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Notiziario Marketpress di
Lunedì 22 Ottobre 2012 |
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VOLATILITA’ DEI MERCATI E RISCHIO CONTAGIO TURBANO I SONNI DEGLI INVESTITORI ISTITUZIONALI ITALIANI
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Milano, 22 ottobre 2012 - Un sondaggio effettuato da Natixis Global Asset Management (Ngam) presso circa 500 investitori istituzionali a livello internazionale mette in evidenza l’attuale momento di difficoltà dovuto alla crisi, i principali timori e i cambiamenti intervenuti nelle scelte di investimento e nella costruzione dei portafogli. In un mondo stravolto dalla crisi finanziaria, le regole di investimento generalmente acquisite oggi non sono più valide. La maggioranza degli investitori istituzionali dei vari Paesi ha sottolineato, infatti, l’inadeguatezza delle tradizionali metodologie di investimento nel rispondere alle mutate condizioni di mercato e si sta orientando verso approcci che permettano al contempo la crescita del capitale nel lungo periodo e un controllo più efficiente del rischio di portafoglio. E il rischio è anche una delle principali paure degli investitori istituzionali in Italia, dove il 40% è turbato dall’aumento della volatilità e della rischiosità. Per il 17%, infatti, la preoccupazione principale è la capacità di reagire velocemente all’estrema volatilità dei mercati, per il 13% il possibile contagio causato dalla crisi e sempre per il 13% il manifestarsi di rischi imprevisti nel proprio portafoglio. E tale situazione giustifica la prudenza registrata nei portafogli. In media, gli istituzionali italiani detengono la quota maggiore dei propri asset in categorie che hanno una volatilità minore come obbligazioni (34%) e liquidità (16%), rispetto ad investimenti più legati ai movimenti di mercato come le azioni (18%), agli investimenti alternativi (hedge fund, private equity e venture capital) che rappresentano il 9% del portafoglio o ad asset reali come obbligazioni legate all’inflazione, materie prime e immobiliare (8%). Le tre variabili economiche che risultano determinare maggiormente le scelte di investimento degli istituzionali sono la crisi finanziaria europea (70%), la crescita economica (57%) e i livelli del debito sovrano dei vari paesi (54%). “Gli investitori istituzionali sentono con sempre maggiore enfasi l’esigenza di coniugare la protezione dei propri asset e la crescita del capitale nel lungo periodo, cercando di minimizzare i rischi associati all’estrema volatilità”, afferma Antonio Bottillo, amministratore delegato per l’Italia di Natixis Global Asset Management. “Per sette investitori su dieci la gestione del rischio di portafoglio risulta essere ancor più importante della gestione della volatilità dei mercati”, precisa Bottillo. Gestione del rischio - La quasi totalità degli investitori italiani intervistati (80%) ha saputo reagire alle mutate condizioni economiche modificando il proprio approccio alla gestione del rischio e il 64% è convinto che il modello adottato sia quello corretto per l’attuale fase di mercato. Per il 93% la chiave per gestire il rischio di portafoglio in maniera efficiente è aumentare l’esposizione verso asset non correlati all’andamento dei mercati. Rimane comunque una percentuale abbastanza elevata (33%) di investitori secondo cui il rischio non può essere gestito in modo efficiente a causa della volatilità dei mercati. Investire in strategie alternative - Due terzi degli istituzionali ritengono sia necessario sostituire le tradizionali tecniche di costruzione del portafoglio e di diversificazione e il 63% considera le asset class tradizionali eccessivamente correlate, tanto che il 57% ritiene essenziale investire in strategie alternative per riuscire a sovraperformare i mercati. Degli intervistati che hanno già in portafoglio investimenti alternativi, l’83% è soddisfatto dei rendimenti ottenuti. “I risultati del sondaggio confermano come gli investitori istituzionali italiani ricerchino soluzioni e strumenti adatti a minimizzare l’impatto della volatilità, attraverso un’esposizione agli investimenti alternativi e l’impiego di tecniche di investimento non correlate, come l’hedging e le strategie long/short, uniti a un utilizzo più efficiente delle tradizionali asset class”, sottolinea Antonio Bottillo. “Questa esigenza è ancora più forte se consideriamo che il 90% degli intervistati ha dichiarato di ritenere l’attuale incertezza sui mercati come la nuova situazione di normalità con cui confrontarsi d’ora in poi”. “Gli investitori professionali sono sempre più alla ricerca di soluzioni efficaci per la volatilità e il rischio in grado di generare ritorni duraturi in condizioni di mercato difficili” afferma Hervé Guinamant, President e Chief Executive Officer di Natixis Global Asset Management, International Distribution. “L’interesse verso portafogli diversificati che utilizzano strategie alternative è un trend comune che abbiamo evidenziato in tutti i Paesi nei quali è stata condotta la survey”. Impatti della nuova regolamentazione - Per il 77% degli intervistati una delle conseguenze inattese di una riforma finanziaria globale potrebbe essere una diminuzione di trasparenza, anziché un miglioramento di essa e per il 70% potrebbe addirittura aumentare i rischi sistemici. Una netta maggioranza degli istituzionali italiani (70%) concorda, inoltre, che una regolamentazione dei meccanismi mark-to-market potrebbe impedire agli investitori di ottenere benefici dall’andamento dei mercati. Metodologia - Il sondaggio è stato effettuato da Onresearch attraverso interviste telefoniche a 30 investitori istituzionali italiani tra giugno e luglio 2012. Gli investitori istituzionali intervistati gestiscono o amministrano fondi pensione, fondi di fondi, riserve assicurative, fondazioni. Il livello medio di asset gestiti dagli intervistati italiani è di 5,5 miliardi di Euro. La ricerca fa parte di una survey internazionale condotta da Natixis Global Asset Management tra 482 investitori istituzionali di 13 Paesi in Europa, Asia, Stati Uniti, Regno Unito e Medio Oriente. |
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