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Notiziario Marketpress di Lunedì 19 Febbraio 2007
 
   
  VOTO AGLI STRANIERI, LA TOSCANA SCRIVE UNA PROPOSTA PER IL PARLAMENTO BASTERÀ AVERE LA RESIDENZA DA ALMENO CINQUE ANNI PER PARTECIPARE A REGIONALI, PROVINCIALI E COMUNALI

 
   
  Firenze, 19 febbraio 2007 - Vivono e lavorano in Toscana come in altre regioni, pagano le tasse e negli ultimi anni si sono fatti spesso raggiungere dalle famiglie che avevano lasciato nei paesi d´origine. Sono gli stranieri immigrati nel nostro paese, più di 3 milioni alla fine del 2005 secondo le stime della Caritas, 244 mila nella sola nostra regione. E presto, forse, potranno anche votare: per le elezioni del Comune e della Provincia, ma anche per le regionali o ai referendum. Almeno quelli che sono qui da cinque anni: 1 milione e 200 mila in tutta Italia, tra 90 e 100 mila le stime probabili per la Toscana. La proposta arriva dalla giunta regionale, che già aveva fissato per il 2010 l´obiettivo di estendere agli stranieri il diritto di voto. E ieri l´assessore alle riforme istituzionali Agostino Fragai ha informato il Consiglio regionale sulla strada che si intende percorrere: una legge regionale e una proposta di legge al Parlamento era il doppio binario ipotizzato all´inizio, la seconda è la via scelta in questo momento. "La Toscana - spiega l´assessore alle riforme istituzionali Agostino Fragai - si farà dunque promotrice di una legge che ratifichi il capitolo C della Convenzione di Strasburgo del 1992, quello che prevedere l´estensione del diritto di voto agli stranieri residenti. L´italia, a differenza di altri paesi, nel 1994 aveva infatti ratificato solo i primi due capitoli della convenzione". Una proposta di legge ordinaria è sicuramente una via più breve rispetto ad una modifica costituzionale. Con una sola legge il diritto di voto viene inoltre esteso a tutti gli enti locali, dando ai diritti politici degli stranieri che vivono in Italia un trattamento uniforme. La giunta ha già scritto una bozza di legge, di cui ieri il Consiglio regionale è stato informato. Prevede l´estensione dell´elettorato passivo ed attivo, la possibilità dunque di eleggere ma anche essere eletti, a tutti gli stranieri e apolidi: dai consigli di quartiere alle regioni. Unici requisiti richiesti: essere residenti da almeno cinque anni prima della data delle elezioni nel posto dove si vota ed essere in regola con il permesso di soggiorno. La proposta di legge dovrà ora essere sottoposta al tavolo di concertazione, quindi ripassare dalla giunta ed essere inviata in consiglio, per essere discussa e, se approvata, inviata al Parlamento. Per la parta che riguarda la Regione potrebbero bastare pochi mesi. "Abbiamo deciso di farci promotori di questa legge - sottolinea l´assessore Fragai - per rispondere a ragioni oramai ampiamente condivise, che muovono dal dato di fatto di una presenza oramai diffusa di stranieri che vivono, lavorano e pagano le tasse nel nostro paese. Ma la legge è anche una risposta ad una sollecitazione che arrivava dallo Statuto che la Regione Toscana ha approvato due anni fa e che tra i principi generale prevedeva la promozione del diritto di voto tra gli immigrati, che poi è anche un modo per coinvolgerli e renderli più partecipi della vita pubblica locale". "Certo - conclude Fragai - stupisce l´atteggiamento assunto da Forza Italia in consiglio regionale, che a dispetto di quel partito delle libertà che si definisce ha preferito arroccarsi su posizioni leghiste. Stupisce ancor di più di fronte ad una timida ma evidente apertura che invece è arrivata dai banchi di Alleanza nazionale". Gli immigrati al voto nel vecchio continente - Il primato in Europa è dell´Irlanda, dove dal 1963 tutti gli immigrati che risiedono sull´isola da almeno sei mesi possono partecipare alle elezioni comunali. Nel Regno Unito gli immigrati possono votare dal 1972 (ma solo quelli provenienti dal Commonwealth), nel 1975 è stata poi la volta della Svezia dove le urne delle comunali, regionali e dei referendum sono aperte a tutti gli stranieri che vivono nel paese da almeno tre anni. Il resto dell´Europa si è mosso negli ultimi anni. L´olanda ha dato il via libera per le comunali a chi vi risiede da cinque anni, in Danimarca possono votare alle comunali ma anche alle provinciali gli immigrati che vi abitano da tre anni. Pure il Belgio, dove le prime proposte di legge risalgono agli anni Settanta, ha deciso di aprire le urne delle consultazioni locali ai cittadini nati al di fuori dell´Unione europea: la Costituzione è stata modificata nel 1998, la legge di attuazione che estende il diritto di voto ai residenti da almeno sei anni è arrivata sei anni dopo. Tra i paesi dell´Unione dove gli immigrati ancora invece non possono votare ci sono l´Italia, l´Austria, la Germania, la Grecia, il Lussemburgo e la Francia. Voto per gli stranieri, gli indirizzi della Ue - Il trattato di Maastricht ha esteso in Europa il concetto di cittadinanza e ai cittadini comunitari non italiani è stato esteso il diritto di voto nella consultazioni locali. Anche per i cittadini extracomunitari l´Europa si è però pronunciata con indirizzi chiari, ma spesso finora inascoltati. Nel parlamento ci sono dieci progetti di legge, tutti ben lontani dal traguardo. In Italia il testo unico sull´immigrazione del 1998 già prevedeva la partecipazione attiva e passiva alle elezioni locali per gli stranieri con una carta di soggiorno e presenti da almeno sei anni, ma è un diritto rimasto sulla carta perché legato alla ratifica (non ancora avvenuta, almeno non completamente) della Convenzione internazionale di Straburgo del 1992 sulla partecipazione degli stranieri alla vita pubblica locale. Per adesso sono stati infatti ratificati solo i capitoli che prevedono per gli stranieri la costituzione di organismi consultivi di rappresentanza. Nella penisola è stato Nonantola, 13 mila abitanti del modenese, il primo comune dove gli immigrati hanno votato il loro consigliere comunale ´aggiunto´. Ed è stato il primo organismo di rappresentanza degli stranieri in Italia non nominato, ma eletto. .  
   
 

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