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Notiziario Marketpress di Giovedì 22 Febbraio 2007
 
   
  I LAUREATI NELLE IMPRESE ARTIGIANE: ANCORA POCHI MA IN CRESCITA E SODDISFATTI DEL PROPRIO LAVORO

 
   
  Trento, 21 febbraio 2007 – Nelle circa 14 mila aziende artigiane trentine vi sono ancora pochi laureati: solo il 15 per cento ha tra i propri addetti laureati in ingegneria, fisica o economia ma la domanda è aumentata notevolmente negli ultimi 5-6 anni e potrebbe ancora aumentare significativamente. Un buon numero di aziende, infatti, si dice disponibile ad assumere laureati nel caso dovesse crescere il volume d’affari, mentre una percentuale non irrilevante dichiara di cercarli ma di fare fatica a trovare le professionalità di cui necessita. Le aziende che hanno laureati “in casa” sono per lo più quelle del settore manifatturiero o dei servizi a più elevato numero di addetti, che hanno alti fatturati, che vendono all’estero e che registrano, almeno da due anni, una crescita delle vendite. È quanto dimostra una ricerca condotta dall’Università di Trento (Carlo Borzaga e Francesco Damiani della Facoltà di Economia i curatori) nell’ambito del Progetto Tirocini Doc, promosso dall’Assessorato all’Artigianato e Cooperazione della Provincia autonoma di Trento e curato da Ceii Trentino in collaborazione con la Fondazione Trentino Università. Stamane alla Facoltà di Economia la presentazione dei risultati. “La collaborazione con l’Università segna una ritrovata unità d’intenti – ha affermato l’assessore provinciale all’artigianato e cooperazione Franco Panizza – i laureati dentro le aziende artigiane possono qualificare le imprese, facilitando il loro rapporto diretto con le istituzioni e il mondo della ricerca”. Come già messo in evidenza alla presentazione, lo scorso settembre, del primo Rapporto annuale sull’Artigianato trentino, anche in quest’occasione si è partiti dai “luoghi comuni” che contraddistinguono questo comparto economico. Lo ha fatto il rettore Davide Bassi, smentendo l’immagine di un Trentino privo di un tessuto industriale (“c’è una grande potenzialità”), e di un settore dove i laureati possono inserirsi nelle piccole imprese solo quando queste sono ad alto tasso d’innovazione. Energia ed ambiente sono – secondo Bassi – i campi nei quali anche le imprese artigiane locali possono trovare spazio, ma tutti devono lavorare in sincronia. Anche l’indagine sui laureati nell’artigianato richiama il tema, più volte dibattuto, del rapporto tra imprese, Università e centri di ricerca. “Solo tramite questo raccordo – ha ribadito l’assessore Panizza – è possibile rafforzare l’artigianato e dunque, attraverso esso, le prospettive di sviluppo delle nostre valli”. Ed è appunto per agevolare l’incontro fra imprese artigiane e laureati delle facoltà tecnico-economiche che l’Assessorato ha promosso il progetto Tirocini Doc. Un progetto che, accanto ad una fase di ricerca finalizzata ad indagare l’impatto della presenza dei laureati nelle aziende artigiane, ha promosso l’inserimento sperimentale di alcuni neolaureati (5 in altrettante imprese, tra i quali due donne e uno straniero) in aziende artigiane con il compito di sviluppare un progetto di innovazione proposto dalle stesse aziende. A luglio si farà il bilancio, ma già oggi, con i risultati della ricerca, è possibile tracciare un quadro che, secondo i curatori dell’indagine, è “incoraggiante”. La domanda di laureati – e, sempre più, laureate – da parte delle imprese artigiane è una domanda giovane, non marginale e destinata ad aumentare. Un incontro che, come dimostrano le risposte degli interessati ad un questionario, è di reciproca soddisfazione. Solo il 14 per cento delle imprese afferma che i neolaureati assunti “non sono preparati a sufficienza”. “I laureati – ha affermato Roberto De Laurentis, titolare della Sima Software di Arco, - hanno una buona preparazione di base ma non sono pronti per nulla; nelle aziende dovrebbero entrare molto prima della laurea, ma anche le imprese trentine devono aprirsi all’Università e accogliere i laureati, badando meno ad ottenere contributi pubblici”. Ma chi è, secondo la ricerca, il “laureato tipo” dell’impresa artigiana? Possiede una laurea quadriennale (vecchio ordinamento) in Economia o Ingegneria, è giovane (intorno ai 30 anni), lavora preso l’attuale ditta da un paio d’anni e si è laureato due anni prima dell’assunzione. Dal conseguimento della laurea all’impiego ha avuto la possibilità di accumulare esperienze professionali in altre realtà. Circa un quarto dei laureati intervistati è titolare/socio della ditta. L’assunzione avviene per lo più in base a conoscenza personale, diretta o su segnalazione, e poche sono ancora le ditte che utilizzano meccanismi di selezione più “neutri”, richiedendo nominativi direttamente all’Università o ad Almalaurea, utilizzando società di intermediazione, l’inserzione di annunci o la selezione di curriculum pervenuti. Tempo determinato e apprendistato sono le forme contrattuali d’ingresso più diffuse, ma la permanenza all’interno della stessa ditta aumenta notevolmente la probabilità per il laureato – che utilizza consapevolmente il periodo in azienda per verificare la corrispondenza del lavoro svolto con i propri interessi e/o abilità – di sottoscrivere in breve tempo un contratto a tempo indeterminato. All’interno dell’impresa artigiana, i laureati svolgono il più delle volte più di un’attività: amministrativa, commerciale e di gestione della produzione. Secondo i titolari, i maggiori contributi che possono apportare riguardano il miglioramento generale dell’organizzazione aziendale, nell’ottimizzazione della produzione, nell’accrescere la soddisfazione dei clienti e nell’aumentare la qualità all’interno dell’azienda, mentre non ancora significativi e misurabili sono invece i miglioramenti nell’ambito dell’innovazione. Un dato certamente positivo riguarda, comunque, la reciproca soddisfazione di titolari e dipendenti. L’80 per cento dei laureati considera adeguato lo stipendio percepito e la stragrande maggioranza (poco meno della totalità) dichiara di non essere in cerca di un altro impiego. Dati che mostrano come l’incontro tra impresa artigiana e laureati, benché piuttosto recente, stia dando buoni frutti. La piccola impresa avverte l’esigenza di affidare certe mansioni a dipendenti più istruiti e la tendenza sembra quella di essere in crescita. I laureati, parallelamente, sembrano trovare nell’artigianato dei buoni sbocchi occupazionali. “Certamente – questa la conclusione dei curatori dell’indagine – un fenomeno così nuovo ha ancora bisogno di qualche anno per raggiungere un certo equilibrio in termini di aspettative, dei lavoratori e delle ditte, di salari e di forme contrattuali. In ogni modo i risultati ottenuti sono sicuramente incoraggianti”. .  
   
 

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