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Notiziario Marketpress di Lunedì 05 Giugno 2006
 
   
  NOMOS&KHAOS: SICUREZZA, QUESTIONE EUROPEA PRESENTATO A ROMA IL SECONDO RAPPORTO DELL’OSSERVATORIO SUGLI SCENARI STRATEGICI E DI SICUREZZA DI NOMISMA

 
   
  Roma, 5 giugno 2006 - Un mondo a più teste dove l’Europa, se vuole contare davvero, deve riprendere il cammino dell’unificazione, cementando non solo l’unione economica, ma anche una linea politica comune. In questo contesto l’Italia può svolgere un ruolo determinante, ponendosi alla guida di un nuovo processo di aggregazione. Fra gli obiettivi per il vecchio continente, che è la prima forza economica del globo, c’è una politica comune di difesa. Sono queste alcune delle riflessioni proposte da Nomos&khaos, il rapporto Nomisma 2005 sulle prospettive economiche e strategiche, realizzato grazie al contributo di Finmeccanica, Fincantieri ed Elettronica. Il lavoro, curato dal Generale Giuseppe Cucchi e dall’analista strategico Alessandro Politi, si avvale della collaborazione di una trentina di studiosi, fra cui l’Ambasciatore Ludovico Incisa di Camerana. Il volume è stato presentato a Roma, alla Camera dei Deputati. All’appuntamento hanno partecipato il Presidente e Amministratore Delegato di Finmeccanica Pierfrancesco Guarguaglini; il Direttore dell’Osservatorio Strategico di Nomisma, Generale Cucchi; il Direttore della rivista Limes Lucio Caracciolo; il Direttore generale dei Programmi Internazionali dell’Aspen Institute Marta Dassù; il Presidente dell’Enel Piero Gnudi; l’Information Officer Italy Nato, Daniele Riggio; il Vice Presidente di Nomisma Gualtiero Tamburini; l’Analista strategico Osint Politi. Il rapporto ha l’ambizione di tracciare un affresco della situazione globale con dati aggiornati, mettendo a fuoco aree e temi caldi e rapportando il quadro internazionale alla crescita economica e al ruolo dell’Italia e dell’Europa nel contesto globale. Un nuovo protagonismo internazionale dell’Italia e dell’Europa appare oggi indispensabile, sostiene Nomisma, per non compromettere le potenzialità di sviluppo espresse dai sistemi economici mondiali. Secondo le previsioni dell’Imf (International Monetary Found) il Pil mondiale aumenterà del 4% l’anno anche nel biennio 2006-2007. Una crescita solida sostenuta da nuovi attori. Nella classifica dell’indice di competitività dei Sistemi-paese però l’Italia è scivolata dalla 26sima posizione del 2001 alla 47sima del 2005. Contestualmente altri sono saliti e sono entrati nella Top 30, fra cui Paesi Arabi come Qatar ed Emirati Arabi Uniti. Lo sviluppo globale porta inoltre frizioni economiche inedite, cui potrebbero legarsi nuove tensioni geopolitiche, come i ritardi europei sulla crescita del Pil, le sfide sui tassi di cambio, la debolezza del dollaro e, soprattutto, la rincorsa alle materie prime. Si pensi al rialzo dell’oro (battuto a più di 660 $ all’oncia in maggio 2006), al petrolio cresciuto nel 2006 di oltre 40 dollari rispetto al 2004 (con stime di medio periodo che toccano i 100 dollari al barile), ai prezzi dell’uranio che hanno registrato un balzo superiore al 100% negli ultimi due anni. In questo complesso scacchiere svetta la questione energetica e da questo problema, secondo Nomisma, occorre partire per interpretare e prevedere i nuovi scenari geo-politici. Energia come risorsa per produrre ricchezza, ma anche come strumento di difesa e offesa. In quest’ambito illuminanti sono i saggi di Achille Albonetti e Davide Tabarelli. Se gli impegni previsti dal Tnp di disarmo nucleare generale e controllato “dovessero fallire – scrive Albonetti – l’unica soluzione possibile per l’Italia e per l’Europa sarebbe la costruzione di una forza atomica e spaziale europea davvero credibile”. Più strettamente economico, ma non meno rilevante per risvolti politici, il saggio di Tabarelli: “Non esistono alternative al petrolio - afferma Tabarelli – capaci di fornire la stessa quantità di energia a un costo così basso e con così pochi problemi di stoccaggio e consumo”. Tabarelli ricorda gli straordinari profitti realizzati dalle compagnie petrolifere in questi anni grazie alla crescita della domanda (sostenuta dalla Cina) e, paradosso industriale, dall´assenza di investimenti. Investire poco vuol dire estrarre meno materia prima e mantenere il rapporto domanda offerta sbilanciato. Ma un altro aspetto viene messo in luce dal ricercatore: l’indifferenza alla crescita dei prezzi dimostrata dal mondo occidentale che legittima l’aspettativa di ulteriori rialzi. L’opera curata da Cucchi e Politi è suddivisa in tre parti: un quadro d’insieme della Geopolitica delle grandi aree, offerto dai curatori e da Incisa di Camerana; i Temi e le Aree, dal terrorismo, all’agroalimentare, dai Balcani alla Cina; l’Economia, con interventi su commercio estero, valute e infrastrutture. Sicurezza, insicurezza ed economia sono in questo lavoro temi strettamente intrecciati. L’insicurezza fa traballare le Borse, rallenta i consumi, deprime l’economia, ma sviluppa anche ricchezza. Negli Stati Uniti – ricorda il saggio di Gualtiero Tamburini e Andrea Giardini - i profitti dell’industria della sicurezza sono quasi sempre cresciuti a due cifre dopo l’11 settembre e per il 2005 la crescita stimata è del 12,8%, per un valore complessivo di 22 miliardi. Difesa, innovazione e sviluppo non sono dunque poli antitetici, ma si intrecciano in molti chiaroscuri. Esiste altresì una “forma di correlazione fra l’investimento in ricerca militare e crescita”, come dimostra l’indagine di Carmine Gianluca Ansalone, anche se Europa e Italia a questo proposito “accusano un forte ritardo in termini di governance dei processi e di investimento”. Un’ampia riflessione infine è dedicata ai rapporti con l’Islam, alla guerra in Iraq e alla deriva terroristica. “La guerra sta per finire – osserva Politi – è il momento di riprenderci lo sviluppo e la libertà che il terrorismo aveva tentato di sottrarci”. Se un messaggio emerge da Nomos&khaos, spiegano Cucchi e Politi, è il passaggio a questa nuova fase. “Al-qa’eda e la galassia jihadista – concludono i due analisti - possono ancora riservare dolorose sorprese e non vanno sottovalutate, ma perdono quotidianamente consensi nel mondo arabo-mussulmano, il quale cerca altre soluzioni ai suoi problemi. Non sono riuscite a creare lo scontro di civiltà nemmeno in Iraq e non possono essere l’orizzonte su cui le democrazie avanzate concepiscono il proprio futuro. Sinora si sono privilegiati la stabilità allo sviluppo, la sicurezza alla libertà, la conservazione alla creazione, per scelte politiche, emotive e talvolta obbligate. Invece un quadro strategico in grande movimento dall’America Latina, alla Cina, all’India, al Golfo, all’Africa stessa richiede un approccio dinamico, se si vogliono cogliere le occasioni positive di una globalizzazione che sta tornando ad un assetto multipolare, relativamente destrutturato nel prossimo futuro. L’italia ha l’opportunità, falliti i semplicistici tentativi di leadership riduttiva, d’inserirsi nel gruppo di testa di un mondo più libero ed aperto, in cui diversi modelli di sviluppo coesistono e si stimolano tra di loro. Il Paese può prendere l’iniziativa dell’integrazione europea con nuove idee modalità e partnership, promuovendo il proprio capitale d’innovazione e creatività e proponendo nuove sintesi tra libertà, sostenibilità e creazione di valore”. .  
   
 

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