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Notiziario Marketpress di Lunedì 26 Novembre 2012
 
   
  PARMA, POSTE: COSÌ NON VA

 
   
  Parma, 26 novembre 2012 – “La Provincia di Parma, cui è stato affidato dalla Regione il coordinamento del tavolo, a nome dei 18 comuni coinvolti, quelli cioè di Parma, Bardi, Bedonia, Medesano, Tornolo, Terenzo, Montechiarugolo, Calestano, Borgo Val di Taro, Varano Melegari, Compiano, Noceto, Neviano Arduini, Langhirano, Palanzano, Corniglio, Fornovo e Zibello, esprime una forte insoddisfazione per l’esito della trattativa portata avanti da diversi mesi a questa parte”. È durissimo il vice presidente della Provincia Pier Luigi Ferrari, che al termine di un incontro svoltosi questa mattina in piazza della Pace con gli amministratori dei comuni coinvolti esprime a nome di tutti il forte disappunto degli enti per i risultati della trattativa in corso sul piano di razionalizzazione degli uffici postali del territorio presentato da Poste Italiane. La “doccia fredda” è arrivata nei giorni scorsi, “quando Poste Italiane – spiega Ferrari - ha comunicato ai sindaci interessati e alla Provincia la decisione di procedere alla chiusura, dal 26 novembre, di 8 Uffici postali, quelli di Cozzano, Molino Anzola, Mozzano, Gravago, Vianino, Pieveottoville, Ravarano e Strela, e il contestuale avvio di un piano di razionalizzazione, con riduzione dei giorni di apertura, di altri 11 Uffici”. A seguito di quella decisione è stata convocata la riunione di oggi, al termine della quale “non possiamo che esprimere, tutti, Provincia e Comuni, la nostra forte insoddisfazione. Se infatti la chiusura di 8 uffici sui 21 inizialmente considerati all’interno del piano di Poste Italiane può all’apparenza rappresentare un risultato non del tutto negativo, occorre sottolineare le gravissime conseguenze in termini di depauperamento di servizi rivolti alla collettività per territori di particolare debolezza e criticità come quelli della Val Taro, della Val Ceno e della stessa Bassa. Si tratta di un duro colpo inferto alla qualità della vita dei nostri cittadini che potrebbe aggravare significativamente la situazione di crisi e portare al progressivo spopolamento delle zone più critiche come quelle montane”, dice Ferrari a nome della Provincia e di tutti i Comuni coinvolti, stigmatizzando inoltre l’atteggiamento di Poste Italiane: “Nonostante le diverse iniziative intraprese per stabilire un dialogo fattivo, nella realtà non vi sono stati margini di discussione con l’interlocutore Poste, che ha ratificato una decisione che appariva già preconfezionata fin dall’inizio. Non si spiega altrimenti l’atteggiamento di Poste, che, pur a fronte di una grande disponibilità offerta da diversi Comuni sia in termini di presa in carico diretto di alcuni costi sia in termini di disponibilità a ragionare su nuovi servizi da affidare a Poste, non ha accolto e approfondito le proposte in campo, con dati e numeri alla mano come si farebbe in qualsiasi azienda, ma ha lasciato il tutto a lettera morta”. Su tutti pende poi la “spada di Damocle” della “verifica di economicità” annunciata da Poste Italiane fra un anno “per decidere, in modo unilaterale come per questi primi otto, la chiusura di uffici caratterizzati da mancata redditività: temiamo già ora – osserva il vice presidente della Provincia - che questa verifica potrà colpire chi si è salvato da questa prima tornata. La grave preoccupazione che Provincia e sindaci esprimono, infatti, è che se il livello di servizio fornito da Poste Italiane sarà quello attuale, con personale spesso assente e a volte non all’altezza del ruolo, computer che non funzionano, posta recapitata in ritardo, uffici obsoleti con barriere architettoniche, la redditività non potrà che peggiorare e il destino dell’ufficio è quindi già segnato in partenza”. Di qui, al termine della riunione di oggi, una decisa presa di posizione: “La Provincia di Parma e i sindaci dei 18 comuni interessati – dice Ferrari a nome di tutti - esprimono la non accettazione delle chiusure degli 8 uffici che si dovrebbero attuare già dal prossimo 26 novembre e una forte, decisa e unitaria, volontà di continuare a mantenere questi fondamentali presidi anche di tipo sociale nei territori, ed in particolare nei territori più deboli, anche ricorrendo a un’analisi di mercato che consenta di fare valutazioni di merito, sia in termini di costi che di qualità del servizio fornito, su potenziali nuovi fornitori di servizi postali e finanziari da scegliere tra quelli presenti sul mercato”.  
   
 

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