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Notiziario Marketpress di Mercoledì 14 Novembre 2012
 
   
  LA SICOB: “DIAMO LA GIUSTA IMPORTANZA ALL’INDICE DI MASSA CORPOREA NON PUO’ ESSERE L’UNICO PARAMETRO PER STIMARE IL RISCHIO DI MALATTIE”

 
   
  Firenze, 14 novembre 2012 – Tutti lo hanno calcolato almeno una volta, basandosi su tabelle pubblicate da libri e giornali, eppure il Bmi (body mass index, in italiano “indice di massa corporea”), non può essere preso come un valore assoluto per certificare la propria forma fisica. Meglio se rientra nella fascia ideale, tra 18.5 e 24.9, calcolato dividendo il peso in chilogrammi di una persona per la sua altezza, in metri, al quadrato. Attenzione se il risultato è tra 24.9 e 30 (indice di sovrappeso), massima allerta se supera i 30: in questo caso si parla di obesità. Si tratta di un’indicazione certamente importante, ma potrebbe non essere il metodo più adatto per stimare il rischio di ammalarsi, in particolare per quanto riguarda alcuni tipi di cancro, correlati alla condizione di chi ha molti chili di troppo. Lo sostiene uno studio dell’Albert Einstein College of Medicine della Yeshiva University, pubblicato sulla rivista American Journal of Epidemiology, con cui concordano gli specialisti italiani che si occupano di chirurgia bariatrica, “Purtroppo la correlazione tra obesità grave e tumori – dichiara Marcello Lucchese, Direttore della chirurgia bariatrica e metabolica del Policlinico Careggi di Firenze e Presidente della Società Italiana di Chirurgia dell’Obesità e delle malattie metaboliche (Sicob) - è ampiamente confermata dalla letteratura internazionale, in particolare per alcuni tipi di tumore. Ma ovviamente l’indice di massa corporea (Bmi) non può essere l´unico parametro da tenere in considerazione per la previsione di un pericolo di cancro, in quanto per molti individui non risulta di per sé attendibile”. Gli scienziati canadesi hanno coinvolto nella ricerca circa 90 mila donne per valutare l’effettiva congruenza fra Bmi e rischio di cancro, in particolare per 19 tipi di tumore. I risultati hanno confermato la validità predittiva del rischio cancro, da parte del Bmi, solo per quello all’endometrio, ai polmoni e al seno per le donne in postmenopausa. “È necessario inquadrare il paziente nella sua storia clinica, familiare e genetica – conclude Lucchese -, prima di esprimere un giudizio su un rischio soggettivo di maggiore esposizione al cancro rispetto al resto della popolazione. Ricordiamo comunque che maggiore è il Bmi e maggiore è il rischio di ammalarsi di alcune malattie tra le quali alcune cardiopatie, diabete di tipo 2 e alcuni tipi di cancro”.  
   
 

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