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Notiziario Marketpress di Mercoledì 21 Febbraio 2007
 
   
  ENERGIA LE LIBERALIZZAZIONI DEL GOVERNO UCCIDONO LA LIBERA CONCORRENZA 200 MILA IMPRESE SOFFOCATE DALLA “LENZUOLATA” CHI FORNISCE ENERGIA NON PUÒ GESTIRE GLI IMPIANTI (DI RISCALDAMENTO).

 
   
  Milano, 21 febbraio 2007 - Questa rigida sintesi risponde ad una logica ferrea: chi vende energia punta a venderne il più possibile, chi vende l’installazione e la manutenzione delle caldaie punta a ottimizzare i tempi del servizio (che è normalmente pagato a forfait). Per questo deve garantire il migliore funzionamento degli impianti. Quindi dal punto di vista dell’installatore l’obiettivo è ridurre le uscite mentre per l’utente è ridurre il consumo. A questa logica si è ispirato, fino a qualche giorno fa, il legislatore italiano attraverso il comma 34, art. 1 della legge 239/04 (meglio nota come Decreto Marzano), uno dei rarissimi provvedimenti realmente bipartisan assunti nel corso della scorsa legislatura. Una vittoria per piccoli e medi imprenditori che da quando è stato “liberalizzato” il settore dell’energia hanno sempre dovuto combattere contro una situazione di oligopolio che danneggia non solo le 200 mila piccole imprese impiantistiche (800 mila addetti) ma anche gli utenti consumatori. Prima del comma 34, la “liberalizzazione” ha infatti consentito alle poche, grandi sigle della distribuzione dell’energia (Enel, Italgas, Acea, Aem, …) di allargare il loro intervento anche alle attività cosiddette “postcontatore”, partendo dalla posizione dominante di chi da sempre ha rapporti di forza con il target degli utenti poiché svolge un servizio di pubblica utilità. “Ora la “lenzuolata” di Bersani è calata sul comma 34 e “liberalizza” la possibilità di pochi marchi pubblici o ex pubblici di uccidere la “libera concorrenza” – protesta Maurizio Calzolari, presidente Cna Milano. “Caro ministro Bonino – aggiunge Calzolari - sopprimere il comma 34 vuole dire estendere l’oligopolio anche a tutta l’attività di installazione e manutenzione degli impianti, un risultato che non ci sembra vada nella direzione del suo pensiero per come lei ci ha abituato a conoscerlo, sicuramente non va nell’interpretazione della libera concorrenza promossa dall’Ue e altrettanto sicuramente offende il buon senso di tutto il Parlamento Italiano che, con forza e omogeneità, si è espresso in una direzione precisa non molti mesi fa. ” .  
   
 

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