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Notiziario Marketpress di Martedì 20 Novembre 2012
 
   
  COMMERCIO ESTERO: ASSOCAMERESTERO, A SETTEMBRE CALO DEL 2,0% DELL’EXPORT ITALIANO MA CRESCE IL SALDO COMMERCIALE NEI PRIMI NOVE MESI DELL’ANNO L’AVANZO DELLA BILANCIA COMMERCIALE COMPENSA PER CIRCA UN QUARTO LA FLESSIONE DEI CONSUMI DELLE FAMIGLIE.

 
   
  Roma, 16 novembre 2012 – A settembre si riduce del 2,0% l’export italiano rispetto ad agosto, contrazione di poco inferiore a quella registrata dal benchmark Germania (-2,5%). A livello tendenziale, però, le esportazioni segnano nel periodo gennaio-settembre 2012 un incremento, nei dati destagionalizzati, del 3,4%, con un avanzo della bilancia commerciale pari a circa cinque miliardi di euro. A livello di saldo, tra i Paesi Ue, solo l’Italia segue (anche se a grande distanza) la Germania, mentre la Francia e il Regno Unito restano in territorio negativo con un deficit di 51 e 97 miliardi di euro. Se si guarda poi al saldo al netto dell’energia, l’incremento dell’avanzo commerciale italiano rispetto ai primi nove mesi del 2011 ammonta a circa 30 miliardi. “Il contributo positivo della domanda estera è sicuramente il frutto di una buona capacità competitiva delle imprese, ma indubbiamente anche l’effetto della forte contrazione delle importazioni dovuta alla recessione: nei primi nove mesi dell’anno, infatti, le esportazioni aumentano in valore di circa dieci miliardi di euro, mentre le importazioni si riducono di oltre 18 miliardi”, afferma Gaetano Fausto Esposito, Segretario Generale di Assocamerestero, commentando i dati Istat sul commercio estero diffusi oggi. Tra i partner commerciali, riprendono quota i tradizionali mercati di riferimento dell’export italiano: le vendite negli Stati Uniti e in Giappone, infatti, registrano un aumento del 18,7% e del 20,1%, incrementi che compensano ampiamente le perdite subite in realtà di più difficile penetrazione come Cina e India (pari rispettivamente al 12,2% e all’11,0%). “I prodotti italiani all’estero sono comunque più apprezzati. Ciò lo dimostra l’aumento del 4,5% dei valori medi unitari esportati che testimonia come il consumatore sia disposto a spendere di più per un prodotto di qualità. Ne è prova il fatto che proprio i beni di consumo, che intercettano generalmente le fasce medio-alte della popolazione, subiscono all’estero l’aumento più consistente, pari al 5,8%”, conclude Esposito.  
   
 

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