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Notiziario Marketpress di Mercoledì 21 Febbraio 2007
 
   
  RADIO 1 RAI: FERZAN OZPETEK AL COMUNICATTIVO DI IGOR RIGHETTI “NON PERDONO LA TIRCHIERIA, È ANTIUOMO” “VORREI DIVENTARE UN CUOCO PIÙ BRAVO DI QUELLO CHE GIÀ SONO”

 
   
  Roma, 21 febbraio 2007 - Venerdì 23 febbraio alle 15. 37 su Radio 1 il regista Ferzan Ozpetek sarà l’ospite del “Confessionale del Comunicattivo”, programma dei linguaggi della comunicazione ideato e condotto da Igor Righetti. Ecco un estratto dell´intervista. “Saturno contro”, il tuo film nelle sale dal 23 febbraio tratta il tema del divario generazionale. Pensi che questo confronto tra fasce d´età sia destinato ad avere i pianeti avversi? Il film parla di un gruppo di persone, una storia di amicizia, d’amore ma soprattutto di questo gruppo di persone che si appoggiano nella vita. Gli amici nella vita per me sono tutto, li considero la cosa più importante. Puoi essere ricchissimo, famosissimo e avere tutto ma se non hai persone alle quali ti puoi appoggiare, che ti difendono, non sei nessuno. Sembra una cosa banale, ma è molto importante. Il titolo “Saturno contro” lo abbiamo messo perché tutti i personaggi sembrano avere Saturno contro nel loro segno. Qualcosa di avverso, ma anche qualcosa di positivo perché avere Saturno contro nel segno da una parte sembra negativo e dall’altra è molto positivo perché ti fa crescere, ti fa guardare dentro. Lo trovo ottimo Saturno contro. Hai dichiarato di non fare mai provini agli attori che scegli. Ti è andata sempre bene? Finora benissimo. Sei nato in Turchia e il tuo Paese di origine è spesso presente nei tuoi film anche se sei in Italia da 31 anni e qui hai studiato all’università La Sapienza di Roma. Ma quanto di turco è rimasto in te? Di turco è rimasto molto. Quando parlo della Turchia, come per esempio del bagno turco, racconto le cose da dentro e da fuori. Penso di essere Ferzan, una persona, le misure di essere italiano o essere turco non le riesco a capire. Come ti definiresti? Una persona normalissima che cerca di vivere questa vita che passa con grande velocità. Come il titolo del film in Turchia che è “Una vita non basta”. Veramente una vita non basta con tutte le cose che provo, con le persone con cui condivido la vita, l’amore e l’amicizia. Come definiresti i tuoi film? Credo che diano sempre delle emozioni e questa è una cosa che conta molto nel cinema. Il cinema deve far sognare ed emozionare. Un cinema cui la gente partecipi, questo è molto importante. Credi nella volontà d’integrazione di civiltà come quella islamica? Parliamo di questa cosa dopo l’undici settembre perché prima non se ne parlava mai. È una cosa che è avvenuta soprattutto dopo la caduta del muro di Berlino, la morte della principessa Diana, momento in cui abbiamo cominciato a perdere l’innocenza, poi il crollo delle Torri gemelle. La gente ha cominciato a dire “Islam, cattolici, cristiani” si sono creati mille muri invisibili. Quando parliamo di religione credo che l’uomo sia molto lontano dalla spiritualità delle persone, quando parliamo di scontro della civiltà, scontro delle religioni. Mi trovo molto lontano da tutti e due i lati. Che cosa ti interessa di più trasmettere al pubblico? L’emozione che provo perché voglio che la provino anche loro. Hai dichiarato che ogni anno ti fai fare previsioni astrologiche personali e quando torni a Istanbul ti diverti a interpretare i fondi del caffè. Che rapporto hai con il soprannaturale? Più tempo passa e più mi allontano dalle dottrine religiose. Vedo tutte le cose intorno a noi che parlano di politica, di tutt’altro che dell’uomo e dello spirito dell’uomo. Cerco molte risposte nella natura, perché in qualche modo ti risponde e dà sensazioni alla spiritualità. Il soprannaturale è una cosa che mi diverte molto. C’è una mia amica a Roma che mi fa l’oroscopo, mi piace molto. Sono un seguace di Branko, quando compro “il Messaggero” la prima cosa che faccio è leggere il suo oroscopo. Che cos’è che più ti emoziona? Le dimostrazioni di affetto inaspettate. Il tuo film “Le fate ignoranti” ha avuto molto successo, ma ha anche suscitato qualche polemica. Forze perché parlare di amore omosessuale è diventato un business? Al business non ci credo. “Le fate ignoranti” è stato il primo film di quel tipo. Hai precorso i tempi… Esatto, è un film che è piaciuto molto alle famiglie oltre che ai gay e ancora uno dei dvd più venduti. Quindi non è un business, ma qualcosa che entra nella gente e fa pensare. Bisognerebbe parlare delle cose senza pensare, senza mettere etichette. Come in “Saturno contro” in cui mi soffermo sui rapporti delle persone senza parlare delle loro scelte sessuali, ma dei loro grandi sentimenti di amicizia e di amore. Qual è il tuo difetto più grande? Ho tanti difetti. Sono molto vulnerabile, prendo subito fuoco se mi viene fatto un torto. Trovo che sia sbagliato. E il tuo maggior pregio? Amo troppo le persone che ho intorno, sono molto protettivo, con il tempo anche una persona che mi è molto ostile diventa mio amica. Che cos’è che non perdoni? La tirchieria. È antiuomo. Hai rimpianti? No. Le cose le ho fatte così. Forse dispiaceri, ho compiuto magari un’azione che ha fatto soffrire qualcuno e questo mi è dispiaciuto. Che cosa pensi del cinema italiano contemporaneo? Quello che penso del cinema mondiale: alti e bassi, belli e brutti, c’è un po’ di tutto. Quali sono le ipocrisie più grandi nell’Italia di oggi? Si può parlare di ipocrisie più grandi dell’uomo. Oggi facciamo tutti parte di un sistema. Mi dispiace perché amo moltissimo l’Italia la considero parte di me. Mi innervosisco soprattutto quando vado ai festival perché i miei film quando escono all’estero rappresentano sempre l’Italia e ci sono persone che fanno battute, così mi tengo subito sulla difensiva. Che cosa pensi dei programmi e dei personaggi televisivi? La televisione la vedo poco. Guardo moltissimo i telefilm americani. Li compro in dvd e li vedo insieme agli amici anche per sette-otto ore di seguito. Che cosa è l’amore per te? L’amore è tutto quello che ci dovrebbe circondare, quello che tocchiamo. Sei innamorato? Sì, tantissimo, da sei anni e non è diminuito. Ancora rimango stupito di questa cosa perché sono quei miracoli che credo succedano e a me è successo quando avevo 42 anni. Hai mai invidiato qualcuno? Invidiato è una parola brutta. Mi sarebbe piaciuto fare questo film o essere così, quello sì, ma non ho mai voluto il male di una persona. Invidia è una parola che distrugge, è cattiveria. Invece quando vedo un bel film dico: “Mi sarebbe piaciuto farlo, perché non mi è venuta questa idea?” oppure quando ho visto il film “The others” che mi era piaciuto molto, all’uscita ho chiamato Gianni Romoli con cui scrivo e ho scritto “Saturno contro” e gli ho detto: “Gianni perché non ti viene mai in mente una storia come questa di ‘The others’?”. Vivi da sempre nel quartiere Ostiense, a Roma. Perché hai scelto proprio quella zona? Non l’ho scelta. Spesso mi chiedono perché hai scelto l’Italia? E rispondo: “Che cosa ne so?”. Stavo andando in America trentuno anni fa, ero iscritto a una scuola di cinema a Los Angeles. Due settimane prima dissi a mio padre: “Voglio andare in Italia” sebbene lui fosse contrario perché diceva che avrei imparato una lingua che non mi sarebbe servita a niente. Invece poi è avvenuto che la prima volta che sono venuto qui, in questo palazzo, ci sono rimasto. È da trent’anni che vivo qui perché mi piace molto. Il tuo sogno nel cassetto? Diventare un cuoco, più bravo di quello che già sono. .  
   
 

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