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Notiziario Marketpress di Martedì 08 Gennaio 2013
 
   
  DAVIDE DALL´OSSO: DRAMMATURGIA DELLA RINASCITA, ROMA 12 - 26 GENNAIO 2013

 
   
   Roma, 8 gennaio 2013 - Le opere dello scultore Davide Dall´osso non sono sculture. Esse divergono dalla semplice Scultura in quanto non descriventi un plenum, un volume solido, una densità di struttura formale quantificabile da un sensibile ´peso ottico´: sono nuvole di forma contenenti lo spazio della non-materia che costituisce sogno, sensazione, eidos. Questo artista polimaterico riesce con maestria a rigenerare la classicità della forma tramite materiali nuovi, moderni, industriali: egli scrive col linguaggio moderno di quello che è disponibile oggi, poesia dal sapore antico, epico, onirico. Il policarbonato, materia principe di questa mostra, plasmato da Dall´osso, diventa una pelle sottile e sorprendentemente resistente. Rigida e vitrea, essa definisce e ´contiene´ la forma attribuitagli dalla mente e dalle mani dell´Artista. La sua natura è quasi liquida, trasparente, vaporosa, arabescante, la luce la attraversa e in parte ne è rifratta. Sorprendentemente, i lavori di Dall´osso ancorché leggeri e quasi immateriali costituiscono opere dal peso qualitativo elevato. La densità specifica dell´idea è sublimata dalla tangibilissima e sorprendente freschezza delle forme. Le teste di cavallo montate su sottili e sinuose strutture metalliche, ad esempio, sono esteticamente modernissime, eppure echeggiano con grande e drammatica empatia le forme di Phidias nella loro vacua ed intangibile non-pienezza. Questa non è scultura, è sogno, sensazione, eidos e di certo non è semplice design. Nato a Pesaro, vive e lavora a Milano. Dopo essersi diplomato come attore di prosa alla Civica Scuola D’arte Drammatica Paolo Grassi di Milano, collabora con registi importanti ed è tra i fondatori dell´associazione artistica interdisciplinare A.i.d.a. La passione per il teatro, per la danza e per le arti visive lo induce da subito a scegliere la contaminazione dei linguaggi, stimolandolo allo stesso tempo a intraprendere uno studio sul corpo, sullo spazio e sulla materia. Dal teatro e in particolare dal lavoro compiuto sulle grandi installazioni degli spettacoli itineranti di Enrique Vargas, trae ispirazione per sperimentare l´uso della scultura come mezzo di espressione creativa. Ad interessarlo, fin dagli esordi, è soprattutto la possibilità di creare attraverso la scultura, una chiave di lettura, della spiritualità dell’uomo contemporaneo, ricercando, sopratutto attraverso la psicologia e i “nuovi rituali tribali”, le molteplici forme consce e non, che essa ha assunto “uscendo” dalle religioni. Questo aspetto connoterà da qui in avanti il suo intero percorso artistico. Le iniziali opere sono realizzate in creta e resina, successivamente, la ricerca materica lo porta a sperimentare il materiale metallico, prima puro poi accorpato, trasformato e fuso. I suoi lavori rappresentano figure umane ed animali a grandezza naturale. In maniera particolare è nella figura del cavallo, con la sua forte fisicità, che l’artista riconosce le “pulsioni spirituali” dell’uomo del proprio tempo. Affianca nel tempo altre tecniche. La fusione sui metalli e successivamente sulla creta di materie plastiche come i metacrilati e i policarbonati provenienti da scarti industriali, gli permettono di sospendere nell’aria, figure trasparenti alle quali la luce, colpendole ed attraversandole, dona uno stato di continua metamorfosi. Sicuramente l’artista, pur avendo mantenuto del tutto inalterata la sua ricerca personale-artistica, sulla spiritualità dell’uomo contemporaneo, ha trasformato, invertendolo, il proprio processo creativo. Mentre nei suoi primi anni di ricerca la materia era finalizzata alla parte finale dell’espressione della ricerca stessa, oggi i materiali plastici che utilizza nella fusione, sono lo stimolo principale della sua realizzazione. Il suo attuale lavoro sui policarbonati verte sulla possibilità/impossibilità di arrivare, attraverso la fusione, ad un grado zero della materia, alla ricerca di un vuoto dal quale il processo creativo possa rigenerarsi. Un vuoto impossibile di materia umana, che lasci soltanto un movimento nell’aria, un fremito attraverso la pelle di chi per un attimo si sofferma, come un ricordo improvviso che non si riesce a mettere a fuoco perché già passato, come essere per una parentesi di tempo di nuovo spirito. Interazioni Art Gallery Piazza Mattei 14, Roma.  
   
 

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