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Notiziario Marketpress di Mercoledì 14 Novembre 2012
 
   
  GESTIONE DELLE PATOLOGIE DERMATOLOGICHE INVALIDANTI: EFFICACIA PER I PAZIENTI, EFFICIENZA PER IL SISTEMA SANITARIO

 
   
  Roma, 14 Novembre 2012 - L’analisi “costo-efficacia” è uno strumento utile per valutare l’impatto economico di un azione e i suoi benefici. In questo periodo di crisi economica è opportuno poter stabilire le priorità di intervento rispetto ad una patologia dermatologica, adottando metodi che tengano in considerazione sia il beneficio per il paziente che le risorse coinvolte. Questi concetti sono emersi all’incontro di ieri sulle strategie di gestione delle malattie dermatologiche invalidanti promosso dall’Associazione Dermatologi Ospedalieri Italiani A.d.o.i. Quando si parla di malattie dermatologiche gravi si fa riferimento alle patologie complesse come la psoriasi, le patologie bollose autoimmuni, gli eczemi e i tumori cutanei, di cui la dermatologia ospedaliera si fa carico. I centri ospedalieri intesi come hub strategici, assumono un valore sempre più rilevante per la somministrazione di nuovi farmaci e il management di queste patologie. I pazienti cronici colpiti da malattie dermatologiche complesse richiedono importanti risorse sanitarie, che determinano un forte impatto sui costi diretti, ovvero costi sanitari, e i costi indiretti, vale a dire sulla perdita di produttività di chi soffre e di chi se ne prende cura. “Una corretta diagnosi e identificazione dei pazienti – suggerisce Patrizio Sedona, Direttore della dermatologia dell´ospedale di Venezia-mestre e presidente dell´Adoi - è cruciale per condurre appropriate decisioni verso i trattamenti più efficaci per i pazienti e più efficienti per il sistema sanitario e la società nel suo complesso.” La psoriasi è ai primi posti tra le patologie dermatologiche invalidanti. In Italia è la patologia più frequente, con circa 2 milioni e mezzo di casi. Il costo sociale è tra i più alti per la comunità anche per i disagi psichici derivanti dalla sua stigmatizzazione sociale. “Si stima che il costo annuale per la gestione dei pazienti affetti da psoriasi sia di circa 9000 euro – afferma Ornella De Pità Direttore della Immunologia ed Allergologia dell’Idi di Roma - Per quanto riguarda il decadimento fisico e cognitivo della psoriasi, abbiamo dei valori molto vicini a quelli dei malati di cancro. Il 54% dei pazienti è depresso, il 20% ha subito gravi episodi di rifiuto sociale, quali la richiesta di abbandonare il proprio posto di lavoro, il 10% addirittura sviluppa un desiderio di morte ed il 5% elabora istinti suicidi. Una corretta diagnosi, una precoce ed attenta terapia, la prevenzione delle comorbidità, riducono in maniera consistente l’evoluzione verso forme severe.” Le dermatiti eczematose, invece, rappresentano per rilevanza clinica, epidemiologica e socio-sanitaria un problema di sanità pubblica a livello mondiale. In Italia sono almeno 4 milioni le persone che hanno problemi cutanei seri, tali da aver bisogno di cure mediche, e più di un terzo di queste, almeno 1.500.000 persone, soffrono di dermatite eczematosa. In Italia, le patologie cutanee rappresentano il 29% delle patologie professionali denunciate. Il contatto con allergeni ed irritanti rappresenta una variabile in grado di aumentare l’incidenza di dermatiti eczematose. La continua immissione nell’ambiente di nuove molecole rappresenta un fattore di rischio permanente. “Per quanto riguarda la spesa – precisa Antonio Cristaudo, Respondabile della dermatologia allergologica dell’Istituto San Gallicano di Roma - recenti analisi condotte dall’Unione Europea attestano che il costo annuo delle sole dermatiti eczematose occupazionali è di 600 milioni di euro con circa 3 milioni di giorni lavorativi persi. Dati italiani indicano che la spesa media annuale per il trattamento della dermatite atopica è di 1.254 euro a famiglia. Queste patologie – prosegue lo specialista - creano un considerevole danno economico per gli individui e la comunità, incidendo inoltre negativamente sulla qualità di vita dei pazienti. Le migliori possibilità terapeutiche risiedono nella prevenzione: identificazione degli agenti nocivi e rimozione degli stessi dall’ambiente, eliminando tutte le cause che concorrono a favorire l’insorgenza e l’aggravamento del danno.” Psoriasi - La patologia – La psoriasi è una patologia infiammatoria cronica della cute e delle articolazioni, con una forte componente genetica ed una elevata eterogeneità delle manifestazioni cliniche. Si caratterizza da aumentato turnover cellulare e dalla presenza di placche eritemato-squamose distribuite in maniera simmetrica in diverse zone del corpo. La psoriasi, sebbene presente a tutte le età, compare prevalentemente tra la 2° e la 3° decade di vita. La patologia cronica non può essere guarita definitivamente, ma può essere controllata solo grazie a continui interventi, di solito con i farmacologici, per offrire al paziente le condizioni di vita migliori possibili. La patologia recidivante invece è caratterizzata dal ritorno intermittente di segni e sintomi caratteristici dopo un periodo di remissione totale o parziale. I numeri – In Italia la psoriasi è la patologia più frequente con circa 2 milioni e mezzo di casi. Al contrario la malattia ha una incidenza molto bassa in sud America, Africa, Asia e tra le popolazioni eschimesi e indiani d’America. La psoriasi è associata a comorbilità gravi. Nei pazienti con ospedalizzazione frequente per psoriasi o primo ricovero per psoriasi all’età di 20-39 anni, la presenza di placche coronariche è 2 volte più comune con aumento della mortalità per infarto miocardico o ictus di circa 2.6 volte più alta. Nel 75% dei casi, la psoriasi precede la patologia articolare, nel 15% dei casi, l’insorgenza della patologia cutanea è concomitante all’interessament articolare e solo nel 10% dei casi, la patologia articolare precede la psoriasi. Costi socio-economici – Il costo sociale della psoriasi è tra i più alti per la comunità anche per i disagi psichici derivanti dalla stigmatizzazione sociale della malattia. Il 75% dei pazienti sente la necessità di nascondere le proprie lesioni e dichiara di subire una riduzione dell’autostima e della fiducia in se stessi, il 20% dei pazienti affetti da psoriasi di grado moderato-grave ha subito gravi episodi di rifiuto sociale, quali la richiesta di abbandonare il proprio posto di lavoro per la presenza della malattia. Il 10% sviluppa un desiderio di morte ed il 5% elabora istinti suicidi, il 54% è depresso. Per quanto riguarda il decadimento fisico e cognitivo della psoriasi, in riferimento ad altre malattie, abbiamo dei valori molto vicini a quelli dei malati di cancro. Una corretta diagnosi, una precoce ed attenta terapia, la prevenzione delle comorbidità, riducono in maniera consistente l’evoluzione verso forme severe. Costi sanitari - Elevati inoltre i costi economici, dato che i trattamenti spesso non sono rimborsabili dal servizio sanitario nazionale. Si stima che il costo annuale per la gestione dei pazienti affetti da psoriasi sia di circa 9000 euro. Tumori cutanei e Melanoma - La patologia – I tumori cutanei non melanoma (Nmsc = non melanoma skin cancer) sono numerosi : carcinomi, sarcomi, linfomi, e altri, hanno incidenza annuale globale di 2-3 milioni di casi, ed i più frequenti sono rappresentati dai carcinomi basocellulare e squamocellulare. Il melanoma è uno dei tumori più frequenti e maligni oggi conosciuti. I tumori cutanei non melanoma sono molto frequenti ed è difficile stimare l’incidenza, visto che alcuni vengono curati con terapie alternative alla chirurgia o in ambienti “privati” e, in definitiva, non vengono riportati nei vari registri tumori nazionali. I numeri – Nel mondo, il melanoma cutaneo è al 16° posto tra i tumori più frequenti negli uomini ed al 17° posto nelle donne. Negli ultimi 40 anni, l’incidenza del melanoma è aumentata, soprattutto tra la popolazione di razza bianca. Negli Stati Uniti per esempio, l’incidenza del melanoma è passata da 6 casi per 100.000 abitanti all’inizio del 1970 al triplo di casi, 18, per 100.000 abitanti all’inizio del 2000. Nello stesso periodo, in Europa centrale i tassi di incidenza sono passati da 3-4 casi per 100.000 a 10-15 casi per 100.000. Lo studio dei trend indica che nei paesi occidentali i tassi continueranno ad aumentare anche nelle prossime due decadi. Al contrario, a partire dagli anni ’90, i tassi di mortalità si sono stabilizzati, indicando un miglioramento nella diagnosi precoce. L’aiom (Associazione Italiana di Oncologia Medica) stima per l’anno 2012 un numero orientativo di 67.000 carcinomi cutanei, 39.000 nei maschi e 28.000 nelle femmine. Il carcinoma basocellulare -Bcc costituisce circa l’80% di tutti i tra i tumori non melanoma Nmsc ed è il tumore più comune in Europa, Usa, e soprattutto, Australia. Ha un incidenza annuale globale di 2 milioni di casi, prevalentemente nei maschi al di sopra dei 40 anni. Si tratta di una neoplasia tipica della razza caucasica legata per lo più ad esposizione alla radiazione ultravioletta (Uv) che porta a danno cumulativo del Dna ed a mutazioni geniche. Il Bcc ha crescita lenta e raramente metastatizza ma, in determinate condizioni: istotipo particolare, errori di terapia, immunosoppressione, ecc., può transitare a una malignità marcata, invasione profonda della cute, ossa e altri tessuti, difficilmente controllabile chirurgicamente, o con produzione di metastasi. Nella forma avanzata la sopravvivenza mediana è di 8-14 mesi e solo il 10% dei pazienti è ancora vivo dopo 5 anni dalla diagnosi. Costi sanitari -In Italia, si stimano, per il 2011, quasi 13.000 nuove diagnosi di melanoma. Nonostante il melanoma rappresenti il 2-3 % del totale dei tumori (esclusi i tumori cutanei non melanoma), risulta ai primi posti in termini di frequenza nei soggetti di età < 50 anni, tra i quali rappresenta l’8-10% del totale in entrambi i sessi. Tutto ciò, con costi sanitari discreti, diversificati rispetto alle diverse fasi della malattia. A breve , se verranno autorizzati all’impiego medico i farmaci “target” più recenti (ipilimumab e inibitori di Braf) che hanno dimostrato efficacia nella sopravvivenza nella malattia metastatica, i costi saranno molto significativi. All’estero, sono già disponibili e a prezzi elevatissimi. Per il Bcc la terapia è chirurgica e, nei casi avanzati, a breve sarà disponibile un nuovo interessante farmaco per somministrazione orale. Lo Scc è il tumore cutaneo più aggressivo, più incline alla metastatizzazione e sempre preferibilmente aggredibile con la chirurgia. Entrambi i carcinomi, soprattutto per l’alta incidenza, costituiscono un problema sanitario e socio-economico considerevole e, come per il melanoma, il dermatologo gioca un ruolo fondamentale. La prevenzione è nella corretta informazione al paziente riguardo la corretta esposizione al sole e nella visita specialistica corredata da una accurata diagnosi. Queste le prime armi per ridurre le forme gravi e mortali. Le terapie avanzate oggi a disposizione dei dermatologi stanno aumentando notevolmente la sopravvivenza dei pazienti. Dermatiti ezematose - La patologia – Le dermatiti eczematose rappresentano, per rilevanza clinica, epidemiologica e socio- sanitaria un problema di sanità pubblica a livello mondiale. Si distinguono in dermatiti croniche irritanti e allergiche, dermatite atopica; eczema nummulare; eczema seborroico; eczema disidrosico e altre forme di eczema. I numeri – Nel nostro paese sono almeno 4 milioni le persone che hanno problemi cutanei seri, tali da aver bisogno di cure mediche, e più di un terzo di queste, almeno 1.500.000 persone, soffrono di dermatite eczematosa. In Italia, le patologie cutanee rappresentano il 29% delle patologie professionali denunciate. Il contatto con allergeni ed irritanti rappresenta una variabile in grado di aumentare l’incidenza di dermatiti eczematose mentre sesso ed età non rappresentano fattori di rischio. Nella popolazione generale, la prevalenza stimata per le dermatiti allergiche da contatto è compresa tra 1-6%. Questo dato, proiettato in un periodo di 1-3 anni, assume un valore più elevato, compreso tra 6.2-10.6%. Il nichel è l’allergene più frequente. E’ allergica al metallo il 10% della popolazione generale e il 20% delle giovani donne. La continua immissione nell’ambiente di nuove molecole rappresenta un fattore di rischio permanente. Tra le dermatiti eczematose, la dermatite atopica è una patologia largamente diffusa nella popolazione generale. Recenti stime di prevalenza attestano che nei paesi a clima temperato nei soggetti tra 0 e 10 anni tale valore si aggira tra il 15-20%, con lieve preponderanza nel sesso femminile. Costi sanitari - Per quanto riguarda la spesa, recenti analisi condotte dall’Unione Europea attestano che il costo annuo delle sole dermatiti eczematose occupazionali è di 600 milioni di euro con circa 3 milioni di giorni lavorativi persi. La dermatologia atopica, patologia largamente diffusa nella popolazione generale con un 12-20% di popolazione infantile colpita con una preponderanza nei paesi industrializzati specie nelle città e nelle classi sociali più agiate ha un forte impatto sui costi diretti, ovvero costi sanitari, e i costi indiretti, vale a dire la perdita di produttività dei pazienti o di chi se ne prende cura. Dati italiani indicano che la spesa media annuale per il trattata mento della dermatite atopica è di 1254 euro a famiglia. Le spese maggiori riguardano l´uso di terapie idratanti, con un costo medio di 487 euro, l´uso di detergenti particolari, con un costo medio di 285 euro. Una media di 154 euro è stata spesa per visite private specialistiche ma il 60% delle consultazioni sono pagate dal Servizio Sanitario Nazionale. Queste patologie creano un considerevole danno economico per gli individui e la comunità, incidendo inoltre negativamente sulla qualità di vita dei pazienti. Le migliori possibilità terapeutiche risiedono nella prevenzione attuando strategie per identificare gli agenti nocivi e rimuoverli dall’ambiente, eliminando tutte le cause che concorrono a favorire l’insorgenza e l’aggravamento del danno. Eczema cronico delle mani - La patologia - L’eczema cronico delle mani è una patologia invalidante per il paziente, esso si riferisce ad un’infiammazione limitata alla cute delle mani causata da fattori esogeni, endogeni, o entrambi. Si può parlare di eczema cronico quando i sintomi persistono per oltre 3 mesi l’anno. Gli eczemi sono le patologie più frequenti anche nelle visite eseguite dai Medici di Medicina Generale e sono la prima causa di allontanamento del paziente dall’ambito lavorativo. Una diagnosi precoce permette la soluzione del problema a costi contenuti. I numeri – In Italia l’ incidenza annua di eczema cronico delle mani è del 5 per mille. Per un terzo dei pazienti la malattia comincia prima dei 20 anni d’età. I casi nei quali è evidente una correlazione lavorativa sono più dello 0,7 per mille per anno. Il personale delle cucine, gli idraulici, gli operai dell’ edilizia, il personale odontoiatrico, i parrucchieri, il personale sanitario, fabbri, operai dell’industria automobilistica e tipografi rientrano nelle professioni ad alto rischio di eczema cronico. Costi socio-economici – Le vescicole e le fissurazioni dolorose causate dalla malattia possono condizionare la vita quotidiana ed impedire i lavori manuali. Queste limitazioni portano a disabilità e sostanziali perdite economiche sia ai pazienti che all’intera comunità. Il 43.3% dei pazienti ha problemi nello svolgere il proprio lavoro con una perdita in media di 23.7 giorni di lavoro l’anno. Inoltre l’85.5% riferisce problemi nello svolgere attività in casa o in famiglia, il 58.2% ha ricevuto aiuto da uno o più familiari o amici per gestire la malattia, con una ulteriore perdita di produttività a carico di queste persone (media di 5 giorni, massimo 15 l’anno). Costi sanitari - Per la gestione della malattia, i pazienti cronici, gravi e refrattari consumano importanti risorse sanitarie. Una corretta diagnosi ed identificazione dei pazienti è cruciale per condurre appropriate decisioni verso i trattamenti più efficaci per i pazienti e più efficienti per il sistema sanitario e la società nel suo complesso. Analizzando i costi sanitari e non sanitari, quelli diretti e indiretti si stima che il costo annuale per la gestione dei pazienti affetti da eczema cronico delle mani professionale è di 8799 euro l’anno. I costi indiretti incidono per il 70%. I costi non sanitari diretti e indiretti, in pazienti con eczema delle mani di grado moderato-grave, ammontano complessivamente a 1340 euro per ogni persona trattatoa per 10 giorni (Puva terapia intraospedaliera). Quando i pazienti vengono trattati al loro domicilio, i costi diminuiscono a 436 euro, con un importante risparmio di spesa pubblica. Patologie bollose autoimmuni - La patologia –Pemfigo e Pemfigoide, due gruppi di patologie rare bollose autoimmuni, colpiscono la cute e le mucose e si caratterizzano per la presenza di lesioni bollose intraepiteliali. Queste malattie sono gravemente invalidanti e potenzialmente letali se non trattate adeguatamente. I pazienti necessitano di ripetute ospedalizzazioni e di terapie immunosoppressive ad elevati dosaggi e prolungate nel tempo. A seconda della tipologia di malattia le bolle e le vesciche possono interessare la pelle, le mucose oculari, del cavo orale, delle vie respiratorie, gastrointestinali e genitali; nei casi più gravi e nelle fasi più avanzate della malattia, le lesioni bollose e e le altre manifestazioni multiformi, possono estendersi in tutto il corpo accompagnate da forte prurito e buciori. I numeri –Prima dell’avvento dei corticosteroidi, il pemfigo aveva una mortalità piuttosto alta arrivando approssimativamente a causare il decesso di più del 70% dei pazienti entro un anno dalla comparsa dei sintomi. Attualmente il grado di mortalità della malattia, ancora dell’ordine del 5%, è invece riferibile esclusivamente agli effetti collaterali e alle complicanze correlate ai farmaci cortisteroidi e immunosoppressori utilizzati per il contenimento della malattia. Pemfigo: colpisce entrambi i sessi di ogni età con un picco tra i 30 e 60 anni, in ogni area geografica con una maggiore incidenza in sud america. L’incidenza globale è di 1-10 casi su un milione, in Italia possiamo considerare 5 casi per milione. Pemfigoide: colpisce entrambi i sessi tipicamente in età avanzata dopo i 65 anni in tutte le aree geografiche. Sono comunque riportati diversi casi di pemfigoide bolloso in età pediatrica. Si pensa ad una predisposizione genetica ma non alla ereditarietà, l’incidenza è 7-10 casi su milione con tendenza all’aumento ed un tasso di mortalità pari al 12% (per complicazioni iatrogene nel primo anno). Disagio sociale – La sintomatologia di queste malattie è varia e rende impossibile una vita normale. Spesso diventa impossibile anche solo nutrirsi a causa delle bolle all’interno del cavo orale. L’assunzione di immunosoppressori nel breve periodo migliora la qualità della vita, ma nel lungo termine determina ai pazienti situazioni di comorbidità che aggravano le condizioni generali del paziente spesso in modo severo e irreversibile. Steroidi e immunosoppressori hanno aumentato l’aspettativa di vita e ridotto la severità dei sintomi. Lo sviluppo di anticorpi monoclonali offrono nuove aspettative di sopravvivenza e di qualità di vita. Costi sanitari - Il costo delle terapie immunosoppressive del pemfigo è di 6.145 euro per paziente all’anno. Sono stati effettuati studi sui costi dei trattamenti con terapia immunosoppressiva e terapie con anticorpi monoclonali. L’utilizzo degli anticorpi monoclonali determina nell’arco di 3 anni un contenimento dei costi superiore al 13.7%, mentre in 5 anni il contenimento delle spesse supera il 40% rispetto ai costi diretti ed indotti dalle terapie convenzionali a base di steroidi e immunosoppressori.  
   
 

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