Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 













MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web








  LOGIN


Username
 
Password
 
     
   


 
Notiziario Marketpress di Mercoledì 19 Dicembre 2012
 
   
  I 5 CERVELLI TOSCANI ABBANDONATI DAL “PROGRAMMA MONTALCINI”

 
   
  Firenze, 19 dicembre 2012 - Si chiamano Emanuela e Lara, Giovanni e Marcello, Andrea. Sono tutti toscani, di nascita o di adozione, e fanno parte di una pattuglia (in tutto 23) di giovani ricercatori italiani accomunati da due caratteristiche: hanno studiato o fatto ricerca all’estero, in alcune fra le più prestigiose università internazionali, e sono rientrati i Italia in base a un programma (intitolato a Rita Levi Montalcini) iniziato nel 2009 e proseguito con versioni diverse ma sempre nell’ottica di favorire quello che è stato chiamato il “rientro dei cervelli”. Il Miur (Ministero Istruzione, Università e Ricerca) aveva garantito loro un triennio di attività presso università italiane, con uno stipendio da 40 mila euro lordi all’anno, rinnovabile per un triennio successivo. Loro, comunque “sedotti” dalla possibilità di rientrare nel loro Paese, ci avevano creduto ma adesso non è chiaro se verrà loro rinnovato il contratto. Finiranno “abbandonati” ? Della loro storia, per molti aspetti paradossale, si è interessata Stella Targetti – vicepresidente di Regione Toscana – che ha voluto incontrare i cinque toscani e lo ha fatto nell’ambito di una iniziativa che ha già portato, nell’ufficio della vicepresidenza, al terzo piano di Palazzo Strozzi Sacrati, diversi giovani toscani impegnati nella ricerca. Emanuela e Lara hanno fatto ricerca, rispettivamente in Biologia Molecolare e in Storia delle Istituzioni Politiche, negli Usa e in Messico. Giovanni e Marcello, endocrinologo il primo e politologo l’altro, stavano alla Rockfeller University di New York e al Dipartimento di Antropologia di Friburgo, mentre Andrea – fisico – ha fatto ricerca al Cern di Ginevra, nel progetto noto come “bosone di Higgs”. Hanno studiato in Italia e poi, per motivi che ciascuno di loro ha spiegato a Stella Targetti, fecero valigia per andarsene all’estero: fino a quando, pochi anni fa, arrivarono i bandi per favorire il rientro in Italia di giovani come loro. Lo Stato ci ha messo qualche milione di euro e loro, selezionati in base a qualità e originalità dei loro progetti di ricerca, sono rientrati negli atenei toscani “con la speranza, o meglio l’illusione – dicono – di poter contribuire a migliorare le nostre università offrendo la nostra esperienza internazionale e il nostro particolare percorso accademico”. Due anni dopo – ecco il problema che li amareggia e anima un loro blog: rientrocervellimontalcini.Wordpress.com– “ci ritroviamo a non sapere che cosa ne sarà di noi alla fine del nostro contratto triennale” che scadrà fra circa un anno. Aspettavano, con fiducia, di vedersi rinnovato il contratto per altri tre anni, ma sono incappati in un problema economico e la cifra che caratterizza il loro futuro è quella dell’assoluta incertezza: hanno chiesto più volte al ministero ma “queste nostre plurime sollecitazioni – scrivono – protratte per mesi, sono finora sempre cadute nel vuoto e a parte qualche vaga risposta, non abbiamo avuto né conferme né assicurazioni”. Nel lungo colloquio con Stella Targetti sono emerse le singole storie di vita, la particolarità dei percorsi accademici, la concretezza delle ricerche svolte, la determinazione dimostrata nell’abbandonare istituti prestigiosi per rientrare in Italia fidandosi dello Stato, ma anche certe pastoie in cui adesso si trovano insieme all’incertezza sul loro futuro. Vorrebbero restare in Italia, ma potrebbe pure finire, almeno per qualcuno di loro, che l’incertezza si trasformi ancora in una valigia per una nuova emigrazione (addirittura con la beffa di dover restituire ciò che lo Stato ha garantito nel triennio avendo, oltretutto, perduto anni preziosi nei confronti di un sistema internazionale di ricerca che va comuque avanti senza le incertezze italiane). “Sedotti”, in definitiva, da una promessa di veder valorizzate le loro competenze nel Paese di nascita, finiranno davvero per essere “abbandonati” a metà di un percorso che li aveva fatti sperare ? Con Stella Targetti hanno parlato a lungo sulle difficoltà della ricerca in Italia, sul rapporto fra pubblico e privato, sulle differenza fra i modelli che loro hanno conosciuto a giro per il mondo e il modello italiano. “Ciò che mi ha colpito nelle loro storie – commenta Stella Targetti – è che per quanto la loro capacità e competenza siano state riconosciuta dalle strutture universitarie che hanno scelto per continuare l’attività di ricerca in Italia, di fatto siano rimasti comunque delle cellule estranee al sistema, complice una burocrazia ottusa che rifiuta l’innovazione ed un mondo accademico per lo più chiuso dove ancora troppo spesso si fa carriera per fedeltà più che per competenza. Questo è anche il motivo per cui l’italia è contribuente netto di cervelli al resto del mondo senza riuscire ad attrarne. Questi ricercatori – conclude la vicepresidente della Regione – rappresentano una speranza di paese “normale” che non deve essere lasciata scappare”.  
   
 

<<BACK