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Notiziario Marketpress di Mercoledì 21 Febbraio 2007
 
   
  SICUREZZA IN OSPEDALE: LE 10 REGOLE PER MIGLIORARE L’ASSISTENZA AL PAZIENTE PRESENTATO PER LA PRIMA VOLTA UN DOCUMENTO D’INTENTI ELABORATO DA ESPERTI DEL MINISTERO DELLA SALUTE, DIRETTORI DI AZIENDE OSPEDALIERE, AIFA E SIFO

 
   
  Roma, 21 febbraio 2007 – Spaziano dal Foglio Unico di Terapia, ai sistemi di prescrizione informatizzata dei farmaci fino al miglioramento della comunicazione medico-paziente. Le 10 regole d’oro presentate oggi a Roma nel corso di un incontro hanno l’obiettivo di aumentare la sicurezza dell’organizzazione sanitaria, dei trattamenti farmacologici e delle nuove tecnologie. Per ridurre al minimo il rischio di errore in corsia. Ecco dunque il primo ‘decalogo’ da portare “al letto del paziente”, elaborato con il contributo del Ministero della Salute, da direttori generali e rappresentanti dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) e della Società Italiana di Farmacia Ospedaliera (Sifo). “Uno dei punti principali del decalogo – spiega il dott. Ubaldo Montaguti, Direttore Generale dell’Azienda Policlinico Umberto I di Roma – realizzabile in tempi brevi, prevede l’adozione in tutti gli ospedali di un Foglio Unico di Terapia per il paziente per evitare errori di trascrizione. Questa regola, avendo un valore operativo, merita la nostra immediata considerazione. Realizzarla è già possibile. È prevista in futuro anche l’attivazione di sistemi informativi complessi che richiederanno inevitabilmente più tempo”. L’errore – sostengono gli esperti - è, nella grande maggioranza dei casi, dovuto a problemi organizzativi e a insufficiente interazione fra più figure professionali che operano nello stesso ambito. “Il secondo punto del decalogo – afferma la dott. Ssa Giovanna Scroccaro, Presidente della Sifo e Direttore di Farmacia Interna presso l’Azienda Ospedaliera Ospedale Civile Maggiore di Verona – prevede che i farmacisti ospedalieri siano parte attiva nella revisione di tutte le procedure che vanno dalla prescrizione alla distribuzione dei farmaci e dei dispositivi medici, con particolare attenzione alle procedure a rischio di errore”. Il decalogo è il risultato dell’incontro di studio tenutosi a Frascati nello scorso novembre (promosso dall’Accademia Nazionale di Medicina grazie a un grant educazionale di Teva Pharma Italia), dedicato alla “Sicurezza al letto del paziente”, alla presenza di un panel di esperti del settore. Le dieci regole rappresentano un importante progetto condiviso di gestione del rischio, che si inserisce nei cambiamenti registrati negli ultimi anni nel concetto di farmacovigilanza. “Quest’ultima – afferma il dott. Nello Martini, direttore generale dell’Aifa - deve essere intesa soprattutto come ricerca attiva, sapendo che un farmaco, come una nuova tecnologia, una volta introdotto in commercio, viene utilizzato in un contesto diverso da quello della sperimentazione, per cui il profilo di beneficio-rischio può variare radicalmente. Negli ultimi tempi si sono registrati esempi clamorosi di farmaci che erano stati definiti innovativi ed efficaci nella fase di sperimentazione ma, qualche mese dopo la commercializzazione, sono stati ritirati. Ciò significa, indipendentemente dai singoli casi, che una sperimentazione clinica non è in grado di garantire il profilo di efficacia e di sicurezza quando il farmaco viene utilizzato nella pratica clinica corrente e, di conseguenza, è assolutamente necessario avviare dei programmi di farmacovigilanza attiva”. In quest’ottica è già attivo non solo un Osservatorio degli eventi avversi ma anche un registro dei consumi e del monitoraggio dei farmaci. Ciò permette di avere una registrazione degli eventi e di introdurre all’interno delle reti integrate (che comprendono i centri regionali, le Asl, gli Irccs, e tutte le strutture che hanno una responsabilità nel risk management) anche la sperimentazione di farmaci. È una sorta di “anteprima” di quanto previsto da uno dei punti del decalogo: l’attivazione di un registro nazionale (incident reporting) coordinato dal Ministero della Salute e dall’Aifa per la registrazione e la valutazione di una serie limitata e predefinita di errori più frequentemente rilevati nel corso delle attività sanitarie. “La parte del sistema di sorveglianza condivisa con l’Aifa – afferma il dott. Alessandro Ghirardini, dirigente ufficio qualità presso la Direzione Generale della programmazione sanitaria del Ministero della Salute – ovviamente relativa all’uso dei farmaci, è molto importante, soprattutto per la frequenza degli errori che la caratterizzano. È nostra intenzione, anche grazie a quanto previsto dal decalogo, raccogliere queste informazioni per poi inserirle in un sistema di sorveglianza routinario che permetta non solo di quantificare gli eventi, avversi ma anche di analizzarli”. Nel decalogo è inoltre prevista l’introduzione di sistemi di distribuzione e di allestimento controllato (di farmaci e di dispositivi medici), di prescrizione informatizzata (in cui i dati possano essere raccolti in modo certo), e di gestione dei trattamenti farmacologici basati sulla dose unitaria, privilegiando le tecnologie che dimostrino il miglior rapporto costo/efficacia. “Le esperienze già maturate con la dose unitaria e gli armadi a cessione controllata, posizionati in ogni reparto e da cui ogni infermiere può prelevare solo i farmaci prescritti per il singolo paziente – conclude la dott. Ssa Scroccaro –, sono due esempi di tecnologie che hanno dimostrato di ridurre gli errori di somministrazione dei farmaci e di garantirne un più accurato controllo con un notevole risparmio economico”. “Solo quando l’intero sistema previsto dal decalogo andrà a regime – conclude il dott. Ghirardini -, i cittadini potranno trarne effettivi benefici. Ognuno dovrà impegnarsi con il proprio livello di responsabilità: il Ministero e l’Aifa forniranno indirizzi di carattere generale; le Regioni li dovranno trasferire sul piano organizzativo; infine le aziende li renderanno attuali e operativi. Questa ‘catena’, già sperimentata nel corso degli ultimi anni, ha ora bisogno dello spinta ulteriore data dal decalogo per poter avere una ricaduta positiva sui cittadini”. . .  
   
 

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