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Notiziario Marketpress di Lunedì 17 Dicembre 2012
 
   
  ROSSANO, LEGAMBIENTE AVVERTE: NO ALLA TRAPPOLA DEL CARBONE “PULITO” E DEL RICATTO OCCUPAZIONALE

 
   
  Reggio Calabria, 17 dicembre 2012 - Un secco no al carbone e al ricatto occupazionale, un sì convinto al dialogo e al futuro verde delle rinnovabili. Desta viva preoccupazione il nuovo scatto in avanti sul progetto di riconversione della centrale Enel di Rossano Calabro. L’annuncio della ripresa del dialogo tra l’amministrazione, i sindacati e la multinazionale dell’energia se da un lato viene accolta positivamente dagli ambientalisti – pronti per definizione al confronto costruttivo, non viziato da posizioni di forza o ideologismi industrialisti – dall’altro fa scattare l’allarme. Ancora una volta si utilizza strumentalmente la crisi economica, la prospettiva di chiusura del sito, il licenziamento di unità lavorative e la prospettiva di alcune centinaia di posti di lavoro, il futuro di centinaia di famiglie e di un intero territorio per far passare con la forza del ricatto un progetto osteggiato dai cittadini. Lo stesso atteggiamento coloniale della vicenda Saline Ioniche, un progetto su cui si insiste nonostante il divieto sussistente nel Piano energetico regionale e la contrarietà della gente, degli enti locali e non ultimo della Regione Calabria. Legambiente Calabria ribadisce le posizioni emerse nel corso del convegno nazionale – che si è svolto lo scorso 5 dicembre a Reggio Calabria, al quale hanno preso parte i rappresentanti delle principali associazioni ambientaliste italiane – sulla questione del carbone e sulle implicazioni per l’ambiente, la salute, il lavoro. Tre i punti salienti. Primo: non esiste né è all’orizzonte una tecnologia capace di assicurare l’abbattimento delle emissioni nocive della combustione del carbone che, è bene ribadirlo, causano malattie mortali oltre che distruggere l’ambiente in un raggio di 200 chilometri. Secondo: sul fronte energetico l’Italia ha una capacità produttiva più che doppia rispetto ai consumi, dunque è assurdo pensare a nuove centrali o alla riconversione delle esistenti puntando su fonti fossili invece che sulla qualità, e cioè sulle fonti rinnovabili. Terzo: anche sul versante occupazionale il carbone appare una chimera, considerato che a parità di investimenti le rinnovabili comportano l’impiego di 17 lavoratori per ogni unità impiegata negli impianti classici, e senza dimenticare che l’impatto ambientale della produzione danneggia pesantemente chi lavora nel settore turistico, vera vocazione del territorio. “Torna la favola del carbone pulito – dichiara Francesco Falcone, presidente di Legambiente Calabria – a cui, a quanto pare, si comincia a credere anche a Rossano. Da ambientalisti lanciamo un appello agli amministratori dell’area ionica cosentina affinché valutino con ragionevolezza le implicazioni di un progetto scellerato come quello della riconversione a carbone dell’impianto di Sant’irene. Al sindaco Antoniotti chiediamo invece coerenza: confermi e ribadisca i motivi che lo hanno portato ad esprimere posizioni di contrarietà nelle vesti di consigliere provinciale e consigliere comunale di opposizione”. Ai sindacati Legambiente chiede invece di non farsi stringere nella morsa del carbone ma allargare il dialogo a 360 gradi, affinché si trovino altre soluzioni per salvaguardare l’impianto e soprattutto i lavoratori. “Rossano non è distante da Taranto – ammonisce a tal proposito Nuccio Barillà, della segreteria nazionale di Legambiente – A nessuno, a partire dal sindacato, dovrebbe sfuggire l’amara lezione dell’Ilva, con le conseguenze nefaste a cui si finisce per arrivare non tenendo indissolubilmente vincolato per tempo il tema del lavoro a quello dell’ambiente e della salute. Se si lavora in sinergia e con lo sguardo al futuro sarà possibile trovare una soluzione adeguata e praticabile. La proposta di riconversione a carbone va in ogni caso rigettata a priori – conclude il dirigente nazionale del Cigno Verde – in quanto oltre ad essere minestra riscaldata di una strategia energetica, vecchia, inutile, dannosa appalesa il tentativo di forzatura, da parte dell’Enel, rispetto a una valutazione d’impatto ambientale negativa e nei confronti di una Regione, che con assetti governativi diversi, ha sempre chiuso le porte al carbone scegliendo con lungimiranza la strada dell’efficienza energetica e delle rinnovabili”.  
   
 

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