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Notiziario Marketpress di Lunedì 19 Novembre 2012
 
   
  L’ANDAMENTO DELLA CONGIUNTURA IN PIEMONTE: UNIONCAMERE PIEMONTE E CONFINDUSTRIA PIEMONTE DIFFONDONO I DATI DEL III E IV TRIMESTRE 2012 CON INTESA SANPAOLO E UNICREDIT

 
   
  Torino, 19 novembre 2012 - Venerdì 16 novembre 2012, Unioncamere Piemonte e Confindustria Piemonte hanno diffuso insieme i risultati a consuntivo e previsionali delle rispettive indagini congiunturali, con l’obiettivo di monitorare l’andamento della congiuntura in Piemonte. Dopo i saluti del Presidente di Unioncamere Piemonte Ferruccio Dardanello, sono intervenuti il responsabile dell’Ufficio Studi e Statistica di Unioncamere Piemonte Roberto Strocco - che ha analizzato i risultati della performance congiunturale del periodo luglio-settembre 2012 - e il responsabile dell’Ufficio Studi Economici di Confindustria Piemonte Luca Pignatelli, che ha presentato le linee di sviluppo dell’industria piemontese nel Iv trimestre 2012. A commento dei dati illustrati da Unioncamere Piemonte e Confindustria, sono poi intervenuti Giovanni Foresti, Economista del Servizio Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, e Zeno Rotondi, responsabile Ufficio Studi Italia Unicredit. Ha chiuso i lavori il Presidente di Confindustria Piemonte Gianfranco Carbonato. Le indagini presentate da Unioncamere Piemonte e Confindustria Piemonte confermano la gravità della fase recessiva iniziata a fine 2011. I risultati negativi registrati dall’indagine di Unioncamere Piemonte nel terzo trimestre trovano corrispondenza nelle previsioni per il quarto trimestre registrate dal sondaggio di Confindustria Piemonte: la crisi continua a mordere, seppur non si prevede un ulteriore peggioramento. La crisi colpisce in misura trasversale tutti i settori, le tipologie di impresa e le aree territoriali, sia pure con intensità lievemente diverse. “Il Piemonte continua a vivere una fase ciclica industriale fortemente negativa. Le imprese stanno soffrendo sia sul mercato interno che – seppur in forma più lieve - su quello estero. Le difficoltà delle nostre imprese si riflettono direttamente sul quadro occupazionale, generando ricadute negative sul reddito delle famiglie piemontesi e rendendo estremamente caute le loro scelte di consumo. Non abbiamo più tempo. Dobbiamo intervenire, con misure urgenti e politiche industriali efficaci così da poter aiutare le aziende a rafforzarsi soprattutto sui mercati esteri più promettenti. Dobbiamo puntare sulla competitività territoriale nell’attesa che l’intero sistema economico italiano ed europeo si rimetta in moto” ha commentato il Presidente di Unioncamere Piemonte Ferruccio Dardanello. “Le previsioni delle imprese associate confermano la gravità della attuale crisi. Il clima di fiducia rimane improntato al pessimismo, come nei mesi scorsi. Il 2012 si chiuderà con una significativa contrazione della produzione manifatturiera e del Pil regionale. Un elemento relativamente incoraggiante deriva dalla capacità delle nostre imprese di mantenere le posizioni sui mercati esteri, o addirittura di rafforzarle; ne è riprova anche il tenore meno negativo delle aspettative delle imprese più presenti all’estero. Ciò può porre le basi per trarre pieno vantaggio dalla ripresa. I prossimi mesi saranno tuttavia particolarmente delicati. Un elemento di preoccupazione riguarda in particolare la situazione finanziaria e di liquidità delle imprese. La contrazione dei margini, l’aumento dell’indebitamento, l’allungamento dei tempi di pagamento, il peggioramento delle condizioni di accesso al credito pongono crescente pressione sui conti aziendali. È indispensabile che vengano attuate misure correttive per consentire alle imprese di reperire risorse per i necessari investimenti, condizione imprescindibile per poter ‘agganciare’ la ripresa” ha dichiarato Gianfranco Carbonato, Presidente di Confindustria Piemonte. “L’analisi realizzata su più di 5.000 bilanci aziendali di imprese manifatturiere piemontesi conferma le difficoltà del momento – rileva Giovanni Foresti del Servizio Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo –. L’ebitda margin nel 2011 è tornato a scendere portandosi al 7,9%, un livello solo di poco superiore al punto minimo toccato nel 2009 e inferiore all’8,5% del 2008. Tuttavia, nonostante il contesto economico molto difficile, un nucleo significativo di imprese piemontesi è stato in grado di ottenere ottime performance. Oltre 500 imprese della regione, tra il 2008 e il 2011, hanno registrato un aumento del fatturato superiore al 10%, con valori dell’Ebitda margin almeno pari al 12%. Il fattore premiante è stato puntare maggiormente su innovazione, qualità e attenzione all’ambiente. Anche in prospettiva sono le strategie che faranno la differenza sui mercati internazionali. La sfida per l’economia piemontese è aumentare questi casi di successo”. “L´indicatore Unicredit-regioss (che misura il tasso di crescita tendenziale dell’attività economica a frequenza mensile) per il Piemonte segnala ancora un calo nel secondo trimestre 2012, e si attesta a giugno su una variazione del -1,3% su base annua. Rispetto alla crisi del 2008-2009, tuttavia, si osserva una sostanziale convergenza della dinamica regionale con Nord Ovest e Italia. In particolare, l´andamento dell´economia piemontese si allinea alla dinamica dell´economia lombarda. Ciò riflette la sottostante dinamica delle esportazioni: in Piemonte, nella crisi precedente il calo è stato più consistente, mentre nella fase attuale il rallentamento è più moderato rispetto alla Lombardia. La migliore performance delle esportazioni del Piemonte (in media, +6,6% nel periodo compreso tra il terzo trimestre 2011 e il Ii trimestre 2012, a fronte di un +5,8% registrato in Lombardia) è legata ad una tendenza crescente a sostituire il mercato europeo, che rimane tuttavia quello economicamente più rilevante, con quelli dei Paesi extra Ue27” ha dichiarato Zeno Rotondi, responsabile Ufficio Studi Italia Unicredit. Iii Trimestre 2012: I Dati A Consuntivo Di Unioncamere Piemonte - Nel Iii trimestre 2012 si è ulteriormente accentuata la crisi del tessuto manifatturiero piemontese. Dopo il calo registrato a partire dal Iv trimestre dello scorso anno e facendo seguito a due trimestri consecutivi caratterizzati da una flessione più intensa, nel periodo luglio-settembre 2012 la produzione industriale ha sperimentato, infatti, una variazione tendenziale grezza del -5,7%. La contrazione della produzione industriale si associa ai risultati per lo più negativi realizzati da tutti gli altri indicatori. Gli ordinativi interni diminuiscono del 7,0% rispetto al periodo luglio-settembre 2011, quelli esteri, dopo la sostanziale stabilità manifestata nel corso del trimestre precedente, subiscono una lieve flessione (-0,4%). Cala il fatturato: le imprese manifatturiere piemontesi infatti registrano, mediamente, una diminuzione tendenziale del fatturato totale pari al 5,6% e per quanto concerne quello estero una variazione negativa del 4,1%. Sono questi alcuni dei risultati emersi dalla 164ª “Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera” realizzata da Unioncamere Piemonte in collaborazione con gli Uffici studi delle Camere di commercio provinciali. La rilevazione è stata condotta nel mese di ottobre 2012 con riferimento ai dati del periodo luglio-settembre, e ha coinvolto 1.233 imprese industriali piemontesi. Si evidenzia come, per via delle modifiche metodologiche introdotte a partire dal I trimestre 2011, i risultati successivi all’ultimo trimestre del 2010 non siano statisticamente confrontabili con quelli delle precedenti rilevazioni. L’andamento negativo della produzione dell’industria manifatturiera piemontese interessa tutti i principali comparti. Il panorama settoriale continua, infatti, ad essere costellato di segni negativi. I mezzi di trasporto, dopo la contrazione pari al 6,9% concretizzata nel corso dello scorso trimestre, continuano a sperimentare una flessione seppure di minore intensità (- 2,6%). Risultano inferiori al dato medio complessivo anche i risultati realizzati dall’industria alimentare (-2,7%) e dalle industrie meccaniche (-3,0%). Risultano, invece, in linea con il dato medio regionale le contrazioni registrate dalle industrie elettriche ed elettroniche (-5,6%) e dal comparto della chimica e delle materie plastiche (-5,8%). Appaiono più elevati i cali riscontrati negli altri settori di attività, in particolare nelle industrie dei metalli (-7,1%) e nel comparto del legno (-9,6%). Il segno negativo accomuna, inoltre, tutti territori, anche se con intensità differenti. Asti risulta la provincia con la flessione più marcata della produzione industriale (-9,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente). Registra una performance peggiore rispetto al dato medio regionale anche il capoluogo piemontese (-7,4%). Le province di Biella e Vercelli sperimentano entrambe una contrazione del 5,1%. La provincia di Alessandria manifesta un calo tendenziale della produzione di 4,5 punti percentuali, seguita da Cuneo con un - 4,2%. Meno intense risultano, invece, le flessioni registrate dalle altre province piemontesi: Novara manifesta una diminuzione della produzione del 2,3%, mentre il Verbano Cusio Ossola una contrazione pari all’1,9%. Iv Trimestre 2012: I Dati Previsionali Di Confindustria Piemonte - All’indagine hanno risposto circa 900 imprese di tutti i settori e dimensioni. I principali indicatori restano sostanzialmente stabili rispetto al trimestre precedente, escludendo un ulteriore peggioramento della recessione, ma confermando le difficoltà dell’attuale fase congiunturale. L’elemento di novità più interessante è il lieve “rimbalzo” degli ordini export: il saldo ottimistipessimisti ritorna positivo dopo alcuni trimestri. A conferma del ruolo importante della domanda estera emerge dall’indagine qualche significativa differenza di giudizio tra le imprese più presenti sui mercati esteri e quelle rivolte principalmente al mercato domestico. Relativamente incoraggiante è la stabilità del tasso di utilizzo della capacità produttiva (70,3%), inferiore ai livelli normali ma superiore ai valori critici della crisi 2008-2009. Un segnale cautamente confortante viene dal parziale recupero del saldo relativo agli ordini export, che guadagna circa 7 punti percentuali, passando dal -5,7% della scorsa indagine all’attuale +1,6%. Poco più di un terzo delle aziende dichiara di avere un carnet ordini inferiore ad un mese. Gli ultimi interventi della Bce hanno allentato le turbolenze dei mercati finanziari dell’Euro Area, ed hanno cercato di dare una spinta positiva alla stagnazione del credito. Tuttavia le ultime previsioni al ribasso sulle prospettive di crescita dell’Eurozona, ed in particolare dell’Italia, si riflettono negativamente sui programmi di investimento delle imprese. La nostra indagine conferma che l’attività di investimento resta molto debole. Meno del 20% delle imprese ha in programma investimenti di un certo peso; il saldo tra aziende che hanno deciso di rivedere al rialzo o viceversa al ribasso i programmi di investimento rimane sfavorevole, come nei trimestri scorsi. Dal punto di vista dell’occupazione, le prospettive si discostano poco rispetto alla precedente rilevazione (-14,8%). Aumentano lievemente le imprese che intendono ricorrere alla Cig; 31,7% rispetto al 28,1% della precedente rilevazione. Anche in questo caso, il livello, pur elevato, rimane inferiore ai picchi della crisi 2008-2009. Infine, non si riducono i tempi di pagamento. Oggi sono mediamente pari a 98 giorni; salgono a circa 163 giorni per le transazioni con gli enti pubblici. La percentuale di imprese che segnalano ritardi negli incassi (61,8%) è stabile rispetto a giugno. Il quadro occupazionale risente ovviamente della fase recessiva, il saldo ottimisti-pessimisti peggiora di due punti, attestandosi al -14,8%. Aumentano lievemente le previsioni relative al ricorso Cig, che interessa il 31,7% delle imprese a fronte del 28,1% di giugno. E’ il dato più elevato degli ultimi 24 mesi. A livello settoriale non emergono differenze significative. In particolare, le imprese metalmeccaniche e non metalmeccaniche convergono su valori simili dei principali indicatori. Le imprese di maggiori dimensioni (oltre 50 addetti) sono lievemente meno pessimiste di quelle di minori dimensioni. Determinante risulta la maggiore propensione all’export delle imprese più grandi.  
   
 

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