanziario nazionale notificate dalla Commissione. I deputati inoltre esigono che siano accuratamente specificate le misure ammissibili al finanziamento, al fine di garantire che i fondi siano effettivamente destinati al settore e raccomandano la fissazione di condizioni quadro comunitarie che possano essere applicate a livello nazionale/regionale, anche per quanto riguarda il loro finanziamento attraverso il primo pilastro della Pac. Tali politiche, è precisato, possono consistere fra l´altro in misure per la ristrutturazione delle vigne, in norme ambientali nel quadro di una gestione della qualità, in un meccanismo di gestione delle crisi, nella ricerca sulla produzione e il miglioramento della commercializzazione dei prodotti. Ma anche nella lotta contro le catastrofi naturali, nella promozione e nell´informazione dei consumatori come pure nell´espianto e, in una fase transitoria, nello stoccaggio privato, nelle misure di distillazione e in altri meccanismi di mercato. Il Parlamento sottolinea poi che la ripartizione delle risorse comunitarie tra i diversi programmi nazionali di sostegno e sviluppo del settore vitivinicolo debba avvenire sulla base di criteri comuni evitando che si creino disparità tra gli Stati membri e le regioni. Suggerisce in proposito di procedere a una ripartizione a priori del bilancio delle dotazioni nazionali sulla base di una relazione percentuale fra produzione e superficie occupata dalla viticoltura in ogni Stato membro, per esempio durante il periodo 2001-2005. Senza però escludere altri metodi quali la ripartizione fondata sugli importi utilizzati da ciascuno Stato membro durante l´attuale Ocm del settore vitivinicolo, ovvero l´elaborazione di una formula e/o criterio misto, che tenga conto del dato storico, dell´estensione del vigneto, delle quantità prodotte e commercializzate per ciascuno Stato membro. Background - la vite e il vino in Europa e in Italia - La viticoltura europea è rappresentata da più di 1,6 milioni di aziende, che coprono 3,4 milioni di ettari, assicurando il 5,4% del valore della produzione agricola dell´Unione e assorbendo il 2,5% delle spese del Fondo europeo agricolo di orientamento e garanzia (Feaog). Secondo dati Eurostat, la produzione di vino, nel 2003-04, si aggirava intorno ai 160 milioni di ettolitri. L´italia si colloca al terzo posto in Europa in termini di superficie (827 mila ettari), dietro la Spagna (1. 175 mila ettari) e la Francia (864 mila ettari). Viste le rese all´ettaro, tuttavia, la produzione italiana sale al secondo posto (con circa 44 milioni di ettolitri), dietro alla Francia (46,3 milioni di ettolitri) e davanti alla Spagna (circa 41 milioni di ettolitri). L´europa, inoltre, concorre a più del 70% del commercio mondiale di vino. In tale ambito l´Italia si colloca sul più alto gradino del podio con un´incidenza pari al 20%, davanti a Francia e Spagna (rispettivamente 19,8 e 19,1%). Dal 1996 il volume delle importazioni di vino nell’Ue-25 è aumentato al ritmo del 10% all´anno ed ha raggiunto quasi 11,8 milioni di ettolitri nel 2005. I vini del Nuovo Mondo si sono conquistati una quota ragguardevole di mercato a scapito dei vini europei. Il volume delle esportazioni di vino comunitario è in continuo aumento dal 1996, ma ad un ritmo ben più lento di quello delle importazioni dal resto del mondo: nel 2005 sono stati importati circa 13,2 milioni di ettolitri. Nel 2006, secondo elaborazioni di dati Istat realizzati dalla Coldiretti, il vino Made in Italy ha realizzato un boom del 6,4% nel valore delle esportazioni e un successo rilevante negli Stati Uniti (+ 5,7 per cento, primo attore del mercato) e nei nuovi Paesi emergenti come India (+60,5%) e Cina (+141,7%). L´italia, è il primo esportatore mondiale di vino con un valore di 2,8 miliardi di Euro (+250% rispetto al 1986, anno della frode del metanolo), che ha contribuito a portare il fatturato del settore nello scorso anno a 9 miliardi di Euro (+260% rispetto al 1986). Ciò, secondo la Coldiretti, anche grazie al raddoppio del numero di vini certificati come doc, docg e igt che nel 2006 sono 481 rispetto ai 228 dell´86. .  
   
 

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