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Notiziario Marketpress di Giovedì 08 Novembre 2012
 
   
  VITICOLTURA E DIRITTI IMPIANTO. VENETO: LA GESTIONE DEI VIGNETI CON LE FILIERE PRODUTTIVE

 
   
  Bruxelles - “Modifichiamo pure l’attuale sistema di gestione dei vigneti aprendolo alle filiere, ma non consegnamolo nelle mani di una liberalizzazione assoluta che potrebbe provocare il tracollo del sistema, facendo perdere all’Europa le posizioni di mercato da primato che ha mantenuto e conquistato in questi anni”. Lo ha detto oggi a Bruxelles Franco Manzato, assessore all’agricoltura del Veneto, prima regione produttrice d’Italia, d’Europa e del mondo con oltre 8 milioni di ettolitri e un export equivalente a circa il 65 per cento della capacità produttiva, per un valore di quasi 1,332 miliardi di euro (dati 2011), equivalente a più del 30 per cento dell’intero export italiano per quantità e valore nel settore vino. Questa la posizione presentata oggi a Bruxelles dall’assessore all’agricoltura Franco Manzato, portavoce in Europa del Veneto e del Piemonte all’incontro organizzato nella sede della rappresentanza bavarese dai 15 paesi aderenti all’Arev (Assemblée des Régions Européennes Viticoles – Regioni Europee Viticole) sul tema “L’europa dei territori viticoli dice no alla liberalizzazione dei diritti di impianto “. Per il sistema enologico veneto, la fine dell’attuale regime di controllo del mercato basato sui cosiddetti diritti d’impianto non può essere una gestione incontrollata del settore, ma quantomeno una gestione transitoria in mano alle organizzazioni dei produttori, che permetta di consolidare e magari accrescere i risultati finora raggiunti, senza compromettere il paesaggio e il territorio che la viticoltura ha costruito. “Questo non significa dirigismo dell’economia – ha sottolineato Manzato – ma un sistema dinamico, attento all’evoluzione del mercato, gestito assieme al sistema produttivo, per evitare fenomeni speculativi e fughe in avanti che impoverirebbero tutti, ottenendo l’esatto contrario dell’obiettivo che a parole si vuole raggiungere: quello di una maggiore redditività delle aziende”. “I diritti d’impianto, che costituiscono ancora la chiave di volta del modello viticolo europeo, hanno consentito di sviluppare attività economiche importanti e diversificate valorizzando al meglio i territori e le produzioni vocate – ha detto ancora Manzato – laddove non ci sono di fatto alternative colturali se non l’abbandono. In più non hanno alcuna incidenza sul budget comunitario, contrariamente alle costose misure di estirpazione massiccia intraprese tra il 2008 e il 2011. Chiediamo alla Commissione di ascoltare la rivendicazione portata avanti dalla quasi totalità dei territori produttori e di presentare rapidamente una nuova proposta di inquadramento del potenziale di produzione, emendando in questo senso la proposta di regolamento ‘Ocm Unico’”.  
   
 

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